L’inchiostro dei tatuaggi arriva nei linfonodi

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L’inchiostro dei tatuaggi arriva nei linfonodi

tatuaggi colorati e linfonodi
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Sempre più persone si rivolgono al dermatologo per far rimuovere i tatuaggi che fino a qualche tempo prima esibivano con tanto orgoglio. Succede sempre più spesso per una nuova normativa europea, entrata in vigore il 4 gennaio 2022. La nuova norma vieta l’uso di inchiostri colorati per i tatuaggi e trucco permanente. I pigmenti colorati possono contenere l’isopropanolo, sostanza presente nella maggior parte degli inchiostri per tatuaggi. Questa sostanza è classificata tra quelle potenzialmente cancerogene, quindi le lesioni cutanee provocate durante i tatuaggi possono far assorbire questa sostanza da parte dell’organismo, con conseguenze negative.

Tatuaggi: rischi legati ai pigmenti

I pigmenti colorati possono staccarsi dai disegni sottopelle e possono essere trasportati nei linfonodi vicini dalla circolazione linfatica. Questo può far sì che i linfonodi assumano una colorazione simile a quella del tatuaggio e possono anche accumulare metalli pesanti e altre sostanze presenti negli inchiostri. Quersti possono contenere una varietà di metalli e composti chimici. Alcuni di questi includono arsenico, cromo, nichel, piombo, cobalto, nonché idrocarburi policiclici aromatici e ammine aromatiche primarie. Questi composti possono avere effetti tossici o cancerogeni, anche se l’esatto grado di rischio dipende dalla quantità e dal tipo di esposizione. Il rischio maggiore è che l’isopropanolo una volta raggiunto i linfonodi, questi possano iniziare a dare risposte anomale dando origine a infezioni e infiammazioni di varia entità. I valori della ricerca dicono che il rischio di linfomi è più alto a meno di due anni dal primo tatuaggio.  Le varietà di cancro più diagnosticate sono: il 28%  il linfoma diffuso a grandi cellule B, il l 21% il linfoma di Hodgkin e il 18% il linfoma follicolare. L’aumento di diagnosi di tumori del sistema linfatico è da ricondurre alla crescente popolarità dei tatuaggi fatti nella maggior parte dei casi in giovane età, questo significa che le persone rimangono esposte alle sostanze per gran parte della propria vita. Eliminare i tatuaggi è possibile, ma le attività di rimozione di tatuaggi o microblading sono pratiche mediche e in quanto tali devono essere eseguite da un medico a questo specializzato. Per nessuna ragione ci si deve affidare a una persona inesperta: i danni potrebbero essere molto più seri.

La rimozione attraverso il laser

Per rimuovere un tatuaggio è possibile utilizzare il laser al neodimio, con un impulso laser di brevissima durata si colpisce il pigmento. L’inchiostro, così ridotto in minuscoli frammenti, viene inglobato quindi dai macrofagi. Questo intervento può richiedere dalle 3 alle 5 sedute e fino a circa 12 nei casi più difficili, a distanza di 4-8 settimane l’una dall’altra. La pelle potrebbe arrossarsi e sulla parte interessata potrebbero comparire vesciche, croste o desquamazione. Il pico laser è un dispositivo di ultima generazione, emette energia con potenza elevatissima a impulsi brevissimi e su 3 lunghezze d’onda in grado di agire su colori differenti di pigmento tramite un puro effetto fotoacustico. Il laser lavora quindi in modo combinato eliminando diversi tipi di pigmenti colorati, a differenti profondità, con risultati soddisfacenti anche sui tatuaggi multicolore.

La rimozione con le tecniche tradizionali

La saladermoabrasione è una vecchia tecnica, più economica, ma ancora utilizzata. La pelle viene escoriata per il primo strato cutaneo.   Si applica del sale fino sulla ferita, questo ha il potere di assorbire il pigmento. Bisogna però avere esperienza e professionalità per evitare che restino cicatrici. Infine, c’è sempre l’opzione dell’escissione diretta, può essere però applicata solo su tatuaggi di dimensioni piccole. Si tratta di una tecnica sempre valida, però, può lasciare cicatrici non sempre piacevoli da vedere.

Rossi Lina

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