Chewing Gum, la via inattesa per le microplastiche nel corpo

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Chewing Gum, la via inattesa per le microplastiche nel corpo

microplastiche e chewing-
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Un recente studio condotto dall’Università della California, Los Angeles, e presentato al convegno primaverile 2025 dell’American Chemical Society, ha rivelato come il masticare chewing gum possa contribuire all’ingestione di microplastiche e la loro diffusione ne corpo. La ricerca, supervisionata da Lisa Lowe e Sanjay Mohanty, si è concentrata sulla quantità di microplastiche rilasciate durante la masticazione e ha fornito risultati sorprendenti.

La ricerca  si è concentrata sullo studio della saliva

Il chewing gum, gioie e dolori e nonostante sia un passatempo amato da molti , è composto da polimeri plastici derivati da fonti sia naturali sia sintetiche. Questa composizione lo rende un potenziale vettore per il rilascio di microplastiche, piccole particelle che stanno suscitando crescente preoccupazione tra gli scienziati a causa delle potenziali implicazioni per la salute umana. I ricercatori hanno condotto un innovativo studio pilota per quantificare queste particelle, analizzando dieci tipi di gomme da masticare, suddivisi equamente tra quelle naturali e sintetiche. Per lo studio, è stato sviluppato un protocollo in cui un singolo partecipante ha masticato ciascun tipo di gomma per periodi variabili tra 2 e 20 minuti. Durante questa fase, sono stati raccolti campioni di saliva e analizzati con tecniche avanzate, tra cui la microscopia a infrarossi in trasformata di Fourier – tecnica analitica utilizzata per identificare i materiali misurando come assorbono la luce infrarossa. Può determinare la composizione chimica delle microplastiche – e metodi abilitati da smartphone – attraverso app o accessori che consentono di effettuare misurazioni d’avanguardia sul campo per identificare e quantificare la presenza di microplastiche.

I poliolefine sono i polimeri plastici più comuni nei campioni di saliva

I risultati hanno dimostrato che ogni grammo di gomma da masticare può rilasciare fino a 637 particelle di microplastiche, con il 94% di queste particelle rilasciate entro i primi 8 minuti di masticazione. Questo suggerisce che la durata della masticazione abbia un impatto significativo sul numero di particelle rilasciate. È interessante notare che sia le gomme sintetiche che quelle a base di materiali vegetali naturali hanno mostrato livelli simili di rilascio di microplastiche. Tra le microplastiche identificate. Tali scoperte sollevano interrogativi importanti circa l’impatto potenziale di queste particelle sulla salute umana. Gli autori della ricerca hanno tuttavia sottolineato che, sebbene le microplastiche siano onnipresenti nel nostro ambiente quotidiano, non è ancora chiaro se l’ingestione di queste particelle rappresenti un rischio per la salute, in quanto mancano studi clinici sull’uomo.

Ulteriori studi su questo tema sono necessari

Sebbene questo studio presenti delle limitazioni, come la possibilità che le più piccole microplastiche sfuggano ai metodi di rilevamento utilizzati, esso rappresenta un fondamentale passo avanti nella comprensione dell’esposizione umana a microplastiche attraverso il consumo di chewing gum. La ricerca è stata supportata dall’Università della California, Los Angeles, e dal programma Università delle Hawaii Maximizing Access to Research Careers, finanziato dai National Institutes of Health e dal Consiglio per la Protezione della California.

In conclusione, sebbene non ci siano ancora prove definitive sui rischi per la salute causati dalle microplastiche nel chewing gum, i risultati ottenuti incentivano ulteriori studi su questo tema, contribuendo ad accrescere la consapevolezza sull’esposizione quotidiana ai polimeri plastici che, tramite il nostro stile di vita, possono finire nel nostro organismo.

Rossi Lina

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