Il conto alla rovescia è iniziato: dopo tanti mesi scanditi da nausee, visite ginecologiche, ecografie, momenti di gioia alternati ad altri di comprensibile timore, ecco che si sta avvicinando il momento tanto atteso, quello del parto. Sembra davvero impossibile che quel grande pancione si trasformi in un bimbo. Possibile che capiti proprio a me, è il pensiero di tutte le donne. Proprio così: anche se sembra incredibile sta per accadere. Certo, non sarà del tutto indolore, ma il parto resta comunque una esperienza meravigliosa, vediamola fase per fase.
L’inizio del travaglio di parto è segnato dalle contrazioni. Iniziano quando nell’organismo della donna si attiva la tempesta ormonale che ordina al collo dell’utero di prepararsi, appiattendosi e allargandosi per permettere il passaggio della testa del neonato. Ogni donna in attesa si chiede come saprà se le contrazioni sono quelle del parto. Allora facciano la loro conoscenza: inizialmente le contrazioni somigliano ai crampi mestruali solo un po’ più intense. Inizialmente si avvertono ogni venti minuti, quindi ogni quarto d’ora, poi ogni dieci minuti. È questo il momento di recarsi in ospedale, portando con sé tutta la documentazione sanitaria, gli effetti personali e gli indumenti per il bebè. A questo punto le contrazioni sono davvero intense, si presentano a distanza di due minuti e durano fino a un minuto l’una. La muscolatura dell’utero durante le contrazioni si irrigidisce per spingere il bambino verso l’esterno. Nel frattempo il collo dell’utero si appiattisce e si dilata fino a raggiungere i dieci centimetri necessari al passaggio del piccolo. Solitamente in questo punto si verifica la cosiddetta rottura delle acque: il sacco amniotico sotto la spinta delle contrazioni si rompe lasciando uscire il liquido amniotico ricco di prostaglandine, le sostanze che attivano le contrazioni.
In questa fase di contrazioni più o meno lunghe e sicuramente dolorose, anche se molto dipende dalla sopportabilità al dolore della donna, la mamma e il piccolo nascituro sono tenuti sotto costante controllo dalle ostetriche, attraverso dispositivi che registrano il battito cardiaco del piccolo e l’afflusso di ossigeno che deve essere costante per essere sicuri che non si verifichi una sofferenza fetale. Compatibilmente con queste esigenze la donna può assumere la posizione che le regala più sollievo: può sdraiarsi, accovacciarsi, sedersi. Le ostetriche le sono vicine per controllare che tutto si svolga in modo regolare e per darle sollievo. Nella prima gravidanza il travaglio dura in media dalle dodici alle quattordici ore, infatti i tessuti più tonici impiegano un tempo maggiore per lasciar dilatare il collo dell’utero e far passare la testolina del piccolo nel canale del parto. Dalla seconda gravidanza in poi i tempi sono decisamente più brevi.
Quando la dilatazione è completa inizia il momento dell’espulsione del piccolo. A questo punto la donna viene trasferita in sala parto. Il bambino ha ormai la testolina nel canale del parto e compie delle rotazioni per trovare il modo più semplice per uscire. Le contrazioni continuano, ora sono davvero intense e i tessuti della vagina sono distesi sempre di più. Quando il capo del bambino ha attraversato il canale osseo del parto ed è a pochi centimetri dall’apertura vaginale, inizia la fase espulsiva vera e propria. La testa del piccolo preme il retto contro l’osso sacro della madre, provocando nella donna un’insopprimibile necessità di spingere. Pur in mezzo al dolore ascolta questa sensazione trasmessa dal corpo e asseconda le spinte aiutata dalle ostetriche. Grazie alle spinte la testa del bambino dilata la vulva, fino a quando l’ostetrica delicatamente prende la testolina tra le mani aiutandolo a venire al mondo. A questo punto, il piccolo viene subito deposto sul seno della madre, per non interrompere quel rapporto speciale che accompagnerà entrambi per tutta la vita.
Sahalima Giovannini
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