La nuova variante del Covid ha avuto un aumento rilevante dei casi in varie regioni del mondo, in particolare in Asia, con un picco a Singapore e Hong Kong. Secondo il noto infettivologo Matteo Bassetti, alcuni dei fattori che alimentano questa ripresa dei contagi includono un calo dell’immunità nel tempo e tassi di vaccinazione variabili tra i Paesi.
La variante LP.8.1 è diventata dominante in diverse aree, compresi Stati Uniti e Regno Unito, dove rappresenta rispettivamente il 42% e il 60% delle infezioni da Covid-19. La variante è caratterizzata da nove mutazioni aggiuntive nella proteina Spike rispetto alla precedente variante JN.1. Queste mutazioni potenziano la capacità del virus di diffondersi e, in qualche misura, eludere la risposta immunitaria. I dati dei Centers for Disease Control and Prevention – CDC – e altri studi, tra cui quelli pubblicati su The Lancet, indicano che sebbene LP.8.1 possieda un’elevata capacità di diffusione, soprattutto confrontata con altre varianti circolanti, rimane meno infettiva rispetto alla variante madre JN.1, registrando un’infettività inferiore del 67%.
Nonostante la sua capacità di eludere alcuni anticorpi, LP.8.1 non sembra essere associata a sintomi più gravi rispetto ad altre varianti Omicron, con manifestazioni cliniche che includono febbre, stanchezza, tosse e dolori muscolari. Finora, l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS – ha classificato il rischio aggiuntivo per la salute pubblica come “basso”, suggerendo che la variante, da sola, probabilmente non intensificherà drasticamente la pressione sui sistemi sanitari nazionali. Con l’evoluzione di LP.8.1, l’Agenzia europea per i medicinali – EMA -ha sollecitato l’aggiornamento dei vaccini Covid-19 per incorporarvi protezioni specifiche contro questa variante. Il programma di aggiornamento vaccinale mira a mantenere una risposta efficace contro il virus, anche in vista della campagna di vaccinazione 2025/2026. Secondo l’OMS, i vaccini attualmente raccomandati dovrebbero rimanere efficaci contro le malattie sintomatiche e gravi causate da LP.8.1, a causa della sua immuno-evasività comparabile a quella della variante XEC.
Un team di ricerca internazionale, guidato da scienziati giapponesi presso l’Università di Tokyo, ha analizzato in dettaglio le implicazioni genetiche e virologiche di LP.8.1. Lo studio ha rivelato che, nonostante la sua capacità di diffondersi rapidamente – con un numero di riproduzione effettiva superiore rispetto a molte altre varianti – non mostra un incremento proporzionale nella virulenza o nella gravità dei casi da essa provocati. Conclusivamente, le attuali misure di sorveglianza indicano l’importanza di monitorare continuamente le variazioni del virus per adeguare le campagne di vaccinazione e le politiche sanitarie pubbliche. La collaborazione internazionale e l’aggiornamento rapido dei vaccini rimangono strumenti cruciali nella gestione della pandemia e nella protezione della salute globale. Di fronte a tali scenari, è essenziale che i Paesi mantengano alta l’attenzione, migliorando l’educazione sulla vaccinazione e garantendo l’accesso globale ai vaccini. Con un impegno continuo, la comunità globale può continuare a mitigare l’impatto di varianti in evoluzione come LP.8.1, proteggendo così sia individui vulnerabili che intere comunità.
Fabio Cocaina
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