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Il sole preso male danneggia la pelle

effetti del sole sulla pelle
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Molti dei nostri bambini sono già in vacanza al mare, oppure in montagna, al lago, in campagna o sguazzano nelle piscine. Ovunque siano, hanno occasione di stare molto al sole e quindi di esporre la pelle ai raggi UV. Stare al sole fa bene ai bambini, non ci sono dubbi: basti pensare che, quando nei secoli passati i piccoli stavano soprattutto in casa, come succedeva ai figli della nobiltà, era molto diffuso il rachitismo.

Inoltre, la luce naturale stimola la produzione di ormoni come la serotonina, la dopamina, le endorfine, che favoriscono il buon umore e lo sviluppo del sistema nervoso.

 

I danni seri alla pelle si innescano da bambini

D’altra parte, i raggi UV, se vengono presi in quantità eccessive, nelle ore più calde e senza una adeguata protezione, possono innescare processi infiammatori, causando danni seri che vanno dall’invecchiamento cutaneo precoce ai tumori della pelle: di questi, il melanoma è solo il più diffuso e il più grave, ma ne esistono altri tipi, come il basalioma.   Queste forme tumorali colpiscono quasi sempre in età adulta e anziana, ma il processo inizia a mettersi in atto durante l’infanzia, quando la pelle è più delicata e quindi più facilmente danneggiabile. Infatti i melanociti, cioè le cellule che devono produrre la melanina che rende scura la pelle, agendo da filtro, divengono attivi solo dopo i due anni di età. Sono ancora più a rischio i bambini con pelle chiara, capelli biondi, rossi o castani, occhi verdi o azzurri. Basti pensare all’enorme incremento di casi di melanoma che si sono verificati in Australia, paese abitato da persone di origine anglosassone quindi con fototipo chiarissimo, ma con una intensa irradiazione solare.

 

Mai sotto il sole prima dei sei mesi

I danni della luce solare iniziano già del primo anno di vita quando i melanociti non sono ancora attivi e fino ai diciotto anni le radiazioni UV si accumulano, perché è in questa fase che la cute è più delicata. Una pelle che ha subito scottature, con arrossamento, eritemi, ma soprattutto con comparsa di vesciche e desquamazioni, è una pelle che ha già subito dei danni: è quindi essenziale non arrivare a questi punti. Secondo la American Academy of Dermatology e la American Cancer Society, i bambini al di sotto dei sei mesi non debbono essere esposti ai raggi del sole direttamente. Quindi dovrebbero stare all’ombra, con una protezione solare, perché il sole si riflette sulla sabbia, sull’erba e sull’asfalto. Dai sei mesi in poi è possibile esporsi al sole soltanto entro le dieci del mattino e dopo le diciotto, con un ampio cappello che schermi occhi e viso e una maglietta bianca in cotone che difenda spalle, schiena e torace, le zone più esposte ai danni degli UV.

 

I filtri solari, quali e come

È essenziale l’impiego di un prodotto in crema, latte o spray adatto ai bambini, da applicare in quantità adeguata, né troppo né troppo poco, più volte durante le ore di esposizione, specialmente dopo il bagno. I solari sono stati progettati negli anni sessanta, quando ci si rese conto che il sole poteva anche essere dannoso oltre che benefico. I filtri più all’avanguardia riescono a difendere sia dai raggi UVA quelli che provocano foto invecchiamento, sia dagli UVB responsabili di eritemi e scottature, quindi garantiscono una difesa contro entrambe le cause di malattie della pelle. Il prodotto più adatto ai bambini è quello che garantisce una protezione ad ampio raggio, quindi, va scelta la protezione giusta. Quella con il numero da 50 in su è adatta ai piccolissimi: è una protezione a schermo totale, mentre la 40 è adatta dopo l’anno. Fino ai diciotto anni si dovrebbe usare la 30 nelle prime esposizioni, senza scendere  mai sotto la 15 quando la pelle ha assunto una colorazione ambrata. Vale la pena ricordare che già l’abbronzatura è un danno per la pelle.

 

Lina Rossi

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