Il rachitismo è il sintomo estremo della carenza di calcio e vitamina D

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Il rachitismo è il sintomo estremo della carenza di calcio e vitamina D

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Quando l’inadeguata esposizione al sole e la carenza di provitamina D nell’alimentazione compaiono simultaneamente possono rivelarsi i segni del rachitismo. La patologia compare perché l’osso per mantenere la sua struttura rigida e forte, ha bisogno di rimodulare continuamente la composizione minerale e per mantenersi sano deve avere a disposizione adeguate quantità di calcio e di vitamina D. Le cellule del tessuto osseo si rinnovano giorno dopo giorno.

Struttura del tessuto osseo
I minerali più importanti nel processo di ossificazione sono: il calcio ed il fosforo a questi si aggiungono l’ossigeno e l’idrogeno, i materiali si ricompongono in cristalli ben organizzati garantendo cos’ la struttura ben solida del tessuto osseo. La vitamina D assolve il compito più importante, ovvero, quello di ben fissare il calcio e renderlo stabile. Alcune volte può capitare che l’organismo vada in carenza sia di calcio che di vitamina D in contemporanea, ebbene, quando questo accade, sono necessari non più di un paio di mesi, per veder comparire i primi segni di rachitismo. A mostrare le deformità ossee tipiche sono soprattutto i bambini nati prematuri o nati da madri già in carenza di vitamina D durante la gravidanza. Generalmente il rachitismo si manifesta verso la fine del primo anno del bambino con difficoltà a camminare, infatti, iniziano a camminare o a star seduti più tardi del normale. La pubertà poi, è considerato il secondo momento a rischio di sviluppo anomalo del tessuto osseo, infatti, si può avere uno sviluppo dello scheletro piuttosto consistente ma con una qualità delle ossa tale da sembrare osteoporotiche. Quello che accade alla struttura portante dell’osso è avere delle trabecole non più ben organizzate ma alle radiografie si evidenziano delle lacune diffuse, inoltre, la matrice dell’osso appare radiotrasparente.

Le modificazioni ossee nel lattante
Le ossa del cranio di un bimbo di pochi mesi al tatto hanno una consistenza elastica e morbida, la sensazione è quella di toccare una pallina da pingpong. Questo effetto è dovuto all’assottigliamento del tavolato esterno del cranio mentre le fontanelle, soprattutto quella anteriore si chiude con un notevole ritardo andando anche oltre il secondo anno. Anche le ossa del torace mostrano avere un aspetto caratteristico: lo sterno è proiettato in avanti proprio come lo sterno degli uccelli, non ha caso viene definito proprio il torace a piccione. Gli arti inferiori mostrano per intero le deformazioni, quando il bimbo deve iniziare a camminare, infatti, il femore, la tibia e il perone possono deformarsi dando l’immagine delle gambe ad X o arcuate per effetto del ginocchio valgo. Le fratture sono rare, tranne che nei nati prematuramente o nei piccoli di etnia diversa come ad esempio i musulmani completamente avvolti dagli abiti. È possibile riscontrare anche alterazioni nello sviluppo dei denti con un’eruzione in ritardo: i primi denti incisivi compaiono dopo i nove mesi ed i molari dopo il 14mo mese. A livello della colonna vertebrale possono comparire movimenti scoliotici: si può avere una scoliosi o una cifosi dorso-lombare, nei casi più seri le problematiche vertebrali e della pelvi potrebbero predisporre alla bassa statura.

Le modificazioni extra-scheletriche
Il quadro più importante del rachitismo è rappresentato dalla carenza di calcio, soprattutto nei bambini sotto i 6 mesi di vita. L’ipocalcemia alcune volte è il primo sintomo mentre i segni radiologici fanno la loro comparsa più tardi. Altre volte sono le convulsioni o il laringospasmo, a lanciare il primo segnale, oppure può essere una cardiomiopatia, un’ipotonia muscolare con conseguente aggravamento della situazione motoria. I piccoli affetti da rachitismo non solo iniziano a camminare più tardi ma le deformazioni del torace possono ostacolare la respirazione, favorendo lo sviluppo di bronchiti e broncopolmoniti ricorrenti.

Il trattamento migliore è la prevenzione
Se il problema è ben evidente, l’unica cosa da fare è la somministrazione di vitamina D al dosaggio di 1.600 UI al giorno per circa un mese ma la vera terapia è la prevenzione. La mamma in attesa dovrebbe assumere regolarmente una buona quantità di provitamina D e esporsi all’irradiazione solare UVB almeno 15 minuti tutti i giorni con gambe e braccia scoperte. E’ il potere delle radiazioni ultraviolette sulla pelle a consentire la trasformazione della provitamina D in vitamina. Alla nascita e fin verso i 4 o 5 mesi il neonato potrà contare sull’ immagazzinamento di vitamina in gravidanza da parte della madre. Se il piccolo è allattato al seno deve poter contare su un supplemento di vitamina in più: circa 200 UI al giorno soprattutto tenendo conto che un bambino almeno fino ai 18 mesi non potrebbe essere esposto al sole per limitare i danni dalle radiazioni UVA.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile scientifico di Guidagenitori.it

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