Parole che spaventano i bambini: guerra e terrorismo

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Parole che spaventano i bambini: guerra e terrorismo

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E’ inutile negarlo, tutti siamo rimasti sconvolti dai fatti di Parigi, soprattutto da quanto è accaduto al Bataclan, durante il concerto del gruppo rock. I nostri figli, di qualsiasi età, ben percepiscono i nostri stati d’animo. Quello che non sanno fare però, è decifrare il perché delle nostre ansie o timori su quanto potrebbe accadere nel prossimo futuro anche nelle nostre città.

I media e gli atti terroristici
Di certo non aiutano i vari servizi speciali che passano anche nelle fasce protette sulle emittenti televisive e radiofoniche, le parole ripetute con insistenza e con il tono vocale rotto dall’emotività sono: – atto terroristico – e – questa è guerra. L’ideale è tenere il televisore spento o sintonizzato su video adatti a ragazzini. Purtroppo, la curiosità spinge a guardare e seguire l’evoluzione dei fatti ed ai bambini è sufficiente anche solo sentir pronunciare una parola associata al tono di voce con cui viene detta per elaborare un proprio personale pensiero. In questi giorni i media continueranno a divulgare notizie e sarà difficile filtrare, qualsiasi immagine potrebbe ricondurre a stati di emotività alterata. Sarà bene quindi parlare con i bambini dell’accaduto dando però una chiave di lettura tale da non creare aspettative negative. Nel cercare di spiegare l’accaduto, chiaramente deve essere data molta importanza all’età dei bambini, è inutile dare spiegazioni dettagliate ad un bimbo di 4 anni o 5 anni, non riuscirebbe a comprendere.

Ecco cosa e come raccontare il terrorismo
Noi genitori dobbiamo offrire sicurezza e fiducia ai nostri figli, per questo motivo dobbiamo parlare loro degli eventi che possono sconvolgere la nostra serenità e dobbiamo farlo con l’onestà e la trasparenza affinché ci percepiscano sempre come la loro ancora di salvezza.
Quindi la prima cosa da fare è raccontare loro che cosa è successo e del perché i media utilizzano di continuo le parole come terrorismo o guerra. Tenendo conto che i bambini sono in grado di comprendere la gravità di alcuni eventi verso gli 8 anni, è perfettamente inutile dilungarsi sulle spiegazioni nei bambini più piccoli. Quindi ai più piccoli diremo semplicemente che alcune volte ci sono delle persone che confondono il gioco con la realtà e pensano di giocare a fare la guerra come quando si gioca una partita di scacchi. In questo caso si possono mostrare i personaggi e il campo di battaglia costituito dalla scacchiera, dal re, regina, cavallo e così via. In fondo il gioco degli scacchi altro non è che una guerra giocata per vincere ed il terrorismo si ha quando il re è messo sotto scacco. La similitudine con il gioco degli scacchi soddisfa la curiosità dei bambini in modo chiaro ed onesto. Ai bambini più grandicelli si può spiegare, sempre alludendo al gioco degli scacchi ma identificando i personaggi con la realtà, lo scontro tra le varie culture nel mondo dove ognuno vuole prevalere sull’altra e purtroppo, alcune volte può capitare che possono accadere degli incidenti dovuti ad errori di valutazione e le conseguenze vengono definite come atti terroristici. I questo caso bisogna ascoltare le domande che verranno poste e dare risposte che stimolino la positività degli eventi, ovvero che ci saranno sempre delle soluzioni pacifiste agli errori commessi dagli adulti.

Il confronto con la realtà esterna
Resta il fatto che è bene evitare di tenere sintonizzato il televisore su i vari telegiornali quando capitano fatti di terrorismo, questo perché alcune ricerche hanno evidenziato che un bambino esposto ad immagini traumatiche provano la stessa emotività negativa come se fossero parte della scena reale. Oltre che in casa, le notizie arrivano anche dal contesto esterno alla famiglia: i ragazzini parlano tra di loro in classe ed ovviamente ci sarà sempre qualcuno con libero accesso alle informazioni via internet, a maggior ragione bisogna essere pronti nelle risposte e comunque, è bene anticipare quello che sta accadendo in questi tempi e perché ricorrono discorsi che possono spaventare prima che arrivino le domande. Non dimentichiamo che i ragazzini a questa età sono curiosi e per questo ricettivi al massimo, hanno bisogno di avere notizie reali ma anche di essere rassicurati. La metafora del gioco degli scacchi può darci una mano nello spiegare la guerra ed il terrorismo senza creare aspettative negative, il film oscar – La vita è bella – dovrebbe esserci di esempio.

Dott.ssaRosalba Trabalzini
Psichiatra, psicoterapeuta, laureata in psicologia medica

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