Questo dato non dovrebbe sorprendere dal momento che noi esseri umani ci siamo evoluti come insegnanti dei bambini in collaborazione, ovvero: intrinsecamente dipendenti dal sostegno sociale delle mamme, delle nonne e delle zie per accudire e sostenere nella crescita i bambini. La pandemia da coronavirus ha creato una situazione in cui il sostegno del proprio nucleo familiare, verso la neomamma ed il suo bambino, è stato totalmente accantonato a causa dell’isolamento sociale, lasciando sola e quindi esponendo la neomamma, ai rischi causati dallo stress ormonale e comportamentale.  Se le misure di allontanamento sociale sono state utili per limitare la trasmissione virali, dall’altro lato hanno creato alterazioni senza precedenti nel post-partum.

Depressione Post-Partum prima vittima del Lockdown

Uno studio condotto dai ricercatori dell’University College di Londra su cento sessantadue neomamme con figli inferiori ai sei mesi nell’arco di tempo tra maggio e giugno, quindi subito dopo il lockdown totale, ha rilevato, tramite l’Edinburgh Postnatal Depression Scale che è stato ben il 47% delle donne intervistate a rivelare uno stato di difficoltà, ovvero: ansia, tristezza, spossatezza e crisi di pianto.  Prima della pandemia il totale delle neomamme sofferenti degli stessi disturbi si attestava intorno al 23%. L’analisi qualitativa delle risposte al test ha rilevato che le madri hanno sperimentato un carico di cure materne senza alcun sostegno, inadeguatezza del contatto materno, tristezza e preoccupazioni in genere. Un dato positivo si è comunque evidenziato: un maggior sostegno da parte dei partner, facilitando il legame di coppia.

La depressione postnatale o post partum

È il termine dato al Disturbo Depressivo Maggiore che insorge nel terzo trimestre di gravidanza ed entro le prime dieci settimane dal parto, sebbene in pratica venga applicato alla depressione che si manifesta entro il primo anno dalla nascita dei bambini. Questo disturbo una volta comparso, predispone le madri a futuri episodi depressivi con conseguente cronicizzazione se non ben risolti al momento della prima comparsa. La Depressione Post -Partum è associata al disagio materno: inibisce la capacità di prendersi cura di sé stessa e del proprio bambino oltre ad essere associata ad un aumento del rischio di una serie di malattie correlate all’infiammazione. Purtroppo, il disagio materno si associa ad una serie di esiti dello sviluppo cognitivo, sociale e fisico dei bambini dovuto in parte alla relazione madre-bambino carente di scambi affettivi e che può durare tutta la vita. È quindi fondamentale aver ben chiaro quanto debba essere preservata la salute mentale delle neomamme e quanto debba essere sostenuta e non solo attraverso il supporto di parenti ma anche della struttura sociale di vicinanza.

Il periodo postnatale è spesso riconosciuto altamente vulnerabile

La pandemia da COVID-19  o come piace a noi chiamarla – coveriana – ha creato di fatto una situazione in cui il sostegno del nucleo familiare è venuto decisamente meno. Il blocco nazionale in cui le misure di allontanamento sociale hanno richiesto la permanenza in casa con il solo ed esclusivo nucleo famigliare hanno avuto un impatto sulle interazioni sociali delle neomamme in due modi principali: in primo luogo, limitando il contatto di persona al di fuori della famiglia: non è stato più permesso di vedere i propri genitori e altri membri della famiglia avendo di fatto ridotto la disponibilità di supporto pratico, anche dei lavori domestici. In secondo luogo, i corsi pre-parto cancellati hanno di fatto impedito la preparazione al parto, pratica così importante proprio per accompagnare il post partum e limitare al massimo tutti i rischi a questo periodo connessi.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini Psichiatra, Psicoterapeuta CBT con Laurea in Psicologia Clinica

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