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Vitamina D, preziosa per le ossa

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È essenziale, ma gli alimenti ne contengono poca e la ridotta esposizione al sole nei mesi invernali, non aiuta a fissarla a dovere. Ecco perché può servire l’aggiunta.

Noi mamme l’abbiamo “scampata”… ma ai nostri genitori, da piccoli, l’olio di fegato di merluzzo veniva fatto assumere regolarmente, tutte le sere prima di andare a dormire. Per quanto sgradevole, negli anni del Dopoguerra, era l’unico, efficacissimo apportatore di vitamina D, un nutriente indispensabile per il fissaggio del calcio nelle ossa. E con l’alimentazione scarsa e poco variata di allora, il rischio che lo scheletro crescesse debole era ben presente alle mamme e ai medici. Questa consuetudine, così poco amata dai più piccoli, poco per volta andò perduta: i bambini avevano a disposizione cibi più ricchi di tutte le vitamine necessarie all’organismo e alimenti di origine animale, fonte di vitamina D. Oggi gli esperti richiamano l’attenzione sull’importanza di assumere una quantità ancora maggiore di questa vitamina: non solo per la salute dello scheletro, ma perché, da studi recenti, si è scoperto, che ha effetti benefici più vasti su tutto l’organismo.

Un investimento per la salute
La vitamina D è importante per la salute e la forza della massa ossea, perché regola il metabolismo del calcio. Questo, anche se introdotto in adeguate quantità con i latticini e i vegetali verdi, non riesce a essere utilizzato al meglio in mancanza di una dose adeguata di vitamina D. Il rischio? L’osteoporosi o fragilità ossea, che dopo una certa età predispone a fratture e forme di disabilità. È necessario prevenire questa eventualità, proprio partendo una buona prevenzione iniziata durante l’infanzia. Non solo: un corretto apporto di vitamina D pare che abbia un effetto preventivo verso alcuni tipi di tumore come, per esempio, quello esempio della mammella, del colon, del pancreas e contro patologie degenerative come la sclerosi multipla. Inoltre, secondo gli esperti, la somministrazione della vitamina D anche nel solo periodo infantile e in gravidanza per la mamma, risulta efficace nella prevenzione del diabete. Non è tutto: l’assunzione della sostanza durante la gravidanza e nei primi anni di vita del bambino sembra essere importante per lo sviluppo del cervello e per mantenere una buona funzionalità cerebrale anche nella vita adulta.

Ecco come procurarsela
Il modo migliore per fare scorta di vitamina D è … stare al sole: l’esposizione diretta per 10 minuti delle braccia e delle gambe fornisce 3000 UI (unità). La sostanza è presente anche in alcuni alimenti, come l’uovo (appena 20 unità nel tuorlo), i funghi (alimenti non adatti ai bambini), i pesci che ne forniscono da 100 a 1000 unità nel caso del salmone selvaggio, che è il cibo migliore da questo punto di vista ma non è certo semplice da reperire e non sempre è gradito ai più piccoli. La vita trascorsa il più possibile all’aperto, quando c’è ancora la luce naturale, è quindi il modo più facile ed efficace per garantire ai nostri bambini la dose adeguata di vitamina D. Vediamo cosa accade quando ci si espone al sole: la cute, sotto l’azione dei raggi ultravioletti, trasforma il 7-deidrocolesterolo in vitamina D o colecalciferolo, convertita successivamente dal fegato in 25-idrossicolecalciferolo. Infine, il rene produce la forma attiva chiamata 1,25 –deidrossicolecalciferolo, il quale riesce ad essere assorbito dall’intestino. Approfittiamo quindi del tempo ancora relativamente bello per tenere ogni giorno i nostri bambini almeno mezz’ora all’aperto, andando a spasso o giocando ai giardinetti, tutti i giorni dopo la scuola o l’asilo e anche più a lungo nel fine settimana.

Quando serve un apporto in più
Nel 2003, gli apporti di vitamina D consigliati dall’American Accademy of Pediatrics erano 200 UI al giorno, sufficienti per prevenire il rachitismo. Nuovi studi epidemiologici sostengono che la dose adeguata per i bambini è invece 400 UI/die, soprattutto nel caso di bimbi con patologie croniche che nei primi mesi di vita non possono essere sufficientemente esposti alla luce solare o che seguono terapie con corticosteroidi. Sarà naturalmente il pediatra a decidere se e come somministrare al bambino un supplemento di vitamina D pari appunto a 400 UI al giorno. Rischi non se ne corrono, perché la possibilità di assumere troppa vitamina D è davvero remota. Inoltre, raccomandano gli esperti, è bene mantenere l’abitudine di non farsi mancare un apporto adeguato di questa sostanza, con il cibo giusto, l’integrazione e l’attività fisica al sole anche più avanti con gli anni.

 

Giorgia Andretti

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