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Medici sentinella, saranno i vigilanti nel post lockdown

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I numeri relativamente rassicuranti dei cali di contagio da Sars-Cov-2 fanno sì che, dal prossimo 4 maggio, si riprenda poco per volta una quotidianità più normale. Ovviamente spetta a tutti noi osservare misure di sicurezza: è importante indossare le mascherine, lavarsi e disinfettarsi con cura le mani, mantenere la distanza di sicurezza quando si va in luoghi pubblici come supermercati e farmacie. In compenso si potrà uscire di casa un po’ di più, andare in bicicletta o a correre e anche i bambini potranno godere di meritata libertà.

I medici, sentinella sul territorio

Per molto tempo, però, il virus circolerà ancora ed essendo in molti casi asintomatico è possibile che si manifestino recrudescenze. Evitare che questo accada spetta anche alla responsabilità personale di ciascuno di noi, a tutte le età. A vegliare sul benessere collettivo, ci saranno ben ottantamila sentinelle che, sul territorio, controlleranno la popolazione per evitare recrudescenze dell’epidemia di Covid-19, anche in vista di una corretta programmazione della Fase 2. Sono i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta che, già oggi, costituiscono una rete capillare vicina ai cittadini e che secondo il Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri – Fnomceo – dovrebbero essere coinvolti, da subito, nella gestione della pandemia. Gli esperti ritengono che la gestione di questa epidemia abbia mostrato una delle sue più gravi criticità proprio nella frammentazione dei modelli adottati nella gestione, che non ha consentito un approccio pragmatico, efficiente e sinergico. È quindi necessario  ricomporre la frammentazione tra il sistema di cure ospedaliero e quello sul territorio, che devono sempre più integrarsi e potenziarsi.

La collaborazione di tutti è necessaria per arginare il virus

Queste nuove strategie sono essenziali sia per affrontare al meglio la prevenzione del contagio, sia per seguire il percorso di cure a partire dall’esordio dei sintomi, prima che si renda necessario il ricovero. In quest’ottica, i sessantaseimila medici di famigli ed i settemila ottocento pediatri di libera scelta oltre agli altri medici di medicina generale, possono diventare vere e proprie sentinelle sul territorio, per avviare, insieme alle Usca –  Unità Speciali di Continuità Assistenziale, composte sempre da medici di medicina generale e da infermieri, un monitoraggio rapido. In quest’ottica, però, è essenziale la collaborazione di tutti. In primo luogo, oltre a seguire con attenzione le indicazioni di comportamento del proprio Comune o regione di appartenenza, è importante non trascurare sintomi come mal di gola, tosse, febbre, malessere e segnalarli al pediatra o al medico, senza recarsi al pronto soccorso: abbiamo visto che è il modo migliore per diffondere il contagio. Anche i bambini vanno istruiti ad indossare le mascherine e ad osservare la distanza, in tal senso a vantaggio del bene comune.

Giorgia Andretti

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