Nel lontano 1969, quando il Santa Maria della Pietà mi aprì le porte per diventare una infermiera psichiatrica, la prima forma di disagio ad essermi mostrata fu l’episodio maniacale di Teresa dichiarando la sua diagnosi: lei soffre di Psicosi Maniaco-Depressiva ed è in fase maniacale. Un tempo il disagio era catalogato nei trattati di psichiatria con il termine: Psicosi maniaco-depressiva, ora più comunemente è indicata nel DSM, il manuale internazionale dei disturbi psichici come disturbo bipolare; è questa una condizione di salute mentale caratterizzata da significative fluttuazioni dell’umore, che includono episodi maniacali o ipomaniacali ed episodi depressivi. La comprensione e la classificazione di questa condizione sono evolute nel tempo, ma l’essenza della diagnosi rimane centrata sulle oscillazioni estreme dell’umore che vanno oltre le normali esperienze di felicità e tristezza.
In entrambe le forme di mania e depressione possono essere presenti sintomi psicotici, ovvero: allucinazioni, sperimentando percezioni non reale o deliri come essere convinti di fatti senza alcun fondamento concreto al punto da rendere difficoltosa la gestione della realtà.
Le cause esatte del disturbo bipolare non sono completamente comprese, ma la ricerca ad oggi ritiene che sia una combinazione di fattori genetici, ad alterare gli equilibri dei neurotrasmettitori cerebrali a giocare un ruolo significativo al suo sviluppo. La diagnosi e il trattamento precoci sono cruciali per gestire efficacemente il disturbo bipolare, migliorare la qualità della vita e minimizzare l’impatto della malattia sulla vita personale, lavorativa e sociale degli individui colpiti.
La gestione della malattia è tipicamente a lungo termine e si concentra sulla prevenzione delle ricadute, sul miglioramento della qualità della vita e sul mantenimento di uno stato d’animo stabile. La diagnosi precoce e il trattamento possono fare una grande differenza nell’esito della malattia, riducendo l’impatto sulla vita della persona. L’approccio al trattamento del disturbo bipolare è multimodale e deve includere una combinazione di farmaci: stabilizzatori dell’umore, antipsicotici e talvolta antidepressivi associata a psicoterapia cognitivo-comportamentale – CBT o terapia interpersonale finalizzata a gestire i sintomi ed a promuovere un funzionamento ottimale, compreso un adeguato stile di vita.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Medico psichiatra – laurea in Psicologia Clinica
Psicoterapeutica CBT
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