Negli ultimi cinquant’anni la famiglia è cambiata molto più di quanto fosse successo nei secoli precedenti. Se prima il ruolo della mamma era quello dell’accudimento e la funzione del padre era la responsabilità famigliare, ma anche la severità e la punizione, oggi le cose sono molto diverse. Fortunatamente, vorremmo dire: la donna lavora e comunque ha un ruolo sociale più attivo anche nell’educazione e nel sostentamento dei figli. Il papà è diventato meno autoritario e più affettuoso, gioca con i figli e dà loro la pappa. Insomma i due ruoli si sono avvicinati, ma attenzione: le due figure genitoriali devono continuare a esercitare due funzioni distinte, entrambe fondamentali per la crescita e lo sviluppo della personalità del bambino. Insomma, il papà è il papà, non un mammo.
La figura paterna di un tempo è in effetti oggi anacronistica e considerata socialmente inaccettabile, perché sono inaccettabili le modalità che allora erano considerate normali. Il padre padrone che punisce, alza le mani, che impone la sua volontà senza possibilità di dialogo è progressivamente sostituito da un genitore presente pronto a sorridere, abbracciare e giocare. Un padre che si gode i figli molto più da vicino, rispetto a un tempo, ma che talvolta teme di perdere il suo ruolo autoritario. Il punto è questo: il padre non deve essere autoritario, ma autorevole e può esserlo anche se sorride e non elargisce punizioni. L’importante è che il suo ruolo non sia l’alternativa alla mamma, ne deve essere il prolungamento e il completamento. Il papà è la prima figura del bambino insieme alla madre. Il piccolo comprende la differenza perché ha un odore differente, un diverso modo di tenerlo in braccio ed ha una voce più profonda.
Il padre è l’elemento differente nella coppia tra mamma e bambino, con una funzione di mediatore. Se la mamma è quella che accoglie, nutre, coccola, il padre è quello che sprona e che stimola alle sfide. È quello che accompagna verso il nuovo, simboleggiando il taglio del cordone che univa madre e figlio. Essendo una figura ben distinta da quella materna, ma ugualmente improntata all’affetto e al legame, il padre assume una identità autonoma, non alternativa, ma complementare, di aiuto allo sviluppo della personalità nello sperimentare relazioni serene alternative a quelle della mamma. Per i maschi è un modello di identità con cui identificarsi, da imitare o per esserne completamente diversi, per le femmine è modello maschile con il quale inevitabilmente verranno confrontati i partner.
Il padre è l’elemento differente nella simbiosi madre-bambino, aiutando il figlio a diversificare sentimenti ed emozioni, spingendo il bambino ai cambiamenti e ad accettarli senza viverli come una minaccia. Se nella madre c’è sempre il desiderio inconscio che il figlio resti il suo bambino, il padre riporta equilibrio ponendosi come elemento di separazione, accompagnando a poco a poco, il piccolo verso l’autonomia. Per questo è essenziale che nei momenti in cui il bambino raggiunge importanti tappe, come i primi passi, l’addio al ciuccio, l’ingresso al nido la presenza del padre è importantissima per dare al bambino quella base sicura di cui ha bisogno per sperimentarsi nella vita.
Sahalima Giovannini
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