La befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte

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La befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte

befana
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Epifania: tutte le feste si porta via, è dolce e triste insieme. Segna la fine di un lungo periodo di cene, regali, relax fino a tardi sotto le coperte, cioccolata calda e altre delizie. Spesso è l’occasione per regalare ancora qualcosa ai nostri bambini che, ammettiamolo, hanno già avuto tanto. Proviamo allora a fare qualcosa di diverso. Qualche dono sì, ma che sia soprattutto utile ed educativo. E raccontiamo ai nostri bambini la storia, misteriosa e affascinante, che lega la vecchietta con la scopa ai tre Re, i Magi, orientali in visita al Bambino Gesù.

L’omaggio dei Magi

Secondo la tradizione cristiana, il 6 gennaio dall’Oriente arrivarono tre Re sacerdoti, seguendo una antica profezia. Questa storia raccontava che sarebbe apparsa nel cielo una cometa, e avrebbe condotto al re dei re. I tre sapienti allora videro la cometa in cielo e seguirono il suo percorso, fino a giungere al cospetto non di una figura regale, ma di un Bambino deposto in una mangiatoia. I Magi portarono in dono oro, simbolo di regalità; incenso, simbolo di divinità; mirra, simbolo di sacrificio e purificazione. Quella che sembrava solo una leggenda trovò corrispondenza nella scienza, dal momento che studi astronomici rivelarono che in quel periodo in Medioriente fu realmente visibile una cometa. L’omaggio dei Magi al Bambino fu la conferma della stirpe divina di Gesù. Fu insomma la rivelazione: in greco la traduzione è appunto Epifania.

La leggenda della Befana

Se il 6 gennaio è il giorno della visita dei Magi, in che modo questo evento è legato alla storia della vecchina arcigna ma simpatica che vola sulla scopa, portando dolci o carbone? Ecco la spiegazione: la tradizione cristiana della visita dei Magi, con il passare dei secoli, si è unita con alcune credenze di stampo pagano e folkloristico presenti in Italia centro-meridionale. Per esempio a Roma, dove il cristianesimo si diffuse per primo. Nell’antica Roma, nel periodo che corrispondeva all’inizio di gennaio, si celebrava il passaggio dall’anno vecchio al nuovo. Era il periodo in cui i campi non venivano coltivati e la popolazione riposava per mettersi al lavoro all’arrivo della primavera. Secondo la leggenda, sui campi incolti volavano figure femminili dalla capacità di aumentare la fertilità della terra, lasciando fiori, frutti, piccoli oggetti. Erano chiamate le befanie, perché volavano in cielo proprio nel periodo che coincideva con l’Epifania, la venuta dei Magi. Da befanie si passò facilmente a befane, quindi ad una sola Befana.

Il racconto della vecchietta incredula

Dall’intreccio tra Re Magi e Befana nacquero altre leggende. Per esempio, si raccontava anche che la Befana fosse una vecchina che, unica nel suo villaggio, non credette che Gesù fosse divino e non volle seguire i Magi per omaggiare il Bambino. Poi si pentì, mise qualche dono in un sacco e iniziò a girare di casa in casa per trovare il piccolo. Non lo trovò e da allora ogni 6 di gennaio la vecchina visita tutti i bambini del mondo per portare regali semplici. E proprio questo deve essere il giorno della Befana: niente oggetti costosi, giocattoli complicati e indumenti firmati. Limitiamoci davvero a un piccolo dono, come un bel libro, una visita a un museo, uno spettacolo teatrale nel rispetto delle regole: mascherina e disinfettante, un dolce cucinato insieme. Sarà un dono più prezioso di tanti giocattoli.

Lina Rossi

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