La depressione è candidata, a parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a diventare il primo problema sanitario, superando alla grande i disturbi cardiovascolari. L’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali, a proposito degli antidepressivi, ha rilevato un aumento delle dosi giornaliere dal 2000 al 2009 del 60% facendo lievitare il costo a carico del Sistema Sanitario Nazionale del 408%. Gli antidepressivi stanno rubando il primato come prescrizione agli altri farmaci salvavita segno che la depressione, di qualsiasi tipo essa sia è in costante aumento tanto da diventare la seconda causa di malattia non trasmissibile nel mondo. E non è tutto qua, la depressione è la seconda causa di anni di vita persi in malessere a causa dei disturbi invalidanti. Questo è quanto si legge nello studio Global Burden of Disease 2013. Lancet 2015. La ricerca è quindi direzionata, nel comprenderne le cause della depressione, una di queste è studiare il ruolo dell’alimentazione e i suoi effetti sul microbiota intestinale.
Microbiota, alimentazione e depressione sono parte di un sistema che risponde all’asse cervello-intestino, è un sistema di comunicazione a doppio binario tra il sistema nervoso centrale e il tratto gastrointestinale. Il mediatore chimico responsabile della depressione è la serotonina, questa molecola è in parte prodotta anche nell’intestino oltre che a livello cerebrale. Il microbioma, l’insieme di batteri che ricopre totalmente il sistema intestinale esercita un ruolo primario nella regolazione del normale funzionamento tra cervello e intestino. Inoltre, è sempre più evidente la complicità tra il microbioma e una serie di aminoacidi, il triptofano in modo particolare. Da questa scoperta nasce l’idea di indagare sempre di più e meglio quale sia il ruolo del cibo nel sostenere lo sviluppo della depressione. Il sistema serotoninergico in via di sviluppo e la colonizzazione del microbioma fin dalla prima infanzia, potrebbe essere la pietra di volta da studiare. Bisogna aggiungere che il microbioma è anche fortemente sensibile allo stress alterando la produzione di serotonina e il suo feed-back a livello cerebrale coinvolgendo non solo il sistema nervoso ma anche quello endocrino e immunitario. Ecco quindi in parte spiegato il ruolo del sistema intestinale in una varietà di disturbi cerebrali, come ansia, depressione e autismo.
Sempre più studi correlano l’importanza di una alimentazione basta sull’assunzione quotidiana di legumi, noci, semi vari, olio di oliva EVA, cereali integrali e soprattutto ricca di vegetali, frutta e pesce, svolge una funzione protettiva sia sul sistema cardiovascolare sia sulla psiche e nello specifico verso la depressione. Tutti gli altri alimenti: zuccheri, carni rosse e carni trasformate, dovrebbero essere consumate con moderazione. La dieta mediterranea ancora una volta si mostra come la migliore in assoluto per il benessere sia fisico sia sul tono dell’umore, ovvero la depressione. Un gruppo di ricerca australiano ha pubblicato sulla rivista Nutritional Neuroscience, un lavoro su 152 adulti, tra i 18 e 65 anni, con sintoni depressivi ai quali venne data l’indicazione di nutrirsi per tre mesi con un programma dietetico specifico. Il programma alimentare prevedeva la preparazione dei pasti sulla base di ricette culinarie i cui ingredienti erano: vegetali, legumi, pesce, olio EVA, noci, semi vari, cereali integrali e la somministrazione quotidiana di olio di pesce – omega-3 – sotto forma di capsule. Le valutazioni sia fisiche sia psichiche a distanza di tre e sei mesi hanno mostrato una riduzione dei sintomi depressivi. Questo studio conferma quello che già da qualche tempo si sostiene, ovvero la correlazione tra la depressione e l’alimentazione. L’aderenza alla dieta mediterranea apre la strada alla nuova frontiera di ricerca: la psichiatria nutrizionale.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile scientifico di Guidagenitori.it
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