Quando l’uomo non collabora
23 Settembre 2002
Sconfiggere la poliomielite
26 Settembre 2002

Storia dell’allattamento

Condividi sui social

La diffusione delle balie, la nascita del latte artificiale, la moderna consapevolezza del rapporto madre-figlio

Storicamente l’allattamento al seno è sempre stato importante per la società e le donne. Nei tempi antichi la balia veniva tenuta in gran conto e veniva scelta secondo quelli che erano considerati allora i criteri di salute per chi dovesse produrre un buon latte. Va osservato che nelle famiglie reali, all’atto di succedere al trono veniva però preferito fra i diversi fratelli a pari merito, quello che era stato allattato dalla propria madre, come a sottolineare l’esistenza di una graduatoria di qualità.

La nascita del latte artificiale
Negli orfanotrofi del XVIII e XIX secolo fu notato che la mortalità era spaventosamente alta fra i piccoli che ricevevano il latte animale piuttosto che il latte delle balie appositamente assunte. Sorse allora la necessità di modificare il latte animale per renderlo innanzitutto sterile dal punto di vista batteriologico, e poi più digeribile. Ai primi del XX secolo nacquero così i primi latti artificiali, che andarono migliorando man mano in composizione, nel tentativo di somigliare sempre più all’originale latte materno. Si creò quindi una immensa fiducia nei prodotti tecnologici e nella capacità dell’uomo di copiare la natura, nel suo lodevole sforzo di fornire un sostituto adeguato del latte materno nei casi di mancanza o impossibilità di produrlo, o come negli anni del femminismo per liberare la donna dall’ “incombenza” di allattare in prima persona.

L’allattamento diventa materia di studio
Dagli anni Settanta in poi ebbero per la prima volta accesso alle università più prestigiose dell’Europa e degli Stati Uniti numerose donne che si rivolsero scientificamente incuriosite a studiare l’allattamento al seno e la composizione del latte umano. Da allora ad oggi gli studi ed esperimenti nei campi della fisiologia, anatomia, nutrizione, immunologia, psiconeurobiologia e altre discipline ancora, portati avanti da ricercatori – anche uomini – ha prodotto un’impressionante mole di dati che prova con forza scientifica che il latte umano è, a tutt’oggi, inimitabile. Lo è per la ricchezza e molteplicità dei suoi elementi costitutivi capaci di interagire reciprocamente l’uno con l’altro. L’atto di allattare è poi il fulcro di una speciale relazione madre-figlio non altrimenti riproducibile. La consapevolezza dell’importanza di questo rapporto è talmente insita nell’immaginario femminile che la stragrande maggioranza delle donne … desidera allattare!
Questa scoperta fatta con sondaggi adeguatamente condotti, mette in discussione una certa visione distorta che portava a ritenere arbitrariamente che le donne abbiano sempre fatto in modo di delegare l’allattamento a qualcun altro (vedi il baliatico prima, il latte artificiale poi).

La riscoperta del latte materno
In realtà le donne hanno sempre fatto, nel corso dei secoli, quello che è stato detto loro di fare come la cosa migliore per i propri figli, di volta in volta dai medici, dai filosofi, dagli educatori, dai dettami religiosi e dai mariti. Sempre più donne oggi, invece, sono consapevoli di quello che una volta intuivano solo con l’istinto, e cioè che allattare al seno è meglio perché è normale e naturale. Perché rafforza le competenze materne di colei che, essendo stata in grado di concepire, portare avanti una gravidanza e partorire, è anche in grado di allattare. L’allattamento al seno infatti è l’ultimo momento del ciclo riproduttivo, che solo in epoca moderna è stato separato dai precedenti. Osservando il mondo dei mammiferi vediamo che, appena nato il piccolo viene sospinto verso il capezzolo, avviandolo all’allattamento naturale. Fra gli umani invece, è invalso ad un certo punto l’uso di portare il piccolo in un nido, dove viene sì lavato e curato, ma anche, ahimè, alimentato a orari prestabiliti con liquidi zuccherati o latti artificiali di pronta disponibilità. Una volta portato alla madre, il piccolo o è sazio o addormentato e rifiuta il seno materno. Si apre così la strada alla cosiddetta “mancanza” di latte materno e alla necessità di sempre maggiori quantità di latte artificiale.

La consapevolezza del presente
Poiché adesso è chiaro che, permettendo al piccolo di stare vicino al seno materno, il latte manca solo in situazioni veramente rare e particolari, e che si tratta di un alimento unico e inimitabile, in alcuni punti nascita si evita di separare il neonato dalla madre subito dopo il parto. Si cerca invece di farli stare insieme da subito o appena sia possibile, nel caso di un parto operativo, realizzando il cosiddetto “rooming-in”, dall’inglese room che vuol dire stanza, 24 ore su 24. Lo stare insieme nelle ore diurne solamente, non è efficace ai fini di un buon avvio dell’allattamento, perché per il piccolo la tipica separazione notte/giorno del vivere adulto non ha nessun significato. E’ bene quindi che la mamma sia subito sostenuta già nelle prime fasi dell’allattamento ad accudire il neonato giorno e notte (cosa che poi avverrà a casa). E’ opportuno che il personale del punto nascita sia preparato sul sostegno ad allattare e sappia incoraggiare la mamma negli inevitabili momenti di scoramento, che capitano a chiunque intraprenda una cosa nuova, senza ricorrere alla prima difficoltà all’aggiuntina di latte artificiale. Alcuni ospedali italiani hanno preso così a cuore l’allattamento al seno che hanno aderito alla iniziativa del BFHI (Baby Friendly Hospital Iniziative), in cui vengono rispettati precisi criteri di formazione del personale e accudimento della coppia madre-bambino, nonché valorizzazione dell’allattamento esclusivo. In Italia questi sono gli ospedali di Bassano del Grappa, Soave, Merano e Montepulciano.

In Rete:
Baby Friendly Hospital Iniziative

 

Dott.ssa M. Ersilia Armeni
Pediatra, neonatologo, Consulente Professionale in Allattamento Materno IBCLC

Registrati o Accedi

Lascia un commento