Il reflusso gastroesofageo è frequente nei bambini piccoli, indipendentemente se allattati o alimentati al biberon. compare subito dopo o a distanza dalla poppata e solitamente non causa risvegli notturni. Ecco cosa fare se si presenta troppo spesso
Prodotto dal passaggio involontario di materiale gastrico che dallo stomaco arriva nell’esofago, il reflusso gastroesofageo è un fenomeno molto comune in età infantile e capita soprattutto dopo la poppata. L’esofago è un condotto muscolare che conduce gli alimenti dalla bocca allo stomaco, nella parte inferiore di questo muscolo c’è una specie di valvola, che serve per evitare che l’alimento torni indietro. Quando questa struttura è ancora troppo debole, il latte può tornare in esofago e da lì alla bocca, sotto forma di rigurgiti di latte. Nella maggior parte dei casi, più che di una malattia si tratta di un’esagerazione di un fenomeno fisiologico che serve a proteggere la sovradistensione gastrica. È comunque necessario il parere del medico per discriminare i casi che necessitano di un approfondimento diagnostico da quelli in cui è sufficiente rassicurare i genitori sulla benignità e transitorietà del disturbo.
Tipi di reflusso e sintomi
Esistono vari tipi di reflusso gastroesofageo. Nella forma più lieve, che si verifica nella maggior parte dei casi, i sintomi sono rappresentati da continui rigurgiti che in genere non interferiscono con l’incremento di peso del bambino. Nella maggior parte dei casi questa forma si risolve spontaneamente verso il 6-7° mese di vita, quando il bambino inizia ad assumere pasti solidi e ad avere una postura più verticale. In sintesi, se il reflusso gastroesofageo del lattante non è accompagnato da altri disturbi e la sua crescita è regolare, di solito non c’è motivo perché lo specialista prescriva indagini diagnostiche specifiche. Poco frequente la forma più seria, definita clinicamente “reflusso gastroesofageo patologico”, che si ha quando il rigurgito è così abbondante e frequente da interferire con la normale crescita del piccolo. In questo caso si possono verificare infiammazione alla parte finale dell’esofago con conseguente esofagite e dolori ad essa dovuti che possono provocare nel lattante ulteriori sintomi quali pianto e irrequietezza. qui Oltre ai segnali tipici, il reflusso gastroesofageo può avere anche dei sintomi atipici, rappresentati soprattutto da patologie respiratorie come asma bronchiale o laringospasmo. Altri sintomi che possono insospettire e richiedere accertamenti specifici sono: tosse e raucedine non spiegabile, bronchiti ricorrenti o episodi di cianosi.
Come intervenire quando si presenta
Le prime raccomandazioni dei pediatri, per prevenire o controllare il rigurgito gastroesofageo, riguardano la tecnica dell’allattamento: in caso di alimentazione artificiale si consiglia di far poppare al bambino il latte in maniera controllata e regolamentata, evitando bruschi movimenti e cambi di posizione immediatamente dopo la poppata. Per questo si consiglia il cambio del pannolino prima della poppata. Nel caso in cui il rigurgito fosse frequente, è buona abitudine mantenere il bambino in posizione eretta per alcuni minuti dopo la poppata. Se ulteriormente necessario, si consiglia di sollevare di circa 30 gradi il materasso del lettino: questa posizione, per via della gravità, tenderà a diminuire la quantità di latte che tenderà a risalire dallo stomaco all’esofago. I biberon antirigurgito, facilmente reperibili in commercio, potrebbero essere di aiuto. Per quanto riguarda il latte ricostituito, poiché l’aggiunta di piccole quantità di crema di riso non è sufficiente a bloccare la risalita del latte (ne occorrerebbe parecchia, con una preparazione non consigliata da tutti i pediatri), si può ricorrere a particolari tipi di latte anti rigurgito. Non è necessario interrompere l’allattamento materno in presenza del reflusso gastroesofageo perché di solito, a causa della minore acidità gastrica legata alla digestione di latte specie-specifico, esso causa meno disagio al bambino.
Dal disturbo alla malattia
Quando i sintomi sono importanti non si può più parlare di una situazione fisiologica, ma di una vera e propria patologia definita Malattia da Reflusso Gastro Esofageo (MRGE) nel cui ambito il bambino presenta sintomi tipici (di natura gastroenterologia, come rigurgito postprandiale ricorrente di materiale dall’odore francamente acido, raramente rosato e talvolta con tracce di sangue), sintomi atipici (a carico prevalentemente dell’apparato respiratorio come asma, broncopolmonite, cianosi, laringospasmo, apnea e stridore laringeo) e sintomi comportamentali quali distonia (spasmi inclinazione laterale del collo), irritabilità, inarcamento del tronco durante l’assunzione del pasto e risveglio notturno con pianto.
Dalla diagnosi alla terapia
Per effettuare una diagnosi di Malattia da Reflusso Gastro Esofageo non complicata spesso è sufficiente una buona anamnesi e un corretto esame obiettivo. Se la Malattia è accompagnata solo da disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale e la crescita del bambino è regolare e fisiologica, solitamente non vi è indicazione ad eseguire indagini diagnostico-strumentali, o la necessità di iniziare una terapia. Bisogna però ricordare che, nel caso in cui è presente la sintomatologia oltre l’apparato gastrointestinale, è necessario effettuare indagini diagnostiche specifiche (quale ad esempio la pH-metria, la pH-impedenzometria multicanale o la esofagogastroduodenoscopia), in seguito alle quali potrà essere iniziata una terapia con farmaci per favorire lo svuotamento gastrico, tamponare l’acidità gastrica presente e ridurre la secrezione acida dello stomaco.
Marina Zenobio
Con la consulenza della
dott.ssa Maria Ersilia Armeni
Pediatra e neonatologo
Consulente Professionale
in Allattamento Materno