Al seno o con il biberon, è il momento più importante del rapporto tra mamma e neonato. I consigli per affrontare i numerosi appuntamenti quotidiani senza inconvenienti.
Il momento in cui la mamma attacca al seno il neonato per nutrirlo rappresenta il “continuo” di quello stato di simbiosi vissuto durante la gestazione e l’occasione per ricreare di nuovo quella magica fusione tra madre e bambino, che durante la poppata riceve insieme amore e nutrimento.
Il neonato va attaccato al seno subito dopo la nascita appena pronto: prima di tutto per “ricucire” la ferita del distacco dalla mamma dovuta alla nascita, e poi per facilitare la montata lattea. Il primo latte (il colostro) inoltre è fondamentale per assicurare al piccolo un “imprinting” di tipo immunologico al sistema digerente del lattante.
Come allattarlo al seno
E’ necessario che la mamma avvicini il piccolo al seno e tocchi con la punta del capezzolo l’angolo della sua bocca per attivare in lui lo stimolo ad attaccarsi (riflesso di ricerca) e a succhiare. Perché la poppata sia efficace è importante che il bimbo si attacchi bene al seno, prendendo tutto il capezzolo e buona parte dell’areola: in questo modo la suzione comprime le cisterne lattee e il latte sgorga senza problemi. E’ consigliabile, almeno nei primi tempi, iniziare ogni poppata dal seno che è stato offerto per ultimo nella precedente poppata, perché essendo rimasto più pieno dell’altro, deve essere “svuotato” per primo. Per evitare lesioni al capezzolo è fondamentale, oltre a un buon attaccamento, posizionare bene il bambino di fronte al seno: un bambino che si appende o che arriva a malapena al seno, favorirà facilmente dei traumi. Non è consigliabile limitare la durata delle poppate, che possono durare 20-30 minuti per seno, contando anche le piccole pause che alcuni neonati spesso fanno .
Quando il bambino è molto piccolo, come per esempio un prematuro, o è malato e quindi si stanca più facilmente, può capitare che l’ultimo seno non venga completamente svuotato. In questo caso la mamma, se ha sensazione di pienezza eccessiva, può svuotarlo manualmente o con l’aiuto del tiralatte, per evitare l’ingorgo mammario e garantire una migliore lattazione, e allo stesso tempo ottenere del latte materno con cui “integrare” la poppata.
Quantità e frequenza
Per quanto riguarda la frequenza delle poppate e la quantità di latte da offrire al bambino, è utile ricordare che il piccolo impara ad autoregolarsi. E’ bene, quindi, che sia attaccato al seno ogni volta che lo richiede (anche perché più il neonato succhia, più la produzione di latte aumenta). Anche se sembra difficile, la mamma, grazie all’aiuto degli ormoni della lattazione ossitocina e prolattina, si compenetra nel ritmo naturale del bambino assecondandone le esigenze. Quando, dopo le prime settimane, la secrezione lattea ha raggiunto il “plateau”, il bambino sovente diminuisce spontaneamente la frequenza delle sue richieste e le poppate si succedono a intervalli di 3-4 ore o 2-3 ore con una pausa più lunga la sera. “Ma avrà mangiato abbastanza?” Quale mamma non si è posta questa domanda alla fine della poppata al seno! Una volta, per controllare la quantità esatta di latte ingerita dal bimbo, si consigliava di pesare il bambino prima e dopo la poppata (doppia pesata). Questo sistema però crea un’interferenza nei ritmi madre e bambino e, talora, ansie eccessive nella mamma. E’ sufficiente invece pesare il neonato una volta alla settimana, per controllare la sua crescita settimanale, che nei primi 6 mesi non deve essere inferiore a 125 grammi.
La poppata al biberon
Se la mamma non desidera o, più raramente, non può allattare, farà affidamento al latte artificiale oggi in commercio. Con il nome generico di latti artificiali si indicano i latti, in polvere o liquidi, che vengono ottenuti a partire dal latte vaccino, modificato e adattato per renderlo il più possibile simile a quello materno.
Come alimentarlo
Uno dei principali inconvenienti dell’allattamento artificiale è quello di un contatto fisico tra mamma e bebè meno avvolgente e quindi meno intenso dal punto di vista fisico e psicologico. Si tratta tuttavia di un inconveniente al quale si può ovviare se si seguono alcuni semplici accorgimenti: per esempio è consigliabile che,almeno nei primi tempi, sia sempre la mamma a dare il biberon al bambino, affinché lui possa incontrare il suo sguardo, riconoscere il suo odore e sentire la sua voce. Inoltre la mamma dovrebbe evitare di affrontare la poppata in modo “meccanico” e di vivere questo momento come una delle tante incombenze della giornata, ma piuttosto alimentare il bambino in tutta calma e dolcezza, dandogli il tempo di succhiare, di riposarsi e di riprendere, proprio come farebbe con il seno materno. Il biberon deve essere tenuto in posizione inclinata, con il fondo verso l’alto in modo che la tettarella resti sempre piena di latte. Se il biberon viene tenuto in posizione orizzontale, il bimbo inghiotte aria insieme al latte.
Quantità e frequenza
Anche un bambino alimentato artificialmente sa autoregolarsi: rispettare il suo appetito e offrirgli il biberon ogni volta che lo richiede, senza mai forzarlo a finirlo, è la regola da seguire fin dall’inizio. Tuttavia la frequenza delle poppate è determinata dai tempi di digestione che in questo caso sono più lunghi rispetto a quelli richiesti dal latte materno (un neonato necessita di circa 3-4 ore per digerire un biberon di latte artificiale). In generale, il pediatra indica quali sono le razioni di latte giornaliere, stabilendo in base al peso e al fabbisogno calorico del piccolo.
Angela Salini
Ha collaborato:
Dott.ssa M. Ersilia Armeni
Pediatra, neonatologo, Consulente Professionale in Allattamento Materno IBCLC