Il terremoto dei bambini abruzzesi

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Il terremoto dei bambini abruzzesi

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“Voglio tornare a vivere nella mia casa” raccoglie temi, disegni e desideri dei piccoli sfollati. Un libro per non dimenticare e per capire il dolore aggravato dagli scandali di questi giorni.

Sono passati quasi dieci mesi da quella terribile notte del 4 aprile, quando il terremoto ha devastato la vita di migliaia di abruzzesi. Tornare alle normalità – mentre i giornali titolano sugli scandali della Protezione Civile e la gente torna in piazza per i ritardi nella ricostruzione – sembra quasi impossibile. Soprattutto ai bambini sopravvissuti a questo drammatico evento che li ha sorpresi nel cuore della notte, mentre dormivano. Il terremoto ha cambiato le loro vite, per non dimenticare e raccogliere fondi a sostegno dei bambini terremotati d’Abruzzo la casa editrice Piemme ha pubblicato un bellissimo libro curato dall’autrice televisiva e giornalista Francesca Pansa, con introduzione di Giovanni Bollea, padre della moderna psichiatria infantile e vincitore del premio Unicef nel 2003. Il libro, che s’intitola Voglio tornare a vivere nella mia casa (pp.143, € 15,00) è un eccezionale reportage costruito con i temi e i disegni colorati dei bambini d’Abruzzo raccolti su tutto il territorio colpito dal sisma, dai centri urbani alle comunità montane.

“Durante il terremoto – scrive Alessia, I elementare – ho avuto paura per mio fratello che aveva un armadio pieno di pupazzi che potevano cadergli sopra”. “Durante il terremoto papà scalzo mi ha abbracciato e mi ha portato fuori” racconta Felice, I elementare. Due voci delle tante che, nel libro, testimoniano la sorpresa, la paura, l’angoscia e dei numeri impressi a fuoco nella mente, che si ripetono spesso nei racconti dei bimbi, 3 e 32, l’orario della scossa. Come Chiara, V elementare, che ricorda “Alle 3 e 32 del 6 aprile 2009 ho vissuto la più brutta esperienza della mia vita. Stavo dormendo quando ad un tratto mi sono svegliata con i calcinacci che mi cadevano sul viso e un grande pezzo di soffitto crollato sui miei piedi”. Testimonianze dolorose ma anche piene di speranza come quella di Simone, piccolo cittadino di L’Aquila: “…ma noi non ci arrendiamo e con il nostro stato d’animo e con il nostro umorismo rimetteremo in piedi L’Aquila e gli altri paesi”. Con parole e tanti disegni colorati i bambini d’Abruzzo raccontano così il terremoto, le emozioni, lo sgomento, i sentimenti della notte del terrore e di tanti altri giorni trascorsi fuori casa, in tenda o in albergo. Un libro per non dimenticare e per ricominciare.

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Marina Zenobio

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