Mamma e bambino insieme, un tempo era così, oggi si chiama rooming in

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Mamma e bambino insieme, un tempo era così, oggi si chiama rooming in

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È un termine inglese e significa, letteralmente, “stare insieme in una stanza”. Il rooming in infatti è la possibilità per la puerpera e il neonato di stare restare a stretto contatto da subito dopo il parto, immediatamente dopo essere stato lavato e vestito. Un concetto assolutamente naturale, se ci si pensa bene, ma abbastanza innovativo per la ormai assodata consuetudine di medicalizzare l’evento-parto, separando donna e bambino per dedicare loro le cure del caso. Nei reparti maternità in cui si pratica rooming in, invece, la mamma e il bambino hanno la possibilità di non essere mai separati, a parte quei brevi momenti dopo la nascita in cui il piccolo viene sottoposto ai normali controlli pediatrici. Per il resto del tempo trascorso in ospedale i due possono stare insieme giorno e notte. Questo può avvenire sia in caso di parto naturale, quando la permanenza in ospedale dura due o tre giorni, sia se il bimbo è nato con il cesareo e allora la degenza dura circa cinque giorni.

Un’unione che continua subito dopo la nascita
Il rooming in inizia dai primi istanti di vita. Dopo il parto, il bambino viene lasciato sul seno della mamma perché possa riconoscerla, avvertire il suo odore, sentirsi rassicurato e riscaldato. Quindi, il piccolo viene portato via solo per qualche minuto, in modo che il neonatologo lo visiti, assicurandosi che non abbia problemi. Le vigilatrici poi gli fanno il bagnetto, lo vestono e lo restituiscono alla mamma. La donna e il piccolo, a questo punto, vengono trasferiti nella loro stanza e, volendo, la donna può iniziare subito a occuparsi di suo figlio, così come suggerisce la filosofia del rooming in. È importante, per esempio, che al bimbo sia subito porto il seno, anche se la montata lattea non si è ancora presentata. Infatti è già presente il colostro, un liquido giallastro ricco di sostanze nutritive indispensabili per il benessere del bambino nelle prime ore di vita. A questo punto, se la donna lo desidera, può dormire un po’, per riprendersi dalle fatiche del parto, ma può continuare a tenere accanto a sé il neonato nel suo lettino o addirittura nel proprio letto, per cullarlo e coccolarlo. In quasi tutti gli ospedali italiani viene ormai praticato un rooming in piena regola: le camere sono sufficientemente grandi per ospitare, oltre al letto della neomamma, anche l’occorrente per occuparsi del bambino: fasciatoio, pannolini, occorrente per il bagnetto, armadi per riporre i
suoi abitini. Altri reparti di maternità, per motivi di spazio o di sovraffollamento, danno la possibilità alla donna di optare comunque per il rooming in, che deve però avvenire in una stanza condivisa con un’altra neomamma.

Benefici per la mamma e per il bebé
Stare il più possibile vicini è un’esigenza del tutto naturale tra mamma e bambino, in natura è sempre avvenuto così. Studi recenti hanno provato che il neonato, se viene lasciato appoggiato sul petto della madre nei primi istanti di vita, è in grado di spostarsi fino a raggiungere il seno e sa attaccarsi spontaneamente. Molte ricerche confermano i vantaggi dello stare insieme da subito, viene rafforzato il legame e la conoscenza reciproca, migliorando il rapporto anche più avanti con gli anni. Il rooming in rassicura il bambino, un po’ disorientato non appena esce dal grembo materno, abbandonare l’ambiente caldo e rassicurante in cui ha vissuto per 40 settimane, inevitabilmente innalza lo stress fisiologico. Essere accanto alla mamma, sentire il suo odore e la sua voce ha su di lui un effetto tranquillizzante e lo aiuta a regolarizzare il ritmo sonno notturno – veglia diurna. Inoltre, il rapporto ottimale con la mamma ed il papà rafforza il sistema immunitario. Questo speciale coinvolgimento paterno si verifica quando è possibile praticare il rooming in integrale, ossia permettendo la presenza continua del papà, incrementando in tal modo il benessere psicofisico della mamma e del bambino. Il rooming in rinforza in entrambi i genitori sentimenti di affetto e di appropriatezza, consolidando il ruolo materno e paterno offrendo al padre la possibilità di passare dal ruolo di semplice spettatore dietro un vetro a soggetto attivo del benessere del proprio bambino. Tutto questo permette ai genitori di ridurre l’ansia rispetto alla sicurezza del loro bambino, potendo usufruire del supporto e del sostegno del personale specializzato davanti alle inevitabili difficoltà dell’inesperienza.

Giorgia Andretti

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