Quell’ uccellino con i pantaloni rossi non era fatto per stare in gabbia e solo un bimbo poteva capirlo
Il signor De Canarinis, un uccellino dalle piume grigie, aveva trascorso il freddo inverno rannicchiato in un’arrugginita cassetta delle lettere di una casa abbandonata. Ma la bella stagione, con il suo calore invitante, lo convinse a lasciare il suo rifugio.Uscito dalla cassetta, il signor De Canarinis si tolse cappello e pantaloni, e li sostituì con un bel berretto a quadri e uno sgargiante paio i pantaloncini rossi con dei bottoncini neri.
Il signor De Canarinis si stiracchiò, fece un po’ di ginnastica prima di uscire a respirare l’aria di una primavera tutta nuova. Poi mangiò, in un sol colpo, un fiore ed un piccolo lombrico, raccolse qualche violetta e inizio a canticchiare allegramente.
Tutto arzillo, volò verso la città e si posò in un giardino pubblico, saltellando di qua e di là.
Mentre il signor De Canarinis continuava nei suoi volteggi passò di lì un venditore d’uccelli che lo vide: “Oh, oh!, Ma che bell’uccellino! Adesso lo prendo, lo metto in gabbia e poi lo vendo…!”
Il venditore se ne andò in fretta e furia e ritornò con una rete. Catturare l’incauto uccellino fu proprio uno scherzetto da nulla.
Povero signor De Canarinis! Tutto ingarbugliato nella rete! Ha perduto anche il suo bel cappellino a quadri. Il venditore lo mise nel reparto-uccelli di un grande supermercato, tutto fatto di cemento grigio e triste, con soltanto qualche alberello di plastica qua e là.
Il povero signor De Canarinis venne rinchiuso in un’angusta gabbietta, con dell’acqua e qualche striminzito semetto.
Il venditore incollò quindi un’etichetta sulla gabbietta con su scritto “Uccello in calzoncini: 60mila” ed infine la mise in vetrina.
L’indomani il via vai di passanti fu sostenuto, e molti si soffermarono a guardare quel povero uccellino raggomitolato nella sua gabbietta. I bambini urlavano:”Papà, mamma, voglio quell’uccellino! Guarda com’è bello!” Ma tutti consideravano il prezzo troppo caro. Nonostante questo il venditore non aveva alcuna intenzione di ribassarlo.
Il tempo passò e il signor De Canarinis cambiò molto. Abituato com’era all’acqua piovana, ai prati verdi e ai suoi gustosi lombrichi, ora si rifiutava di mangiare. Anche tutte le sue belle piume grigie iniziavano a cadere. I calzoncini rossi ormai gli ballavano sulle zampette rinseccolite, e la sua cera era sempre meno brillante.
Il venditore si dimostrava molto seccato di tutto ciò: nessuno si soffermava più davanti a quella gabbietta per osservare l’uccello dai pantaloncini rossi che, ormai, sembrava più morto che vivo.
Un giorno, dopo l’ennesimo tentativo di infilargli in gola qualcosa da mangiare, decise che era arrivato il tempo di far posto, in vetrina, ad un altro articolo e, quindi, pensò che l’unica soluzione sarebbe stata quella di disfarsi del povero signor De Canarinis. “Ma signore, è ancora vivo!” esclamò, impietosito, il commesso del negozio “Lasci che sia io ad occuparmi di lui” “Beh, se proprio ci tieni…Io non lo voglio più vedere!” rispose il venditore.
Il commesso mise il signor De Canarinis in un angolino molto scuro. Lui, poverino, tirò un sospiro di sollievo, e ripensò ai suoi prati verdi e la cassetta arrugginita che credeva di non poter più rivedere.
In quella stessa città abitavano il piccolo Corrado e suo nonno. Per il compleanno del bambino, il nonno decise di fargli un bel regalo. “Sai Corrado, il tuo vecchio nonno vorrebbe regalarti un bel pesce rosso ed un acquario tutto tondo perché posso nuotare in libertà” “Oh, sarebbe un bellissimo regalo nonno” esclamò Corrado “E vorrei anche una di quelle alghe di plastica in modo che il pesciolino possa essere più contento” “Se lo vuoi…piccolo mio…faremo così”.
Corrado entrò con gioia nel negozio di animali, dove il povero signor De Canarinis deperiva giorno dopo giorno. “Buongiorno signore. Siccome è il mio compleanno il nonno vuole regalarmi un pesciolino. Ne vorrei uno molto rosso e vivace” specificò Corrado. Il venditore accompagnò il bambino davanti al grande acquario pieno di pesci “Scegli quale desideri e dopo te lo sistemerò nel tua piccola ampolla”.
Corrado, con gli occhi pieni di sorpresa, guardò attentamente ogni piccolo pesce che abitava quel grande acquario, ma decise, prima di scegliere definitivamente, di fare un giro nel negozio. Corrado osservò i canarini, i pappagalli, i criceti e le tartarughe. Poi il suo sguardo cadde sulla gabbietta dell’uccellino dai pantaloncini rossi. “Signore” disse Corrado al venditore “cosa c’è dentro a quella gabbia?” “Assolutamente niente, è da buttare” rispose frettolosamente. Corrado si avvicinò alla gabbia e udì la voce debole del signor De Canarinis “Cip, cip”. Allora guardò meglio, e vide il povero uccellino spelacchiato rannicchiato in fondo alla gabbia. Mosso da pietà, Corrado si rivolse al nonno: “Nonno ho deciso, non voglio un pesce…voglio quell’uccellino…!E’ così infelice” “Ma è malato, senza piume e tutto febbricitante!” disse il nonno “oltretutto mi sembra un po’ caro per le condizioni in cui si trova”. Il venditore si avvicinò ai due “Volevo appunto sbarazzarmene. 60mila lire è il vecchio prezzo, ma poiché è così malconcio, ve lo vendo al prezzo di un pesciolino”.
Il nonno, allora, comprò gabbia ed uccellino. Sulla strada di casa, Corrado portava con orgoglio la sua gabbia attento a non scuoterla troppo. “Nonno, credi che morirà?” “Ma figurati! Neanche per sogno. Lo faremo guarire.” Corrado pose la gabbia vicino alla finestra, così che l’uccellino potesse vedere il giardino. Poi gli diede dei semi, dell’acqua fresca e dei soffioni. Malgrado questo, però, l’uccello non si fidava ancora. Per addomesticarlo, Corrado gli parlava nella lingua degli uccellini: “Cip, cip” continuava a cinguettare anche lui. Finché un bel giorno il signor De Canarinis ebbe la forza di rispondergli “Cip, cip”.
Questo fu il primo vero segnale di ripresa del povero uccellino. Nei giorni seguenti le piume iniziarono a rispuntare, i suoi occhi ripresero brillare e crebbe di peso. Ma un giorno il nonno disse serio: “Corrado, il tuo uccellino è felice qui, perché sa che noi gli vogliamo bene, ma lui è fatto per vivere in libertà! L’ho visto spesso guardare fuori dalla finestra con tristezza”. “Ma nonno” ribatté Corrado “me l’hai comprato tu. Gli uccelli che si comprano vivono nelle gabbie!” “Questo non è un uccello domestico. A mio parere è stato catturato e, prima o poi, bisognerà rendergli la libertà. Altrimenti bisognerà impagliarlo”. “Ma allora perché me lo hai regalato?” chiese Corrado “Tu lo desideravi tanto, ti ricordi? E lui stava così male … lo abbiamo salvato, ma ora, può morire a causa della sua prigionia”.
Con il cuore gonfio di tristezza, Tristano disse all’uccello: “Dimmi uccellino in calzoncini, non vuoi restare con me?” L’uccello si girò con tristezza verso il giardino. Una mattina Corrado andò a trovare nel suo laboratorio “Nonno, ho deciso: libererò l’uccellino.” “Bene piccolo mio!” disse il nonno. “Ne avrai un altro, se vuoi, ma stavolta deve essere nato in gabbia”. “No, nonno, è a lui che voglio bene. Dimmi, credi che ritornerà ad aiutarmi?” “Ne sono sicuro” rispose il nonno. Corrado aprì la gabbia. L’uccellino volò felice attraverso la finestra aperta. Ritornò quasi subito, cinguettò, uscì e rientrò più volte. Alla fine Corrado gridò: “Nonno, vuole che lo segua!” “Andiamo” esclamò il vecchietto. L’uccellino volò fino alla cassetta arrugginita dove abitava e ne uscì con un vestito completamente giallo. Corrado rimase esterrefatto. “Nonno, questo è un uccellino veramente speciale, ha un nome e persino una casa!” Da quel giorno Corrado e il signor De Canarinis presero l’abitudine di scambiarsi visita mentre il nonno riparò e ridipinse la cassetta postale tutta di rosso con su scritto a chiare lettere “Casa del signor de Canarinis”.
Giancarlo Strocchia