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Biberon e il Folletto

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Un mostro che viveva nel bosco era triste perché non aveva amici finché non fece un incontro speciale

Tempo fa, in un bosco, viveva un mostro; si chiamava Biberon ed era così brutto che tutti gli abitanti del villaggio appena lo vedevano fuggivano a gambe levate. Il poverino, perciò si sentiva molto solo. Un giorno d’estate il mostro andò a raccogliere un po’ di more per fare la marmellata, e aveva già riempito quasi tutto il paniere, quando a un tratto vide un minuscolo folletto su una foglia con accanto un bellissimo cavallino. Il folletto gridò: “Buongiorno, io sono il Folletto delle more e tu?” Il mostro, sbalordito per il fatto che l’esserino non aveva paura di lui, si abbassò e disse: “Io mi chiamo Biberon, piacere!”. Quindi tese il suo grosso dito per far salire il folletto col suo cavallo e li portò a casa sua, dove allestì per loro un buon pranzetto. I due si mangiarono mezzo spaghetto per uno che per loro, grossi poco più di una formica, era veramente tanto! Tanto che alla fine del pranzo, mentre il mostro lavava i piatti, se ne andarono in giardino e si addormentarono sotto una zucca.
Nel mentre, Emiliano, un bambino del villaggio che passava di lì, tirò per sbaglio il pallone nel giardino di Biberon; pur avendo paura del mostro, corse a prenderlo e una volta lì scorse il folletto e il cavallino. Erano così piccoli e carini che, senza pensarci troppo, li prese e se li mise in tasca. Ma per la fretta di andare via Emiliano dimenticò di prendere il pallone.

Poco dopo il mostro, stupito di non vedere più in giro i suoi piccoli ospiti, uscì a cercarli in giardino e non trovandoli, pensò che se ne fossero andati via. Ma mentre pensava a questo vide il pallone e di colpo intuì l’accaduto. Allora afferrò la palla e si precipitò al villaggio.
Nella piazza principale, vicino alla fontana, c’era la piccola Roberta che giocava con la sua bambola. Nel vedere il mostro si spaventò e tentò di scappare. Ma Biberon la fermò tenendola per un braccio e le disse: “Non aver paura, non ti mangio mica! Volevo sapere da te se sai di chi è questo pallone”. “E’…E’…di mio fratello” balbettò la bimba terrorizzata.
Il mostro allora la lasciò andare e si mise alla ricerca di Emiliano. Quando alla fine lo trovò gli disse in modo autoritario: “Restituiscimi il folletto e il cavallo!”. “Sono lì…lì sopra tra i miei soldatini di piombo” disse subito il bambino andando a prenderli.
“Benrivisto folletto! Ti sei spaventato?” “No, no, anzi! Mi sono divertito un sacco. Avessi visto che razza di battaglie abbiamo combattuto!”. Il mostro si mise folletto e cavallino in spalla e dopo aver salutato Emiliano se ne andarono.

Nel tragitto il folletto rimontato in sella, si avvicinò all’orecchio del mostro e gli gridò: “E’ tardi, Biberon. Sta facendo buio e devo ritornare al mio cespuglio”. “Vi farete vivi presto?” chiese un po’ preoccupato il mostro. “Certamente!” promise il folletto partendo al galoppo.
Biberon felicissimo per avere trovato quei due nuovi piccoli amici, si avviò anche lui verso casa, fischiettando forte, molto forte, perché…era proprio contento!

 

Domizia Luzzi

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