L’Italia è un paese che racchiude tradizioni e consuetudini molto diverse tra loro per l’avvicendamento di popolazioni e culture nel corso dei secoli. Per questo, nelle occasioni come il Natale l’atmosfera della festa si scalda nella condivisione di prodotti, celebrazioni e momenti per stare insieme in armonia.
Iniziamo a parlare delle regioni montane, per esempio in Friuli e in Trentino a portare i doni ai bambini non è Babbo Natale ma San Nicola, non dimentichiamo che Sankt Nicolaus diviene poi Santa Claus. San Nicola accompagnato dagli angeli distribuisce dolci e giocattoli ai bambini buoni, quindi al tramonto si allontana. I bambini cattivi a questo punto sono alla mercè dei krampus, spiriti maligni con una maschera spaventosa alla ricerca dei bambini cattivi: insomma, ai bambini che vivono in quelle aree conviene essere buoni e obbedienti. Così si potrà accendere lo zoc o Nadalin, un grosso ceppo di faggio, quercia o gelso, fatto stagionare durante l’anno e che viene acceso la notte di Natale. Sempre tra le Alpi, ma ad ovest quindi in Valle d’Aosta, si valorizza soprattutto l’artigianato che in questa stagione dà il meglio di sé: sculture intagliate in legno, composizioni di fiori secchi e candele, pitture su ceramica esposti anche in accoglienti mercatini animano l’attesa del Natale.
La tradizione del ceppo acceso torna anche in Liguria, una regione celebre per splendidi presepi che vengono allestiti perfino in mare, come succede a La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellaro, accompagnati da spettacoli pirotecnici e giochi di luce. In Emilia Romagna, regione dalla ricca tradizione gastronomica, le città si accendono di mercatini. Per esempio a Bologna ci sono la Fiera di Natale e la Fiera di Santa Lucia, a Ravenna e Rimini i Mercatini di Natale, a Piacenza i mercatini Farnesiani, a Ferrara il Mercato di Natale, a Forlì e a Cesena la Fiera di Natale. Anche il Trentino-Alto Adige è celebre per i mercatini che propongono dolciumi, prodotti gastronomici, ghirlande, composizioni artistiche e oggetti di artigianato. Essenziale rispettare le distanze e i turni, indossare la mascherina e all’occorrenza esibire il green pass.
Il centro Italia è l’ambientazione più suggestiva per la tradizione del Presepe, basti pensare che proprio in Umbria la tradizione vuole sia stato istituito il primo presepe della storia: a Greccio, ideato da San Francesco. Anche la Toscana, il Lazio e le Marche offrono ad abitanti e turisti spettacoli di musica sacra e non solo, presepi viventi, spettacoli itineranti e mercatini con specialità gastronomiche e creazioni artistiche per addobbare la casa delle feste. Il Molise è la patria di zampogne e zampognari, costumi tipici agresti del secolo scorso, danze suggestive; in Abruzzo da non perdere la tradizione del ceppo natalizio da ardere, la tomba di Natale e la fiaccolata di fine anno.
Le regioni del Sud sono quelle in cui il sacro si mescola con le tradizioni profane. In Puglia, Basilicata, Campania i vicoli antichi si riempiono di luminarie, mercatini e soprattutto presepi, si riscopre il piacere di una tavola imbandita con i piatti della tradizione. Imperdibile è il Presepe vivente nei Sassi di Matera, uno spettacoli di luci e ombre suggestivo che ricorda molto il vero luogo dove nacque Gesù. Non per niente a Matera sono stati girati diversi film sulla vita di Cristo. In Calabria esiste ancora la tradizione della strina, il canto dei questuanti, in cui i suonatori annunciano la nascita di Gesù di casa in casa, ottenendo in cambio formaggi, olio, vino e salumi. In Sicilia vengono accesi falò notturni soprattutto nei centri montani per riscaldare il Bambin Gesù e non mancano suoni e canti degli zampognari o ciaramiddari, i suonatori della cianamide che eseguivano la novena davanti a piccoli altari sui quali veniva allestito il presepe, alla base di una rappresentazione della Sacra Famiglia.
Lina Rossi
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