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La scelta del nome

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Ora che è nato bisogna decidere, ma non è facile cavarsela fra tradizioni familiari e mode emergenti

Quell’essere incredibile che vi maciulla i capezzoli – con un’energia che nemmeno gli effetti speciali di Hollywood per un film di Schwarzenegger conoscono – oltre a un cognome ha un nome. Un nome particolare, scelto con attenzione e partecipazione in otto mesi d’attesa. Se non si chiama Giulia o Nicola (ci sono classi delle elementari dove la maestra interroga in collettivo le 15 Giulia e i 15 Nicola toccatigli in sorte- tipo ‘Giulia vieni alla lavagna!’ e s’affollano tutte), se non avete liquidato la vicenda chiamandolo Nino o Nina (diminutivo di Pasquale e Vincenza, nomi dei nonni paterni), e quindi avete optato per la creatività, da mesi le discussioni in famiglia vertono sul nome da dare al pupo.

Dalla prima litigata (‘No, Chiara Chiarini, no!’), seguita alla prima ecografia che vi ha edotto sul sesso del nascituro, voi e il padre avrete valutato tutti i santi del calendario e osservato i comportamenti di tutti i mocciosi che passano per strada. Non solo, avrete anche scoperto insospettabili aspetti della personalità del partner, sondando anche la sua cultura. Se, ad esempio, uno dei due propone di chiamarla Enea, sarà il caso, dopo il parto, d’iscriverlo o iscriverla a una scuola serale. Se doveste decidere per Medea, nel futuro, se sognate anche di diventare nonni, evitate almeno di farle fare studi classici.

Nel nome c’è in realtà quello che voi sognate per lui ed è questo il motivo per cui al mondo nessun figlio ha mai apprezzato il proprio nome di battesimo. Lo volete forte e sicuro di sé? Leone. E Leone sarà un ragazzino timido timido, capace di arrossire alla prima poppata solo perché vi ha visto la tetta. La volete felice? Letizia. Una vita di pianti garantiti. Non la o non lo volevate proprio? Carmine e Cesira. Appena possibile si cambieranno nome, costruendosi una personalità solida, che sarà poi il bastone della vostra vecchiaia.

Vi consiglio comunque di non pensarci troppo e di scegliere (come tutti) un nome tra quelli che offre il mercato (possibilmente breve, sennò già in prima elementare rischia di rovinarsi la carriera scolastica: ‘Michelangelo Mastrandrea, quanto ancora devo aspettare che tu finisca di scrivere il tuo nome? Guarda che Pia Bon ha già consegnato da un’ora…’). Tanto per mesi, se non per tutta la vita, lo chiamerete ‘il mio pulcino’ e ‘ciccicci’!

 

Lilith

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