I comitati dei genitori denunciano lo smantellamento, il ministero rassicura: cerchiamo di capire
La prima impressione è che i protagonisti di questa vicenda vivano su due mondi diversi o che quanto meno non stiano parlando della stessa realtà. L’argomento in discussione è comune: il futuro del tempo pieno nella scuola primaria (le vecchie elementari) e del tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado (le medie). Ma per il resto tutto diverge. I comitati dei genitori e degli insegnanti – che sabato scorso, dopo una settimana di mobilitazione in tutta Italia, hanno manifestato a Roma – denunciano “lo smantellamento del tempo pieno e del tempo prolungato”. Il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, in una lettera aperta firmata la scorsa settimana, assicura i genitori “che il tempo pieno sarà offerto a tutti i bambini della scuola primaria gratuitamente come per il passato e fino a 40 ore settimanali, a seconda delle scelte che voi esprimerete alle scuole interessate al momento dell’iscrizione, che dovrà essere effettuata in questo mese di gennaio”.
Messaggi tanto contrastanti non possono certo rassicurare le mamme ed i papà che dovendo lavorare, affidano i loro bambini – più di un milione, concentrati nelle grandi città – alla scuola. Ed allora, come stanno davvero le cose? Cosa prevede la riforma del sistema scolastico? E perché il servizio viene considerato a rischio?
Una riforma ancora in discussione
Per orientarsi bisogna capire come stanno le cose anche da un punto di vista normativo. Nel marzo scorso il Governo ha approvato la legge delega sulla riforma scolastica. Si tratta di un testo generale che deve essere “riempito” di contenuti. Per fare questo il governo ha messo a punto un decreto di attuazione che attualmente è in discussione presso la Commissione Cultura della Camera. Solo l’approvazione di questa legge permetterà, di fatto, l’avvio della riforma con il nuovo anno scolastico 2004/2005.
Cosa dice il decreto attuativo sul tempo pieno e prolungato
Il decreto attuativo della legge di riforma prevede una riorganizzazione dell’orario annuale. In particolare l’articolo 7 regola l’orario della scuola primaria (elementare) scomponendolo in questo modo. 27 ore settimanale di insegnamento sono obbligatorie, tanto per il tempo normale quanto per il futuro tempo pieno. In aggiunta a queste la scuola deve organizzare 3 ore settimanali di insegnamenti ed attività aggiuntive gratuite. Il decreto parla poi di “un tempo “eventualmente dedicato alla mensa” fino ad un massimo di 10 ore a settimana.
Le cose non sono molto diverse per quel che riguarda la scuola secondaria di primo grado il cui orario, compreso l’orario prolungato, è regolamentato dall’articolo 10 del decreto. 27 ore settimanale di insegnamento obbligatorio, 6 ore di insegnamenti ed attività aggiuntive gratuite, 7 ore di tempo mensa.
Sulla base del semplice calcolo matematico (Per le elementari: 27+3+10= 40 –– Per le media: 27+6+7= 40) il ministro dell’Istruzione è dunque nelle condizioni di affermare che anche con la legge di riforma la scuola garantirà alle famiglie un tempo di permanenza dei bambini di 40 ore, pari al tempo pieno attualmente in vigore.
Quali sono io rischi reali per le famiglie
Le rassicurazioni del ministro non hanno convinto genitori, insegnanti e presidi. Innanzitutto resta una incognita sulle 10 ore settimanali – prendiamo d’esempio il caso della scuola primaria – “eventualmente dedicate” alla mensa. Dieci ore settimanali vuol dire due ore al giorno: un tempo sproporzionato per la mensa. E’ chiaro dunque che le scuole dovranno “riempirlo” con qualcos’altro. Ma attenzione, le scuole non sono obbligate a farlo e, quel che è peggio, almeno a partire dall’anno scolastico 2005/2006 dovranno trovare i soldi per il personale incaricato di coprire l’assistenza durante il “tempo mensa”. Questo vuol dire che la responsabilità di assicurare un tempo pieno di 40 ore sta per ricadere sulle spalle dei singoli Istituti scolastici e che, soprattutto, le famiglie potrebbero trovarsi di fronte ad offerte diverse anche nell’ambito dello stesso quartiere. Dubbi restano poi anche sulle tre ore di insegnamenti ed attività alternative che le scuole devono organizzare obbligatoriamente e che i genitori possono scegliere in via opzionale al momento dell’iscrizione. In questo momento le iscrizioni sono in corso, ma non essendo ancora stato approvato il decreto attuativo della riforma, i dirigenti non sono ovviamente in grado di spiegare ai genitori tra quali corsi possono scegliere.
Così, al di là dei dubbi quantitativi, i comitati dei genitori non possono fare a meno di osservare che con uno schema orario spezzettato tra insegnamenti obbligatori, attività alternative e tempo mensa dai contenuti incerti il tempo pieno si trasforma in un “doposcuola facoltativo, senza continuità didattica con il resto delle ore, rivolto di fatto a quei bambini e ragazzi che non possono organizzarsi un pomeriggio diverso”.
Cosa accadrà con il nuovo anno scolastico
Sintetizzando. Sulla carta le 40 ore del vecchio tempo pieno non vengono “cancellate” dalla riforma scolastica, ma la loro “riorganizzazione” non offre nessuna futura garanzia alle famiglie, che devono sperare nella buona programmazione dei loro istituti scolastici. I problemi si presenteranno comunque a partire dall’anno scolastico 2005/2006, perché per prossimo anno il ministero ha assicurato il mantenimento degli organici oggi in servizio. Le scuole potranno contare sulle insegnanti che hanno oggi a disposizione. In un modo o in un altro, per l’anno 2004/2005, il tempo pieno di 40 ore è dunque garantito. Ma sul suo futuro e sulla sua qualità i dubbi appaiono più che legittimi.
In Rete:
Ministero dell’Istruzione
Coordinamento Nazionale in difesa del Tempo pieno
Matteo De Matteis