Avete un solo dovere: riposare. Ma tutto quello che vi circonda trama contro di voi. E non è che l’inizio
E’ arrivato lui o lei e adesso voi fate la cortesia di togliervi di torno! Ve lo mettono in braccio ed è l’ultima volta che vostro figlio sarà esclusivamente vostro. Lo attaccherete al seno, mentre un’altra parte di voi, quella sala giochi che vi permise di concepirlo, verrà cucita alla bell’e meglio, mentre qualcuno vi premerà la pancia per tirar via anche l’ultima traccia di nove mesi da regina. Guardatelo o guardatela per l’ultima volta. Le ostetriche lo prenderanno e lo porteranno in trionfo dai parenti che aspettano fuori: è la parte che piace di più alle ostetriche (anche perché permette loro di dire ‘Beh adesso l’avete visto, va su in nursery…avanti un’altra!’). Voi verrete caricate su una sedia a rotelle e trasferite dalla catena di smontaggio a quella di montaggio. Siete diventate una mamma!
Da questo momento avreste un solo dovere: riposarvi. La cosa è praticamente impossibile, e non solo per tutta l’adrenalina che avete accumulato e per le contrazioni post parto che avete sottovalutato, ma perché è sempre ora di visita. Se vostro marito non ha provveduto a fotografare la creatura al momento della nascita (conosco uno che l’ha fatto e per fortuna l’immagine non è venuta sfocata, sennò l’avrebbe spinto indietro per ripetere la foto), sicuramente dovrete sottoporvi alla prima foto di gruppo.
Infilate la camicia rosa, spazzolatevi come si può quel cavolfiore che vi si è incollato in testa e… mettetevi sedute. Vi accorgerete subito di non aver messo in valigia l’unica cosa che veramente serve a una puerpera: la ciambella. Della ciambella non parla mai nessuno, pur essendo l’unico acquisto veramente utile in qualsiasi gravidanza. Se siete brave nel fai da te potete ricoprirla con stoffe rosa o azzurre, trasformarla in un simpatico cuscino, darle al limite un nome. Vi accompagnerà ovunque almeno nella vostra prima settimana da mamma, un po’ come gli occhiali da lettura dopo i quarant’anni.
Dopo la foto a tre, dopo lo squartamento d’ordinanza della creatura stile canzone degli Alpini ‘Il Capitan della compagnia’ (il primo pezzo è del papà, gli occhi della nonna, le mani di, i capelli di…), dopo le visite dei nonni, zii, amiche, parenti vari, proverete a tentare di dormire. E invece no. Se non ci sono le visite dei parenti delle altre mamme, se vostro figlio non piange, piangono i bambini altrui. O geme la vicina di letto a cui la gravidanza ha fatto esplodere le emorroidi. Sporche, lacere e contuse attaccherete quell’esserino stupendo al seno, invocando l’arrivo della montata lattea (unica montata che conoscerete nei mesi a venire) e del colostro, che segnerà per mesi lo spartiacque tra il risparmio (niente latte in polvere) e la libertà (lo allatti nonna col biberon, che io finalmente esco!). Per tutta la durata del soggiorno al Grand Hotel Smontaggio e Rimontaggio non dormirete praticamente mai (lavandovi occasionalmente perché è vero, sta scritto nel Vangelo, tu ti laverai con dolore!). Dopo sarà peggio, ma siccome non lo sapete ancora…
Lilith