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Disturbo della condotta alimentare, la base per le anoressiche è la bulimia

Disturbo della condotta alimentare, la base per le anoressiche è la bulimia

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I dati epidemiologici confermano quanto già da tempo si sapeva: il disturbo alimentare psicogeno è donna, la proporzione è di 9 ad 1 per le femmine e tra le forme è la patologia bulimica a mostrare una maggiore incidenza rispetto alla forma anoressica. Anche se, è sempre più difficile trovare delle forme pure di Anoressia e Bulimia, le forme miste comprendono entrambi gli aspetti.

Le raccomandazioni arrivano dal Ministero della Salute
L’Istituto Superiore di Sanità insieme all’Ausl n.2 dell’Umbria e con il patrocinio del Ministero della Salute, ha promosso lo scorso 24 e 25 ottobre all’Istituto Superiore di Sanità la Conferenza nazionale di consenso sui Disturbi del Comportamento Alimentare http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1972_allegato.pdf e pubblicato i risultati sul sito del Ministero della Salute. Nel documento si raccomanda di attivare studi che includano aspetti relativi al quadro metabolico e allo stato di nutrizione dei pazienti, e che negli studi siano adottati strumenti diagnostici standard, ovvero omogenei e universalmente accettati. Si auspica infine l’istituzione di un registro nazionale dei DCA. Si raccomanda inoltre, di definire i modelli che ssotengono lo sviluppo del disturbo così da comprendere l’eziopatogenesi ed i fattori di rischio.

L’anamnesi deve ricercare
La raccomandazione da parte del Ministero e dell’ISS è che venga condotta un’anamnesi per accertare l’esposizione a determinati fattori di rischio quali:

1.familiarità per disturbi psichiatrici;
2.possibili eventi avversi/traumatici, malattie croniche dell’infanzia e difficoltà alimentari precoci;
3.possibili comorbidità psichiatriche;
4.appartenenza a gruppi in cui è maggiore la pressione socio-culturale verso la magrezza (modelle, ginnaste, danzatrici..)
5.percezione e interiorizzazione dell’ideale di magrezza;
6.insoddisfazione dell’immagine corporea;
7.scarsa autostima e perfezionismo;
8.stati emotivi negativi

Percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo ottimale
Ai pazienti deve essere garantito un percorso terapeutico appropriato che coinvolga sia le pazienti che la famiglia; la gestione specifica per età e per disturbo, la presenza di personale con esperienza e formazione specifica sulle diverse forme del Disturbo Alimentare Psicogeno. Le figure professionali coinvolte dovrebbero essere, a seconda dell’età del soggetto:

– il medico di medicina generale o il pediatra di famiglia;
– psichiatri o neuropsichiatri infantili
– psicologici
– psicoterapeuti
– nutrizionisti clinici
– internisti o pediatri
– dietisti

Il modello organizzativo per la gestione dei DCA dovrebbe essere multidimensionale, interdisciplinare e multi-professionale integrato. Dovrebbe inoltre essere età specifico.
La Conferenza e i suoi risultati rappresentano un passo importantissimo nell’affrontare in sede nazionale la tematica dei DCA a sollievo delle famiglie e delle persone toccate direttamente da queste patologie.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psichiatra, psicoterapeuta, laureata in Psicologia medica

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