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Stress e mal di testa

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Aumentano i bambini e gli adolescenti che soffrono di emicrania: spesso è il segnale di un disagio personale

Sono sempre di più i giovanissimi che soffrono di mal di testa. Secondo le ultime ricerche il 14 per cento degli adolescenti ed il 25 per cento dei bambini. L’allarme arriva dagli esperti riuniti nei giorni scorsi a Roma, in occasione del congresso della Società Internazionale delle Cefalee. Il mal di testa, rilevano, è in aumento nei bambini così come negli adulti: 90 persone su 100 ne soffrono almeno una volta e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo ha inserito tra le 20 malattie più disabilitanti.

La prima causa è lo stress
“Il mal di testa è il disturbo più diffuso da zero a 18 anni – ha detto il direttore del centro Cefalee del dipartimento di Scienze neurologiche dell’Università di Roma “La Sapienza”, Vincenzo Guidetti – e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di un mal di testa ‘sindrome’. Non è cioè un segno collegato ad altre malattie. Sicuramente la genetica gioca un ruolo molto forte, ma nel mal di testa dei bambini – assicura il medico – sono assolutamente fondamentali altri fattori scatenanti.
Esiste quindi una predisposizione a soffrire di emicrania, i cui attacchi nei bambini possono durare fino a due ore (contro le quattro ore degli adulti), ma per far scattare gli attacchi occorre un grilletto psicologico. “Le emozioni sono il primo fattore scatenante – ha proseguito Guidetti – e tra queste gioca un ruolo importante la scuola. E’ il primo banco di prova con cui bambini e adolescenti si confrontano direttamente con le proprie capacità. Situazioni classiche in cui può scatenarsi il mal di testa sono interrogazioni e compiti in classe”. La scuola non è, però, l’unica responsabile: possono scatenare il mal di testa nei giovanissimi anche lo sport e il movimento. “Non soltanto l’emozione di una gara, ma anche il semplice movimento, come salire e scendere le scale di corsa – ha spiegato Guidettei – possono scatenare un attacco di mal di testa”. Un effetto analogo lo provocano le troppe ore trascorse al computer o davanti alla televisione, così come un’eccessiva vicinanza alla tv, cambiamenti del clima o l’arrivo dello scirocco.

Le conseguenze dell’emicrania
Le ricerche hanno dimostrato che chi soffre di emicranie da piccolo ha ben 4 volte di più il rischio di soffrire da adulto di depressione e 6 volte di più di ansia. E poi, ci sono dei comportamenti appresi che i bambini con questa sindrome, se non si interviene, si porteranno dietro tutta la vita; come il mettersi a letto quando si ha mal di testa. Oppure, reagire con sintomi fisici di fronte a situazioni difficili. Le emicranie hanno evidenti ricadute nella qualità della vita di un bambino, e della sua famiglia (condizionata ovviamente dalla frequenza degli episodi): il bambino non va a scuola, e con lui resta a casa la mamma che non può andare in ufficio. Ci sono ricadute sul suo apprendimento e sulle sue relazioni sociali. Non solo. Siccome il movimento peggiora gli attacchi, il bambino che ha questa sindrome tenderà a non fare sport.

Ma il disturbo non va sottovalutato
Il problema, per Guidetti, non va drammatizzato ma neanche banalizzato: “il bambino con mal di testa lancia un messaggio di disagio, se ne devono occupare persone competenti”. Spesso il pediatra non è sufficiente. “I genitori, che in primo luogo temono i tumori cerebrali, portano i figli dal pediatra che di solito sottovaluta il problema, dice ‘è la crescita, passerà’, affermazioni che non hanno alcun fondamento di natura scientifica. Sdrammatizza ma non risolve il problema”. A seconda del tipo di emicrania, il bambino può soffrire di vomito, nausea, voglia di stare al buio e a volte sono anticipati da sintomi che destano allarme: non vedere da un occhio (4% dei casi) o formicolii alle braccia, “tutti sintomi benigni”. “Quando c’è un mal di testa si esprime un disagio, bisogna capire cosa c’è dietro, possono esserci implicazioni psicologiche. L’emicrania non è la causa ma un fenomeno che aggrava. Spesso sono le emozioni a scatenarla, soprattutto nelle emicranie tensive, e questo vale per le emozioni negative che per le emozioni positive”.
La cura? “Incontri di counseling con le famiglie e i farmaci, se sono necessari”. Guidetti ricorda che in gran parte degli ospedali italiani ci sono i centri per la cefalea dell’età evolutiva. E’ lì che bisogna andare per affrontare il problema.

 

Matteo De Matteis

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