Si credeva debellata ma la tubercolosi è una malattia tutt’ora presente

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Si credeva debellata ma la tubercolosi è una malattia tutt’ora presente

pediatra dottore tubercolosi visita polmoni tbp

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I rimedi costano poco, eppure sono pochi coloro che si interessano per combatterla con strategie efficaci. Stiamo parlando della la tubercolosi, pericolosa soprattutto nell’infanzia eppure sottostimata. Lo dichiara l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, che fa notare come questa malattia spesso non venga diagnosticata sotto i 15 anni e che ogni giorno causi invece la perdita di circa 200 bambini. Sempre secondo l’OMS, almeno mezzo milione di bambini si ammala di TBC ogni anno e di questi sono ben 70mila ad addormentarsi per sempre. I bambini a rischio potrebbero ricevere la cura, il costo è di soli 3 centesimi di dollaro al giorno.

Un problema presente anche in occidente
La tubercolosi o TBC è una malattia presente ancora oggi in tutto il mondo: sembra che siano circa nove milioni le persone affette. La diffusione però è poco omogenea: la maggior parte dei casi si concentra nei paesi in via di sviluppo, dove le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti. Qui, la diffusione della malattia è causata anche da sottoalimentazione e presenza di altre malattie come l’AIDS. Tutte queste condizioni favoriscono un indebolimento del sistema immunitario, predisponendo a contrarre la malattia. In Occidente, dove vengono messe in atto misure di tipo igienico-sanitario per combattere la diffusione della malattia, le possibilità di ammalarsi sono decisamente più basse. Gli esperti calcolano che una persona, nel corso della vita, abbia una probabilità su quattro di entrare in contatto con il bacillo di Koch responsabile della malattia. Se il contatto si verifica, però, è difficile ammalarsi perché una buona salute, un’alimentazione corretta e una vita sana e attiva come quella che conducono gli occidentali costituisce già da sola una valida protezione.

Ecco come avviene il contagio
La tubercolosi si trasmette per via aerea attraverso goccioline contenenti micobatteri tubercolari, responsabili della malattia, emessi nell’aria dal malato di tubercolosi di tipo polmonare attraverso colpi di tosse o starnuti. La trasmissione non è semplice come quella del raffreddore: chi trasmette la malattia deve essere “bacillifero” cioè avere un’alta carica batterica nelle secrezioni prodotte con la respirazione. Inoltre, il contatto deve essere prolungato e avvenire in un ambiente chiuso e con pochi ricambi d’aria. Le goccioline infette, attraverso le vie aeree, raggiungono gli spazi alveolari dei polmoni di un altro individuo e i micobatteri cominciano a crescere e moltiplicarsi. Le difese immunitarie dell’organismo ospite cercano di bloccare il progredire dell’infezione, quasi sempre con successo. La persona, a questo punto, è infetta ma non malata e non può trasmettere la malattia ad altri. L’infezione chiamata “latente” può rimanere tale per tutta la vita.

Proteggere bambini e ragazzi
Le autorità sanitarie italiane, per tenere sotto controllo i possibili casi di tubercolosi, sottopongono i bambini della scuola elementare e i ragazzi delle medie a un test specifico, detto “cutireazione alla tubercolina”. Consiste nell’inoculare, appena sotto la pelle e attraverso sottili aghi, qualche goccia di un liquido ottenuto dalle colture in vitro del bacillo. La zona, in genere la parte interna dell’avambraccio, viene controllata dopo qualche giorno. Se non si è verifica eruzione cutanea, significa che il ragazzo non è entrato a contatto con il bacillo, mentre se si crea un pomfo arrossato vuol dire che è avvenuto il contagio. A questo punto è necessario sottoporre la persona a radiografia del torace, per individuare l’eventuale presenza di tubercoli e all’esame dell’espettorato: si preleva cioè una piccola quantità di muco espulso con colpi di tosse e la si esamina al microscopio, per la ricerca del bacillo. Non è detto, però, che la malattia abbia provocato dei danni: spesso infatti queste, come è stato detto, viene superata senza problemi.

Il vaccino e gli altri presidi
La lotta contro la TBC viene portata avanti con efficacia nei paesi occidentali, attraverso misure igieniche ormai di prassi come la pastorizzazione del latte, che consiste nel portare il latte vaccino a 60° C per pochi secondi: questo è sufficiente a uccidere il bacillo. Inoltre i veterinari periodicamente attuano una efficace profilassi contro la TBC bovina, attraverso farmaci e vaccini da somministrare a questi animali, che possono essere portatori della malattia. Per non ammalarsi di TBC esiste un vaccino, il cosiddetto BCG – “bacillo di Calmette-Guérin”, che viene somministrato attraverso una iniezione intradermica sotto la pelle oppure attraverso punture plurime. La persona vaccinata diviene immune circa tre mesi dopo e lo resta per cinque anni. Si tratta però di un vaccino indicato solo nei paesi dove la malattia è diffusa (per esempio nei paesi in via di sviluppo), oppure a persone che hanno parenti malati e rischiano quindi il contagio. Devono inoltre sottoporsi a vaccino gli operatori sanitari e gli studenti in medicina.

Giorgia Andretti
Consulenza della Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it

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