Le gite in montagna nascondono pericoli, il bambino di Calvana è un esempio

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Le gite in montagna nascondono pericoli, il bambino di Calvana è un esempio

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In una normale giornata di fine giugno, quando i bambini sono in vacanza, sparsi tra campi estivi, spiagge e oratori, si è diffusa la notizia della tragica scomparsa di un ragazzino. Una di quelle notizie che fanno attaccare al telefono i genitori che sono al lavoro, oppure a occuparsi delle faccende domestiche, per assicurarsi che i propri piccoli stiano bene. Perché quando un bambino perde la vita è sempre una tragedia, ma lo è ancora di più se questo succede in un momento di felicità, come lo è una gita in montagna con i propri amici. È successo così a Franco L., undicenne di Paperino, un piccolo centro toscano vicino a Prato.

Un malore mentre era in gita con l’oratorio
Franco stava compiendo un’escursione sul Monte Calvana, un promontorio alto circa 800 metri. L’obiettivo era raggiungere un rifugio, seguendo un tragitto che era stato classificato come “facile”. Assieme al lui c’erano altri bambini e ragazzi, di età compresa tra gli 8 e i 16 anni, tutti appartenenti al gruppo parrocchiale che nelle settimane di vacanza organizzano l’oratorio estivo. A un certo punto, attorno alle 12.45, Franco accusa i primi malori, quindi quasi subito perde i sensi. L’accompagnatrice che si trova con lui, esperta di primo soccorso, si occupa di Franco, lo aiuta, lo fa stendere e si mette subito in contatto con il 118. Data la posizione dei ragazzi, in montagna, intervenire con un’ambulanza è impossibile. Il gruppo deve attendere quindi l’arrivo dell’elicottero si soccorso, che però è disponibile solo un’ora e mezzo più tardi dopo la prima chiamata, quando Franco è ormai in arresto cardiaco. Con l’elicottero, il ragazzo viene trasportato subito all’ospedale Careggi. Qui i sanitari tentano tutto il possibile per salvarlo, mettendo in atto anche il sistema della a circolazione extracorporea. Tutto è inutile. Per il ragazzino non c’è più nulla da fare.

Nessun colpevole per questa vicenda
I medici che indagano sul decesso di Franco per il momento hanno ipotizzato la presenza di un disturbo congenito sul ragazzino, forse una cardiopatia mai diagnosticata. Al momento, d’altra parte, non è stato individuato nessun responsabile e quindi non ci sono indagati, anche se si dovrà attendere l’esito dell’autopsia, disposta per giovedì 28 giugno. In un primo momento, l’attenzione è stata richiamata sulle responsabilità degli accompagnatori, che avrebbero fatto camminare i bambini sotto il sole. Infatti, a quando è stato fatto sapere in un primo momento, molti ragazzini erano stanchi e disidratati e hanno per questo dovuto essere accompagnati, a gruppi di sette, anch’essi in ospedale. In seguito, però, è emersa un’altra verità: i controlli medici hanno riscontrato che i bambini non presentavano segni di disidratazione. Tutti erano muniti di cappellino contro il sole e avevano con sé una scorta d’acqua. Nessun altro bambino si è sentito male, anche se indubbiamente molti sono rimasti impressionati dal malore e dal decesso del compagno di escursione.

Attenzione con il caldo soprattutto per i bambini
È comunque indubbio che, soprattutto in estate e soprattutto quando si parla di bambini, le attenzioni e le precauzioni vanno moltiplicate per mille. È vero, come hanno fatto sapere i pediatri interrogati sulla vicenda, che l’età tra i nove e gli undici anni è quella che resiste meglio alla fatica fisica, ma non per questo l’organismo di un ragazzino va sovraccaricato, anzi. Il corpo dei bambini è costituito infatti per la maggior parte di acqua e basta poco a far evaporare, attraverso il sudore, una quantità sufficiente a portare a un primo livello di disidratazione, al quale può conseguire uno shock con abbassamento delle funzioni vitali e arresto cardiaco. Anche un bambino sano può andare incontro a questi problemi, se sottoposto a uno sforzi fisici in un ambiente troppo caldo. Per questo è essenziale non dimenticare mai le regole per il benessere dei bambini, che sono state ribadite dalla Società Italiana di Pediatria anche in questa occasione. I bambini dovrebbero prima di tutto bere molto: non è sufficiente la bottiglietta da mezzo litro d’acqua che poco dopo è già finita, occorre una scorta abbondante di acqua possibilmente fresca (non gelata) che garantisca un apporto idrico costante mentre si è in un ambiente caldo. La testa va coperta da un cappellino bianco, in cotone traspirante, bucherellato e con visiera per proteggere gli occhi. I berretti scuri in tessuto sintetico, pur amati dai ragazzini perché alla moda, non vanno bene perché trattengono le alte temperature, predisponendo ai colpi di calore. L’attività fisica, se necessaria, va effettuata nelle prime ore del mattino e nel tardissimo pomeriggio, quando il sole tramonta. In ogni caso, non si dovrebbe uscire di casa e soprattutto stare al sole tra le 11 e le 18. Se proprio è necessario farlo, ci si deve limitare a camminare piano, all’ombra. Meglio ancora sarebbe potersi rinfrescare in mare, in piscina sotto gli occhi di un adulto, oppure sedersi su una panchina o su un prato fresco dedicandosi a un po’ di relax, tipo una lettura. Sono forse consigli già noti, ma purtroppo l’esperienza insegna che non vengono mai ascoltati a sufficienza.

Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it

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