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La difterite

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Questa pericolosa malattia infettiva è stata debellata dove più capillare è stato l’utilizzo del vaccino

La difterite è una malattia acuta, infettiva e contagiosa causata da un batterio, il Corynebacterium diphtheriae. La malattia è diffusa in tutto il mondo, soprattutto nelle aree maggiormente depresse dove più scarse sono le misure igieniche, mentre nei Paesi dove la vaccinazione è praticata sistematicamente è da considerarsi una rarità. Negli ultimi anni sono stati rilevati casi di difterite in soggetti non vaccinati (in Russia nel solo 1994 ci sono stati 47000 casi con 1700 morti) o adulti vaccinati nell’infanzia e non sottoposti a richiamo (Svezia, Norvegia).
Il contagio avviene attraverso la saliva o le secrezioni nasali dei soggetti malati o dei portatori sani; è possibile anche il contagio indiretto tramite l’uso di oggetti contaminati, in quanto il batterio è in grado di sopravvivere a lungo nell’ambiente. Se il soggetto infettato non è immune alla malattia, il Corynebacterium diphtheriae si localizza nelle alte vie respiratorie, si moltiplica e produce una tossina, responsabile di gran parte dei sintomi della malattia.

I sintomi della difterite sono pertanto di due tipi:

Manifestazioni locali: dovute all’infezione delle alte vie respiratorie (faringite, tonsillite, rinite) e all’azione locale della tossina. Nella sede di infezione compaiono lesioni tipiche, rappresentate da intenso arrossamento e presenza di un essudato bianco-grigiastro che si dispone a formare pseudomembrane; sono presenti febbre, dolore locale e notevole tumefazione delle linfoghiandole angolomandibolari e laterocervicali che conferisce al collo un aspetto “taurino”. Se la malattia colpisce la laringe si manifestano alterazioni della voce (disfonia), tosse abbaiante (croup) e difficoltà respiratorie dovute al fatto che le pseudomembrane ostruiscono il passaggio dell’aria; la sintomatologia può essere molto grave e condurre al decesso per asfissia.

Manifestazioni sistemiche: dovute all’azione della tossina, che agisce a distanza dalla sede di produzione. Gli organi più colpiti sono il cuore, il sistema nervoso, il rene e, più raramente, le ghiandole surrenaliche.

L’interessamento dell’apparato cardiocircolatorio si verifica in circa i 2/3 dei casi di difterite; la sintomatologia può essere precoce (primi giorni di malattia) o tardiva (2a-3 a settimana). Nel primo caso è dovuta a un danno delle ghiandole surrenaliche, che determina un’insufficienza cardiocircolatoria. Le manifestazioni tardive sono invece dovute all’instaurarsi di una miocardite (infiammazione del tessuto cardiaco) e sono caratterizzate da astenia, ipotensione, bradicardia, alterazioni del ritmo, scompenso cardiaco.
Le complicanze neurologiche sono rappresentate da paralisi flaccide, che possono manifestarsi precocemente o dopo circa un mese dall’inizio della malattia. Le paralisi precoci determinano disturbi nella deglutizione, le paralisi tardive possono causare strabismo, ptosi palpebrale (palpebre semi-chiuse), disturbi visivi, disturbi motori dei muscoli facciali, afonia, difficoltà a mantenere il capo eretto. Più raramente vengono colpiti i nervi spinali, con conseguente paralisi ascendente dei muscoli degli arti e del tronco.
Le lesioni renali si manifestano con l’emissione di proteine e sangue con le urine; può comparire oliguria (diminuzione dell’emissione di urine).

La diagnosi viene sospettata in presenza dei sintomi sopra descritti, e confermata dall’isolamento del Corynebacterium diphteriae nella sede delle lesioni.
La terapia si avvale dell’uso di antibiotici (penicilline e macrolidi), per eliminare i batteri, e della somministrazione precoce di antitossina difterica, per neutralizzare gli effetti della tossina.
La prognosi è legata a molti fattori: localizzazione ed estensione delle lesioni, età del paziente (maggiore gravità nel neonato e nel lattante), rapidità della diagnosi e tempestività del trattamento. Il decesso si può verificare per cause locali (asfissia) o per le complicanze cardiovascolari, mentre le complicanze neurologiche tendono in genere alla risoluzione.
I portatori sani vanno individuati in corso di epidemie, mediante un tampone faringeo e trattati con antibiotici e vaccino.

La vaccinazione contro la difterite è obbligatoria in Italia dal 1939; attualmente viene praticata insieme alla vaccinazione antitetanica (la cosiddetta “bivalente”). Sono inoltre disponibili preparazioni che contengono in un’unica fiala tutti i vaccini obbligatori e alcuni di quelli raccomandati per l’infanzia (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, Haemophilus Influenzae B).
Il vaccino anti-difterico è costituito da una anatossina (sostanza capace di determinare la produzione di anticorpi contro la tossina, ma priva degli effetti dannosi della stessa); ad essa vengono associate altre sostanze (fosfato o idrossido di alluminio) in grado di aumentare l’efficacia dell’anatossina stessa nel produrre l’immunità. Il vaccino destinato ai bambini contiene una quantità di anatossina di 10-25 Lf, mentre quello destinato a soggetti maggiori di 7 anni (detto tipo “adulti”) ne contiene quantità molto inferiori (2 Lf) per limitare la comparsa di effetti collaterali.
Il ciclo primario di vaccini è composto da 3 dosi, da praticare nel 3°, 5° e 11° mese di vita; è previsto un richiamo a 6 anni. Successivamente, per mantenere una buona immunità, sarebbe opportuno, specie in soggetti a rischio (ad esempio personale sanitario) ripetere un richiamo ogni 10 anni, utilizzando la preparazione per “adulti”.
La vaccinazione conferisce una buona protezione dalla malattia, ma non impedisce lo stato di portatore; infatti gli anticorpi neutralizzano gli effetti della tossina ma non hanno nessuna efficacia contro i batteri che la producono. Tuttavia nei Paesi in cui il 70% dei bambini risulta vaccinato, la malattia è virtualmente scomparsa.

 

Prof. Luigi Tarani

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