Le modalità della cura variano a seconda che questa deformità del piede sia di tipo addotto o congenito
Una delle più frequenti richieste di controllo ortopedico nel primo mese di vita del bambino è dato dalla osservazione di una deviazione verso l’interno della parte medio anteriore del piede: il bordo interno del piede è concavo, mentre il bordo esterno è convesso e spesso l’alluce è divaricato dal 2° dito.
Di questa deformità, definita Metatarso varo e che colpisce generalmente entrambi i piedi, non si conosce la causa.
Molti medici sono d’accordo che nella famiglia è facile trovare deformità analoghe dei piedi e quindi parlano di un difetto genetico ereditario, ma egualmente concordano sull’azione deformante della pressione dentro l’utero nelle ultime settimane di gestazione quando i piedi vengono costretti in uno spazio sempre più angusto.
Quale condotta di trattamento dobbiamo adottare dal momento che in alcuni casi la deformità si risolve anche spontaneamente?
A volte è sufficiente al piede “uscire” dalle ristrettezze dell’utero e sottrarsi alle pressioni deformanti per riacquistare rapidamente in poche settimane/mesi una forma normale.
In altri casi invece il piede non migliora e se non si instaura un adeguato trattamento ortopedico si assiste ad un progressivo peggioramento del quadro clinico e ad un risultato tanto più scadente quanto più tardi è iniziata la cura.
Nelle forme a evoluzione favorevole, pur con diversi quadri iniziali di gravità e rigidità, sono generalmente sufficienti la stimolazione neurosensoriale e la manipolazione dolce in correzione dei piedi a ottenere il recupero della forma normale.
Nei casi più resistenti è necessario dalla 3-4 settimana di vita favorire passivamente la postura corretta del piede con gessi, e se necessario, dopo il 3°-4° mese, con apparecchi ortopedici. Questi sono disponibili in diverse misure, a seconda della lunghezza del piede e sono regolabili manualmente.
Lo scopo è di garantire al piede la migliore postura possibile, non forzata, cercando di recuperare gradualmente e nel tempo la posizione normale.
Gli apparecchi vanno rimossi più volte nella giornata in occasione del cambio del pannolino o del bagno del bambino. Vanno rimessi dopo aver eseguito una breve manipolazione del piede.
Non devono dare fastidio, né formare arrossamenti della pelle, a maggior ragione piaghe cutanee, o causare il pianto del bambino. Non devono essere usati quando il bambino ha conquistato la posizione eretta, quindi vanno usati solo quando dorme.
Queste forme che rispondono bene alla cura e che gli autori americani definiscono come Metatarso Addotto differiscono da quelle meno frequenti, di Metatarso varo Congenito (circa 1 ogni 1000 nati).
Nelle prime la caviglia non è rigida e si muove ampiamente, e il medioavampiede si lascia più o meno facilmente e rapidamente correggere.
Nel Metatarso varo Congenito, al contrario, la caviglia è rigida e ha una diminuita flessione plantare, il medioavampiede è sempre molto rigido e resiste ai tentativi di correzione manuale.
La cura ha lo scopo di far riacquistare al piede una forma e una funzione normale.
Nel Metatarso varo Congenito è utile iniziare subito il trattamento, se non proprio nella prima settimana, il prima possibile: il gesso eseguito “su misura” dall’ortopedico offre le migliori garanzie di efficacia, e va alternato a sedute fisioterapiche di manipolazioni del piede. Ogni 3-4 settimane il gesso va rinnovato e dal 3°-4° mese può essere sostituito da un apparecchio ortopedico (scarpetta posturale).
Dopo i 10/11 mesi, quando il bambino sta in piedi, è utile l’uso di calzature senza verso, cosiddette a biscotto, da portare sino al 2°-3° anno di vita, epoca in cui generalmente la deformità è ben guarita.
Nei casi in cui, dopo il primo anno di vita, continua a persistere un Metatarso varo, è necessario dopo un attento bilancio clinico-radiografico correggere chirurgicamente il piede.
Prof. Gabriele Poli