Ecco come assicurare ai vostri figli la giusta dose di proteine e minerali evitando i rischi
di “mucca pazza”
In Europa è di nuovo allarme per la diffusione tra i bovini dell’encefalopatia spongiforme bovina,
conosciuta ormai come morbo della mucca pazza.
Nel 1996 l’Unione Europea decise di non importare carni dalla Gran Bretagna a seguito della
diffusione del morbo tra i bovini e del riscontro di alcuni casi di encefalite spongiforme in pazienti adulti sospettati di aver ingerito carni
“infette”.
Da allora sembrava che la preoccupazione fosse rientrata, ma ecco partire dalla Francia la segnalazione di nuovi casi di
“encefalite spongiforme” e la previsione di 5.000 nuovi casi nei prossimi 10 anni. Questo nuovo allarme ha indotto l’Unione Europea a
sollecitare i paesi membri a mettere in atto controlli più severi e l’Italia, che importa metà delle sue carni dalla Francia, ha emanato un
decreto del Ministero della Sanità in data 29/9/2000 intitolato “misure sanitarie di protezione contro le encefalopatie spongiformi
trasmissibili” e si sta preparando ad un eventuale blocco delle importazioni.
Di fronte all’allarme amplificato da mass media e
associazioni dei consumatori è bene avere chiari i dati sul rischio di diffusione della malattia. In Italia gli ultimi 2 casi di bovini affetti sono
stati segnalati in Sicilia nel 1994 (fonte Istituto Superiore di Sanità): si presume, allora, che i controlli sui bovini italiani da allora siano stati
efficaci. Il problema riguarda piuttosto le carni importate che andrebbero “tracciate”, cioè identificate nella provenienza.
Inoltre
i “prioni”, le proteine che trasmettono la malattia tra i bovini, si ritrovano nei neuroni ed in parte nel tessuto linfatico. Questo vuol
dire che le parti di bovino da evitare sono il cervello, gli occhi, il midollo spinale (che non è quello dell’osso buco), le tonsille e
l’intestino. Mentre degli ovini va evitata anche la milza. In sintesi la carne dei muscoli non contiene “prioni” e può quindi essere
mangiata senza preoccupazione. Va tenuto inoltre presente che l’ encefalopatia spongiforme riguarda i bovini adulti e che la carne di un bovino
con meno di 12 mesi, quella di un vitello, per intenderci, non è considerata a rischio.
Se tuttavia l’allarme in corso vi sta spingendo
ad eliminare o a limitare la carne dalla dieta dei vostri figli è bene tenere presenti quali sono le alternative nutrizionali che consentono di fornire
gli stessi benefici della carne. Questi sono rappresentati dall’alto valore nutrizionale delle proteine, che contengono tutti gli aminoacidi
essenziali e dall’elevata biodisponibilità del ferro, che viene assorbito 3 volte di più rispetto a quello contenuto nei vegetali e nel pesce.
Il consiglio fondamentale è quello di seguite la “dieta mediterranea” che ha il pregio di utilizzare i cereali ed i legumi come fonte di
aminoacidi essenziali. Infatti assumendo contemporaneamente la pasta (od il riso) che è povera di lisina ed i legumi (fagioli, lenticchie, piselli, ceci
e fave) che sono poveri di metionina, cistina, triptofano ed isoleucina, si possono compensare questi deficit reciproci e fornire quella che in passato
veniva definita la “carne dei poveri”.
Un alimento facilmente reperibile in Italia è il pesce azzurro (sardine, acciughe, sgombri ed
aguglie) che, per le sue dimensioni è posto all’inizio della catena alimentare e quindi è meno facilmente inquinato. Il pesce contiene un
quantitativo di proteine analogo a quello della carne (15-20%) è ricco di sali minerali, tra cui il calcio e lo jodio, di acidi grassi insaturi
(antiarteriosclerosi) e di fosfolipidi. Il ferro è scarso.
Un’altra valida alternativa è rappresentata dalle uova (ricche di proteine e di
fosfolipidi) e dalle carni di volatili, quali il pollo ed il tacchino e dalla carne di maiale e di coniglio (proteine e ferro).
Non vanno inoltre
dimenticati il latte ed i suoi derivati (formaggi, yogurt e ricotta) che sono ricchi di proteine essenziali e di calcio.
Infine ricordiamo la soja
che è un legume molto ricco di proteine (30%) che in Italia viene utilizzato sotto forma di latte e farina, ma che per fornire tutti i nutrienti
necessari va integrata con fonti di calcio e di ferro.
Prof. Luigi Tarani