Una tristezza perenne, che va ben oltre la normale reazione a un evento che provoca dolore o preoccupazione. Un senso di vuoto che dà l’impressione che non ci sia nulla per cui valga la pena di vivere. E poi disturbi del sonno, risvegli frequenti o impossibilità di assopirsi, assieme a una stanchezza che non trova ristoro. Sono alcuni dei sintomi della depressione, un disturbo dell’umore che, stando alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce un numero sempre maggiore di persone indifferentemente se adulti, adolescente e addirittura bambini.
Secondo gli esperti, infatti, oggi in tutto il mondo ne soffrono ben 322 milioni di persone, pari al 4,4% della popolazione mondiale. Ne sono più soggette le donne rispetto agli uomini e i casi sono in continua crescita. Dal 2005 al 2015 la depressione ha visto un aumento dei casi pari al 18,4%. Solo la metà di chi ne è colpito riceve cure e trattamenti adeguati, soprattutto nei paesi più poveri dove comunque il disturbo è in aumento. Per garantire a tutti l’accesso alle cure è stato scelto dall’OMS lo slogan – Depressione, parliamone – Depression: Let’s talk in occasione della Giornata Mondiale della Salute 2017, che sarà celebrata il prossimo 7 aprile. Sarà proprio la depressione il tema centrale della giornata, per incoraggiare chi ne soffre a parlare della propria esperienza e cercare un aiuto dai professionisti specializzati. Troppo spesso, infatti, la depressione non viene riconosciuta: in primo luogo dal malato stesso, che si convince che quella situazione di dolore e tristezza perenne siano una sorta di condizione alla quale è condannato. Nemmeno i parenti e gli amici comprendono bene la situazione. Soprattutto se non ne hanno mai sofferto a loro volta, sono convinti che si tratti di un momento di stanchezza o di demotivazione e, sbagliando, cercano di spronare il malato a reagire, a farsi forza.
Il paziente depresso non è in grado di reagire perché questo disturbo annulla completamente la forza di volontà. Il depresso non deve quindi essere considerato un debole, come troppo spesso viene accusato di essere: si tratta, di fatto, di una persona con un disagio psichico invalidante per un certo periodo di tempo, esattamente come chi ha l’influenza, ma questa patologia è molto più seria e, nei casi più gravi, può anche portare alla morte autoindotta. Il suicidio rappresenta a livello mondiale l’1,5% di tutti i decessi e, in particolare, è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 ed i 29 anni di età. La depressione è dovuta allo squilibrio di neurotrasmettitori chimici endogeni come ad esempio la serotonina, con la funzione di regolare il ritmo sonno-veglia, l’appetito, il desiderio sessuale e il tono dell’umore. Quando la serotonina non rispetta più il proprio equilibrio di base, tutte queste funzioni appaiono alterate: l’umore scende di tono, viene meno l’appetito e il desiderio sessuale e il sonno è disturbato. Gli antidepressivi ristabiliscono l’equilibrio serotoninergico.
Per avere una diagnosi corretta è necessaria una visita specialistica dello psichiatra, l’unica figura specializzata per i disturbi della psiche. La terapia si avvale di farmaci attivi sul sistema serotoninergico. Non tutti gli antidepressivi possono risolvere il personale disturbo depressivo, infatti, solo lo psichiatra è in grado di stabilire quale farmaco sia più adatto a ogni singolo caso. Questo perché il termine depressione può inglobare vari sintomi e può essere la spia di altri problemi connessi, è un po’ come dire curiamo la febbre … questo sintomo può essere la spia di una delle tante malattie. La cura va seguita scrupolosamente, nei tempi e nelle dosi indicati dallo specialista, sempre monitorata dallo psichiatra che deve registrarne i miglioramenti e, soprattutto, mai smettere i farmaci autonomamente, il rischio è dia vere delle ricadute depressive ricorrenti. E’ sempre utile affiancare alla terapia farmacologica un percorso psicoterapeutico, preferibilmente ad indirizzo cognitivo, per capire le cause che possono avere scatenato l’episodio depressivo e lavorare per la prevenzione delle eventuali ricadute.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psichiatra, psicoterapeuta, laureata in psicologia clinica