Dopo parto: papà a casa fino a 5 giorni

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Dopo parto: papà a casa fino a 5 giorni

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L’Italia cerca di mettersi alla pari con altri paesi europei decisamente più progrediti in fatto di sostegno alle famiglie: e lo fa aumentando il periodo di congedo obbligatorio e remunerato per i papà. Dai due giorni previsti dalla riforma Fornero si potrebbe presto passare a cinque giorni, tutti pagati interamente e fruibili anche in forma non consecutiva, a patto che il papà ne goda prima che il piccolo abbia compiuto cinque mesi.

Come è la situazione attuale

La Legge n. 92/2012, ha stabilito che anche il papà ha diritto a quattro giorni di congedo da fruire entro i primi 5 mesi del bambino. I primi due giorni sono obbligatori e si sommano a tutto il congedo che spetta alla donna. Il terzo ed il quarto giorno sono alternativi al congedo della madre: se il papà ne usufruisce, la mamma riduce di due giorni i cinque mesi di congedo. Di questa possibilità possono usufruire tutti lavoratori dipendenti. Per usufruire dei giorni di congedo il padre deve comunicare per iscritto al datore di lavoro i giorni di cui intende usufruire, con un anticipo almeno di 15 giorni eventualmente presentando un documento che attesti la data presunta del parto. Ci si può avvalere di questo diritto per le nascite, le adozioni e gli affidi. Il padre che si astiene dal lavoro percepisce il 100% della retribuzione e i giorni possono essere decisi anche se a casa c’è la mamma e durante il periodo di astensione obbligatoria della madre dopo il parto. La novità è che un emendamento alla legge di Bilancio, passato in commissione Lavoro alla Camera prevede di ampliare il congedo a cinque giorni, introducendone quindi tre in più, sempre pagati interamente. Si tratta di qualcosa che deve completamente prendere forma. Per mantenersi informati sulla novità si può consultare il sito dell’INPS.

Piccoli passi verso la parità
C’è da augurarsi che si riesca ad arrivare a una legge che permetta ai papà di poter contare su cinque giorni di congedo per stare accanto al nuovo nato. Cinque giorni non saranno molti, ma è già un passo in avanti, soprattutto ideologico e sociale, per portare la genitorialità a un piano più condiviso, come sta già avvenendo negli altri paesi della comunità europa. L’essere genitore non è più un ruolo che spetta soltanto alla madre: certo, è lei che mette al mondo e nutre al seno il proprio bambinoo, ma proprio per questo deve poter contare sull’appoggio del partner. Come il padre da anni può scegliere di entrare in sala parto, così oggi può e deve condividere anche le gioie e le comprensibili fatiche di avere un neonato in casa. Per la mamma, sapere di poter avere per giorni interi, nei primi, delicati mesi di vita del bimbo, il padre accanto vuol dire molto: può riposare un po’ mentre il piccolo crea una relazione con il padre che può tenerlo in braccio, fargli il bagnetto o portarlo a spasso in carrozzina. Può tornare per un giorno al lavoro, per esempio in caso di una riunione importante, mentre il bambino è accudito dal genitore. I cinque giorni vogliono però essere anche un modo per rendere più consapevoli i neo-papà, per coinvolgerli di più nell’accudimento e nella crescita che oggi non può più essere considerata roba solo da donne. Quindi papà, è giusto approfittare dei giorni di congedo, che però non devono essere una vacanza da passare davanti alla tv! Devono essere fatti fruttare a beneficio del bambino e della coppia, ma soprattutto di se stessi perché fanno capire quanto sia meraviglioso essere genitori.

Giorgia Andretti

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