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Auguri papà, di qualunque tipo tu sia

festa del papa
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La prossima domenica, 19 marzo, in Italia si festeggiano tutti i papà. Da noi si festeggia nel giorno dedicato a San Giuseppe, il papà terreno di Gesù, come vuole la tradizione cattolica. Per alcuni anni questo giorno è stata una delle sei festività soppresse. Anche nelle altre parti del mondo si festeggia il papà, ma in altri periodi, negli Usa, in Francia, in Cina, in Grecia la festa del papà cade la terza domenica di giugno.

Una festa politicamente corretta

Già dalle sue origini la festa del papà dimostra un tentativo di essere politically correct nei confronti della festa della mamma. Nel 1910, infatti, in una cittadina vicino a Washington, la giovane Sonora Smart Dodd ascoltò un sermone dedicato alla festa della Mamma e allora si chiese subito: perché non per il papà? Sonora aveva perso la mamma da piccola e il padre l’aveva crescita da solo, lavorando sodo e volendole molto bene, non facendole mancare nulla. Così la giovane chiese e ottenne dalla chiesa locale un giorno per il papà. Presto la festa si diffuse in tutta l’America e poi nel resto del mondo. Una festa nata da nobili intenti, sicuramente: forse anche dall’idea di dedicare un giorno alle famiglie che, non avendo la mamma, volevano festeggiare il piacere di volersi bene e di stare insieme. Allora le feste non erano molte, oggi invece orientarsi diventa un po’ difficile tra festa della donna, festa dei nonni, giornata del cuore, delle malattie mentali e chi più ne ha, più ne metta. Il problema, poi, è che a furia di celebrare feste e giornate, queste stesse ricorrenze perdono di significato, si banalizzano. Oppure diventano solo un’occasione per vendere fiori, dolci, serate a cena o al cinema.

Una figura in evoluzione

E poi ci sono le polemiche che fioccano attorno a questi eventi. Sui giornali si legge che in qualche città italiana, in una scuola dell’infanzia non si celebra più la festa del papà, per una forma di rispetto alle coppie dello stesso sesso, formate da due donne o da due uomini. E allora inizia la girandola di commenti da entrambe le parti, su che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, su quanto sia diseducativo privare i bambini del piacere di confezionare il biglietto per il papà… salvo poi scoprire che si è trattato di una bufala e che mai nessun istituto ha proibito la festa. Ah, come è difficile la vita dei papà di questi tempi! Confusi tra i nuovi ruoli di aiuti alla partner, non ancora emancipati dall’immagine tradizionale del pater familias tutto d’un pezzo, mentre si decide se rendere obbligatori o no più giorni di congedo  dal lavoro per stare con il neonato, sempre che il lavoro ci sia, ovviamente ecco che si discute sull’opportunità di eliminare una festa ormai smarrita tra molte altre, stretta tra le mimose della festa della donna e le prime uova di Pasqua.

Torniamo a celebrare la famiglia

E allora, tra famiglie stile mulino bianco con genitori eterosessuali e figli perfetti, famiglie mono genitoriali o coppie di fatto, coppie formate da due donne oppure da due uomini… la domanda sorge spontanea: ma non possiamo limitarci a festeggiare solo il volersi bene? Così la pensava Sonora oltre un secolo fa. Un genitore non è chi rappresenta qualcosa: un genitore è colui che ama, che cresce con affetto e decisione, che sa dire di no quando è necessario e sa porre poche regole essenziali ma che sa anche rimproverare ed essere pronto all’accoglienza e al perdono. Una figura, maschio o femmina che sia, povera o ricca, giovane o anziana, che sa essere un punto di riferimento insostituibile nella crescita di un figlio. E che verrà ricordato con la mente e con il cuore.

Giorgia Andretti

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