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L’ordine di nascita

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Entrare in una famiglia per primi, per secondi o per ultimi non è la stessa cosa: ecco cosa cambia

“La tua famiglia non ti abbandonerà mai!” Una affermazione di appartenenza e di dipendenza culturale e psicologica come questa, può apparire a molti perentoria ed assolutistica. Ma se si guarda con sincerità alla propria storia, alla storia della propria famiglia difficilmente si può arrivare a dissentire. E d’altra parte i più svariati studi scientifici affermano con vigore che la famiglia ha un ruolo fondamentale nella vita di ogni individuo, determinando non solo il suo sviluppo e la sua essenza interiore, ma anche le scelte di vita di ogni futuro nascituro. Questo è un dato di fatto, noto a tanti. Quello che forse non è altrettanto conosciuto e che potrebbe incuriosire molti è il fatto che l’ordine di nascita possa influenzare il futuro dei figli in termini di carattere, studio, lavoro ed in generale sulla loro personalità.

Alfred Adler, un discepolo della scuola freudiana, fu il primo autore ad occuparsi dell’influenza che l’ordine di nascita può avere sullo sviluppo della personalità. L’autore sosteneva infatti che il nascere per primi, per ultimi oppure in mezzo ad altri fratelli, portava ad avere esperienze sociali del tutto diverse e quindi a sviluppare tipi di personalità corrispondentemente differenziati. Vediamo più nel dettaglio.

Il primogenito tende ad essere al centro dell’attenzione dei genitori fino a che non viene ad essere soppiantato dal fratello minore o comunque fino al momento in cui non si trova a dover dividere l’affetto dei “suoi” genitori con un “intruso”. Ci vorrà del tempo e tutta la pazienza di genitori, nonni e zii vari per aiutarlo a capire che non c’è da aver paura di perdere l’amore delle persone che lo hanno circondato fino all’ora X della nascita di un nuovo esserino. Laddove mancasse la voglia o la pazienza di stare dietro ai suoi capricci, alla regressione, all’aggressività scatenata da questo cambiamento dello stato delle cose ci si potrebbe trovare di fronte ad un atteggiamento d’insicurezza ed ostilità verso gli altri in generale.
Il secondogenito d’altro canto non è che si trovi proprio la strada spianata. Ci sarà sempre un “qualcuno” a cui verrà raffrontato. Ecco perché i secondogeniti tendono ad essere fortemente ambiziosi, ribelli, gelosi e tentano continuamente di superare il fratello maggiore. Ciononostante questa sembrerebbe la migliore posizione da occupare.
Per quanto riguarda l’ultimogenito, esso per Adler era il più danneggiato di tutti e il più suscettibile di sviluppare un comportamento difficile sia da bambino che da adulto.

Sebbene si sia registrato un calo di interesse da parte della psicologia accademica verso questo genere di teorie, negli ultimi anni possiamo rintracciare diversi progetti di studio orientati alla rilevazione della primaria influenza della struttura familiare sullo sviluppo della personalità. Uno di questi è la ricerca condotta nell’università dell’Ohio dal professor Frederick Leong, che ha dimostrato come le aspettative dei genitori verso i figli cambino a seconda del loro ordine di nascita e come le risposte di questi ultimi siano influenzate dalle “implicite” richieste genitoriali.
Difficile per un genitore poter dire con tranquillità che tutti i figli sono uguali. Anche perché questo non è vero. Ogni essere umano è un individuo a sé. L’unico modo per non fare differenze e per assicurare meno conflitti tra fratelli rispetto a gelosie varie, potrebbe essere quello di apprezzare ogni figlio per quello che è e non per quello che vorremmo che fossero.

 

Dott.ssa Ilaria Ronchetti
Psicologo

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