Fino al momento di rendere pubblico il proprio orientamento sessuale i ragazzi non sapranno come reagiranno i genitori, il resto della famiglia e gli amici, ecco perché è importante essere presi per mano e accompagnati nella dichiarazione di gender di appartenenza. Nella mia professione cinquantennale ho seguito sia ragazzi sia ragazze ad accettarsi fin dalla comparsa delle prime avvisaglie depressive. La depressione, infatti, è sempre stata la motivazione portata in prima visita, quando accompagnati dai genitori, i ragazzi varcavano la soglia del mio studio.
Le prime ed uniche persone inizialmente a dover essere informati devono essere i genitori: sono loro che, attraverso l’amore e la comprensione riescono ad infondere la fiducia necessaria per andare avanti con la vita, purtroppo non facile. Per le mille ragioni che tutti ben conosciamo. Il lavoro più grande paradossalmente da fare è proprio con i genitori, i quali capaci di accettare un amico LGBTQ+, ne escono sconvolti quando è il proprio figlio ad esserlo. L’iniziale reazione potrebbe essere dovuta al timore di sapere il proprio figlio esposto alle discriminazioni, oppure, perché vittime del credo religioso cercano di convincerlo che essere LGBTQ+ sia sbagliato, senza rendersi conto che ci sono delle ragioni che prevaricano il semplice pensiero: il pool ormonale ha il suo perché, così come la struttura cerebrale. Uscire allo scoperto è un processo a cui ci si espone a tutti gli effetti per questo è necessario l’accompagnamento di specialisti esperti nel settore.
Il coming out è un processo che dura tutta la vita, quando si sceglie di uscire allo scoperto, il ragazzo deve essere ben cosciente e soprattutto non lasciarsi scoraggiare. Amici e familiari, anche i genitori più solidali, potrebbero aver bisogno di tempo per abituarsi alla notizia, ecco perché la decisione è strettamente personale e nessuno ha voce in capitolo su quando, come o con chi fare coming out. Gli specialisti sono tenuti a mantenere private le informazioni, solo in caso di autolesionismo temuto sono tenuti a segnalarlo alle strutture competenti. Non dimenticare mai: la sicurezza del proprio essere merita rispetto e come tale deve essere posta al primo posto.
Dott. Rosalba Trabalzini
Psichiatra, psicoterapeuta, laureata in psicologia clinica
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