Per i bambini rappresentano un elemento di “disturbo” nella vita quotidiana e nell’immagine di sè. Ecco come aiutarli ed evitare che la novità si trasformi in un problema personale.
Spesso si tratta solo di un uso temporale e correttivo, ma per un bambino dover indossare gli occhiali può trasformarsi in un piccolo, grande problema. Il rischio maggiore è che il bambino, già titubante, colga anche nei genitori un “dispiacere”, una difficoltà ad affrontare una situazione che in qualche modo contrasta con l’idea ed il desiderio di un figlio bello e senza difetti. Sono sentimenti comprensibili, ma che devono essere razionalizzati. E’ assolutamente necessario mettere da parte i nostri complessi, le nostre esperienze, il nostro vissuto e concentrarsi sul raggiungimento di un solo obiettivo: la salute e la serenità del piccolo. Lavoriamo quindi innanzitutto su noi stessi evitando di lasciar trapelare i nostri sentimenti di disagio, se ci sono, e poi proviamo ad esortare il bambino ad essere “amico” degli occhiali con un po’ di impegno e magari con l’aiuto di qualche… trucco.
Un disagio possibile a tutte le età
Normalmente l’uso degli occhiali crea un disagio o un complesso nei bambini più grandi, ma anche con i più piccoli può sopraggiungere la necessità, da parte dei genitori, di fornire le dovute motivazioni a questo piccolo “sconvolgimento” della realtà infantile. Ogni cambiamento,infatti, richiede una spiegazione e gli occhiali sono sicuramente un mutamento per il bambino che, improvvisamente, vede “disturbata” da un corpo estraneo l’immagine che finora ha avuto di sé. E’ opportuno quindi rassicurarlo del fatto che la variante ha toccato soltanto l’aspetto esteriore delle cose ma non certo l’affetto e l’amore che i genitori hanno nei suoi confronti. Fino ai sei anni di età, infatti, il disagio del bambino è limitato al suo rapporto con il proprio immaginario ma il fatto di dover portare gli occhiali non viene da lui percepito come una menomazione, anzi se il deficit è di una certa entità, in qualche occasione della giornata potrebbe fare richiesta egli stesso di quello che è diventato per lui il mezzo per meglio interagire con gli oggetti del suo mondo.
Nei bambini più grandi, invece, il problema è più complesso, poiché nella maggior parte dei casi è generato dal confronto con i coetanei e dal percepire la propria immagine come “diversa” da quella dagli altri. Il disagio è poi amplificato quando interviene la proverbiale “crudeltà” infantile, quella che, appunto, fa prendere in giro il compagno di scuola con gli occhiali. Ancora più avanti intorno agli undici, dodici anni la tensione aumenta essendo questa l’età in cui iniziano i rapporti, seppure infantili, con l’altro sesso. Dopo i sei anni, dunque, il percorso è tutto in salita ed il motivo è chiaro: fino alle scuole elementari per i bambini conta soltanto l’opinione dei propri genitori. Sentirsi accettati da loro equivale ad essere accettati da tutto il mondo. In seguito però le cose cambiano ed il giudizio degli altri comincia ad essere determinante.
Come aiutarli ad accettarsi
E’ chiaro che tutto ciò potrà avere anche un piccolo valore positivo nella formazione del bambino, che imparerà a trovare le parole per difendersi e confrontarsi, ma un po’ d’aiuto da parte per una accettazione serena degli occhiali sarà ancor più determinante.
Ovviamente qualche momento di sconforto, in cui il piccolo reagirà male alla sua necessità di portare gli occhiali è da mettere in conto. Tenderà a perderli, dimenticherà di indossarli e li toglierà in ogni occasione. Ma questi gesti di rifiuto di solito durano soltanto poche settimane, poi, se il lavoro fatto sarà andato nella giusta direzione, darà i suoi frutti.
Marina Giulia Bordoni