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Le parole per dirlo

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E’ il titolo di una collana di libri della San Paolo: raccoglie racconti semplici che affrontano argomenti seri

Trovare le parole giuste per spiegare ai bambini una situazione difficile che si sta vivendo in famiglia, a scuola o con gli amici, non è sempre facile. A volte si pensa che, per non farli soffrire, la cosa migliore sia eludere le loro domande, con l’unico risultato di lasciarli in quel limbo di incomprensione che non gli permetterà di elaborare l’evento e di imparare ad accettarlo e a conviverci. Il modo migliore è quello di raccontare ai nostri bambini una storia che stimoli la fantasia e apra i loro cuori ad accogliere ed elaborare cosa sta accadendo.

”Le parole per dirlo” è una collana di racconti, diretta per la casa editrice San Paolo, da Cosetta Zanotti, dedicata in particolare alle bambine e ai bambini dai 5 agli 8 anni, ma leggendoli ci si accorge che possono essere una risorsa anche per i genitori, educatori e operatori sociali. La collana cerca di affrontare alcuni tra i temi più faticosi per tanti bambini e tante famiglie. Può trattarsi del primo contatto con la scuola, della separazione dei genitori, la nascita di un fratellino, la violenza in famiglia, la perdita di una persona cara o una malattia. Grazie anche al contributo di autori ed illustratori di alto livello, i racconti raccolti nella collana Le parole per dirlo, con una attenta introduzione della psicologa Mariateresa Zattoni, offrono ai genitori dei libri che possono definirsi un ponte per comunicare con i propri figli.

Tra le novità presentate all’ultima Fiera del libro per ragazzi di Bologna, ne abbiamo trovata una veramente particolare che racconta la difficile esperienza di Paolino, cinque anni, che all’improvviso si ritrova vicino un nonno, Aldo, che non lo riconosce più perché ammalato di Alzheimer. Facciamo che eravamo di Silvia Roncaglia con illustrazioni di Alessandra Cimatoribus, (€ 7,00) ci aiuta a pensare che anche un nonno malato di questa terribile malattia che mette in seria difficoltà anche i grandi, può essere una risorsa per il bambino. La voce narrante è dello stesso Paolino che ricorda quando con nonno Aldo andavano al parco, camminando lentamente ma per le sue gambe corte da bambino di 3 anni andava benissimo, e il fatto che il nonno fosse ricurvo per l’età non era un problema anzi, così non doveva chinarsi troppo per tenergli la mano o aggiustargli il colletto. Insomma erano perfetti l’uno per l’altro. Giocavano a “facciamo che siamo dei pirati” o degli indiani o dei cavalieri erranti o dei maghi. Ma un giorno nonno Aldo, all’ora solita per tornare a casa, resta seduto sulla panchina con lo sguardo smarrito. Non ricordava più la strada per andare a casa. Grazie però alle strategie del bambino di stare accanto al dolore e di non lasciarsi sopraffare da esso, Paolino inventa un nuovo gioco “Facciamo che siamo nonno e nipote”. Una storia triste che si trasforma in una tenera favola che aiuterà a riflettere anche molti adulti.

L’ultima pubblicazione della collana ”Le parole per dirlo”, affronta i problemi legati al tempo libero dei nostri bambini. Sempre più spesso schiacciati dagli impegni tra scuola, palestra, musica, pittura, computer e un po’ di televisioni, ai nostri figli rimane ben poco tempo per liberare l’inventiva e la fantasia. Voglio un drago di Guido Quarzo con illustrazioni di Sara Donati (€ 7,00) ci racconta delle difficoltà del piccolo Andrea, che vorrebbe trasformarmi in un principe per stanare un drago che si è nascosto nella pancia di una montagna e liberare la sua compagna di classe Valeria, che poi sicuramente gli darà un bacio. Ogni volta che ci prova però, a scuola la maestra lo riprende perché lo vede distratto. A casa mentre è alle prese con un piatto di spaghetti la forchetta si trasforma in una spada per sconfiggere il drago ma la mamma lo rimprovera perché quello è il momento di mangiare. Poi c’è il corso di inglese, il nuoto, i compiti. Le giornate di Andrea sono troppo piene e farci entrare anche un drago diventa sempre più difficile. Ci riprova prima di addormentarsi ma è troppo stanco e il sonno arriva subito. Andrea però è un bambino testardo e riuscirà a trovare un momento di calma per pensare al suo drago.

In Rete:
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Marina Zenobio

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