Alcune sostanze non sono compatibili, altre sono a rischio ma nella maggior parte dei casi basta qualche precauzione. L’importante è consultare sempre il medico curante.
Le possibilità che i farmaci assunti nel corso dell’allattamento risultino nocivi alla salute del bambino è motivo di seria preoccupazione per le madri, che sempre più spesso si rivolgono al pediatra per avere spiegazioni e consigli. È molto importante fornire risposte chiare, esaurienti, scientificamente documentate, onde evitare che, a causa della scarsa informazione, dell’eccessiva ansia o di prudenza, venga acriticamente sospeso l’allattamento al seno, i cui vantaggi per la crescita e la salute del bambino sono ineguagliabili. La maggioranza dei farmaci passa effettivamente nel latte, ma la dose assunta dal lattante non supera in media l’1% di quella introdotta dalla madre. Il rischio per la salute del bambino è quindi molto basso e l’orientamento attuale nella prescrizione di medicamenti alla mamma che allatta è, di conseguenza, piuttosto permissivo. È consentito ad esempio l’uso della maggior parte degli antibiotici, di analgesici e antipiretici come il paracetamolo, di farmaci per il sistema cardiovascolare (digitale, alcuni beta-bloccanti, anti ipertensivi), ecc. Praticamente non vi sono problemi per la terapia delle comuni patologie.
Rimane tuttavia una quota di rischio non prevedibile per limitare il quale è opportuno usare le precauzioni esposte nei seguenti punti. Assumere solo farmaci indispensabili, per il più breve tempo possibile e sempre dietro prescrizione medica. Evitare l’autoprescrizione, oggi molto in voga e l’uso di prodotti superflui, di scarsa e spesso non provata efficacia. Ad esempio i fluidificanti del catarro, i protettori dei capillari sanguigni ecc.
Prendere il farmaco subito dopo la poppata o prima della pausa notturna, se monodose, per evitare che l’allattamento coincida con la massima concentrazione del medicamento nel sangue materno, fenomeno che avviene di solito da una a tre ore dopo l’assunzione.
Preferire, se possibile, la terapia locale a quella sistemica (per bocca o per iniezione). Così in caso di asma usare broncodilatatori e cortisonici per aerosol o spray, nelle dermatiti creme a base di cortisone e/o antibiotici.
Scegliere all’interno di un gruppo di sostanze quelle che non vengono assorbite dall’intestino materno e, quindi, non passano quindi nel latte. E’ il caso dei lassativi, farmaci molto usati dalle nutrici che soffrono spesso di stipsi. Nell’ambito di questo gruppo sono da preferire i prodotti a base di fibre (crusca), il lattosio, gli emollienti e lubrificanti (olio di oliva, di paraffina, di vasellina), a quelli contenenti aloe, cascara sagrada ecc. che possono provocare coliche addominali e diarrea nel lattante.
Sarà cura del medico in ogni caso, scegliere il farmaco a più basso rischio per il bambino quando esistono valide e sicure alternative. Solo se questo non è possibile e debba essere somministrato alla madre un farmaco potenzialmente tossico per il lattante, o del quale non si abbiano sufficienti informazioni, l’allattamento dovrà essere sospeso. La sospensione sarà temporanea nei trattamenti di breve durata. In questo periodo la lattazione va mantenuta mediante svuotamento del seno, manuale o con il tiralatte. Nelle terapie di lunga durata, l’allattamento deve essere definitivamente interrotto. Si tratta però di situazioni relativamente rare.
Allattamento proibito con questi farmaci
I farmaci che controindicano in modo assoluto l’allattamento sono, infatti, un esiguo numero. Appartengono a questo gruppo:
Allattamento a rischio in questo casi
Una relativa controindicazione sussiste anche per le sostanze che interferiscono con la produzione del latte: diuretici, pillole anticoncezionali ad alto o medio dosaggio di estrogeni, farmaci anti MAO, Nicotina. Vanno infine somministrati con cautela i farmaci che agiscono nel Sistema Nervoso Centrale:
In caso di somministrazione di queste sostanze, è necessario operare una stretta sorveglianza del bambino, che potrebbe incorrere in episodi di sonnolenza profonda e difficoltà di alimentazione.
Prof.ssa Giuseppina Antognoni