Alcuni utilizzano il candelabro simbolo della luce come per il popolo ebraico, altri l’abete decorato con le luminarie come i cattolici e altri ancora la candela accesa a simboleggiare l’arrivo della cometa come per gli ortodossi. La luce è per tutti il simbolo dei sentimenti che si animano di bontà e altruismo per rinnovare ogni anno le tradizioni che accomunano ogni popolo.
Dal giorno del solstizio d’inverno: il 21 dicembre, le giornate tornano ad allungarsi e con l’istituzione dello stato di Israele, si iniziò a festeggiare il Natale ebraico il Chanukah o Hanukkah. Come il Natale cristiano, anche l’Hanukkah è occasione di scambio di doni e dolci tipici. La sera prima dell’Hanukkah, il Rabbino capo accende un candelabro a sei bracci, l’hanukkah appunto, recita una benedizione ed inaugura la festa con canti e balli. Vengono scambiati doni, in particolare i bambini ricevono piccoli giocattoli e si consumano dolci tipici della religione ebraica come il sufgagnà: un grosso bombolone fritto nell’olio.
Il Natale iniziò ad essere festeggiato e rappresentato solo a partire dal terzo secolo dai cristiani per ricordare la nascita del Salvatore. La data del 25 dicembre fa tornare alla memoria le origini ebraiche della religione cristiana. La festa del Natale cristiano ha quindi origini ebraiche, si festeggiava infatti in quei giorni la festa per ricordare il ritorno della luce attraverso la consacrazione di un nuovo altare a Gerusalemme, dopo la vittoria contro i Seleucidi. Alla tradizione del Natale cristiano, parteciparono anche le tradizioni pagane dei romani con i giorni Saturnali, dal 17 al 23 dicembre, si festeggiava con banchetti luculliani, danze e canti il tributo al Dio Saturno. Il simbolo del Presepe è stato attivato molti più tardi, nel 1200 da San Francesco e dell’albero di Natale nei tempi ancor più recenti.
Il Natale ortodosso si festeggia il 7 gennaio. Nei paesi ortodossi quaranta giorni prima si osserva il periodo di preghiera e di astinenza dai cibi grassi. Il giorno della Vigilia di Natale il digiuno quasi totale, si può mangiare solo grano lessato e frutta. Il digiuno si può interrompere quando compare in cielo la prima stella, iniziano allora la celebrazione in chiesa: una serie di preghiere e canti e la benedizione del pane, del grano, del vino e dell’olio. Terminata la cerimonia della benedizione i fedeli intonano l’inno di Natale mentre si accende la candela a simboleggiare la Stella Cometa insieme all’icona di Natale. Il digiuno si interrompe e il sacerdote benedice con l’Olio Santo i fedeli. La chiesa e le case in questo periodo sono addobbate con simboli della tradizione cristiana antica come nelle catacombe: ghirlande, pesci e pecore. La Chiesa ortodossa non utilizza i simboli del Presepe né dell’albero di Natale.
La leggenda rintraccia le radici in San Nicola, Santa Claus o Nonno Gelo, simbolo del Natale dei paesi laici del nord. Per tutti questo simpatico signore è immaginato con una lunga barba bianca vestito di rosso che porta regali solo ai bambini buoni. In Russia, durante l’inverno i bambini aspettavano l’arrivo di Nonno Gelo portava regali ai bambini buoni nella notte di Capodanno. Odino l’Errante nella mitologia scandinava rappresentava il dio della guerra, la leggenda lo rappresenta come una divinità a protezione del caos quando sarebbe arrivata la battaglia finale tra i Dei durante il solstizio d’inverno. I bambini lasciavano sotto la cappa del camino i loro scarponcini, pieni di carote e fieno per nutrire i cavalli di Odino e dei suoi prodi guerrieri. In cambio Odino lasciava nelle scarpe frutta, dolci e piccoli oggetti graditi ai bambini. Il primo Babbo Natale italiano riconosciuto è San Nicola di Bari, in vita era stato un vescovo molto attivo nel convincere i bambini ad andare a messa anche con il freddo invernale regalando loro giochi e dolci per essere andata in chiesa.
dott.ssa Rosalba Trabalzini
responsabile scientifico guidagenitori.it