Indagini sempre più sofisticate, insieme a una corretta informazione dei genitori, permettono oggi di
diagnosticare le numerose malattie genetiche e disfunzioni del feto.
La “consulenza genetica”, secondo la definizione del Comitato per la
Consulenza Genetica della Società Americana di Genetica Umana (1975) è un “processo di comunicazione tra il medico ed il singolo o la coppia, che si
occupa dei problemi umani che si presentano quando si verifica, o rischia di verificarsi, una malattia genetica in una famiglia”. Questa definizione
implicava che la consulenza non comprendesse necessariamente la diagnosi o la terapia della malattia genetica, ma si occupasse essenzialmente di
informare senza dare direttive. La conclusione del Progetto Genoma Umano, avvenuta nel 2000, finanziato da tutti i Paesi Industrializzati, ha però reso
disponibili conoscenze teoriche e tecniche, utili alla diagnosi, prevenzione e terapia di numerose malattie genetiche. Si è potuto sapere, per esempio,
che i geni umani sono circa 30.000 e non 100.000 come si pensava e che, di questi, circa 6.000 sono responsabili di Malattie Genetiche, la cui diagnosi
di laboratorio è al momento possibile solo per 1.500 di esse. Quindi, solo 1 volta su 4 il sospetto clinico di una malattia genetica può essere
confermato con un’analisi. La consulenza genetica pertanto è divenuta un atto complesso di comunicazione mediante il quale una persona o una famiglia a
rischio di malattie genetiche sono informate anche sulle caratteristiche cliniche della malattia in esame, sulle probabilità di svilupparla e di
trasmetterla, sulle modalità di trasmissione e sulle opzioni disponibili per la prevenzione e la cura.
Che cos’è la consulenza
preconcezionale
La consulenza preconcezionale è effettuata prima del concepimento ed ha l’obiettivo di fornire alle coppie in età fertile
consigli, informazioni, interventi sanitari e screening per migliorare la salute di entrambi i partner e della donna e per ridurre o eliminare i fattori
di rischio di malattia genetica (dovuta a mutazioni dei geni o ad alterazioni dei cromosomi) o di malformazioni congenite capaci di manifestarsi nel
neonato o nelle età successive. Il primo passo è la costruzione dell’albero genealogico, per individuare i parenti affetti o portatori di condizioni che
si possono trasmettere. Se non esistono patologie ereditarie in famiglia è comunque utile sottoporre la coppia a semplici analisi del sangue allo scopo
di prevenire le malattie o le malformazioni congenite da infezioni, incompatibilità dei gruppi sanguigni (AB0 o Rh), emoglobinopatie (beta-talassemia) o
da diabete materno. L’individuazione di una malattia ereditaria è indispensabile per offrire una consulenza corretta ed utile dal punto di vista
pratico, quindi risulta evidente che lo sviluppo delle potenzialità diagnostiche attraverso l’impiego di test genetici, condiziona e modifica le
applicazioni e i contenuti della consulenza stessa. Per una famiglia dove sia già nato un bambino con sindrome di Down, per esempio, è utile sapere che
con la diagnosi prenatale e l’esame dei villi coriali (all’8a settimana di gestazione) o degli amniociti contenuti nel liquido amniotico (alla 14-16a
settimana), si può conoscere il cariotipo di un eventuale secondo figlio e, quindi, individuare eventuali patologie cromosomiche. Con l’analisi genetica
si può anche diagnosticare la fibrosi cistica. Se in una famiglia è presente un soggetto affetto, mediante l’analisi del DNA è possibile rintracciare i
parenti portatori sani che, se si uniscono ad altri portatori sani, possono dare alla luce bambini con la malattia. L’occasione della consulenza è utile
anche per consigliare un adeguato stile di vita per affrontare una gravidanza a rischio ridotto, come, per esempio, l’astensione totale dall’assunzione
di alcool durante la gravidanza, che annulla il rischio di insorgenza della sindrome feto-alcolica, responsabile più comune ritardo mentale acquisito.
Un’altra utilissima informazione da fornire in epoca preconcezionale riguarda la prevenzione di malformazioni del sistema nervoso centrale, quali i
difetti del tubo neurale (spina bifida, encefalocele, anencefalia e altre), mediante l’assunzione di una compressa al giorno da 4mg di acido folico, da
un mese prima del concepimento e fino ai 2 mesi successivi ad esso. Si è infine osservato che questa profilassi porta alla riduzione anche di altre
patologie come le cardiopatie congenite.
L’importanza dell’informazione
È importante aumentare l’informazione della
popolazione sulle malattie genetiche, sugli screening e sulle possibilità di prevenzione. Essenziale è poi organizzare più servizi di consulenza
genetica che selezionino le famiglie che necessitano di test genetici o di decisioni terapeutiche-preventive. Una malattia genetica, in passato molto
comune in Italia (soprattutto in Sardegna, Sicilia, Calabria e Delta padano), la thalassemia o anemia mediterranea, è stata quasi completamente
debellata grazie ai diffusi programmi di screening sulle popolazioni a rischio, basate sul semplice esame emocromocitometrico, approfondito dallo studio
delle emoglobine patologiche e, quindi, delle mutazioni del DNA. Questi esempi chiariscono come siano evolute le possibilità di effettuare una diagnosi
genetica, passando dal semplice esame del sangue all’esame del cariotipo e quindi all’analisi del DNA. Il progresso ha portato anche nuovi problemi
legati alla possibilità di individuare la predisposizione alle malattie molto prima che queste si verifichino. Esistono 3 esempi classici al riguardo:
uno è la corea di Huntington, una malattia degenerativa del cervello che inizia dopo i 40 anni e porta a demenza senza possibilità di cure. La seconda è
il cancro familiare della mammella che può essere diagnosticato in stadio precoce, ma l’intervento non assicura la guarigione in tutti i casi. Infine,
c’è la poliposi familiare del colon, caratterizzata dalla presenza di polipi che possono degenerare in cancro, ma l’asportazione totale del colon
protegge totalmente dalla malattia. Nelle famiglie dove si sono ritrovati pazienti affetti è stato proposto il test genetico predittivo, che stabiliva
con certezza chi sarebbe stato malato e chi no, ma esso è stato accettato solo nei casi in cui esistevano terapie efficaci (come nel caso della
poliposi) mentre nella corea di Huntington è stato rifiutato dall’80% dei soggetti a rischio. Questo fa comprendere l’impatto psicologico di una
consulenza genetica su un individuo, soprattutto se è in apparente stato di buona salute ed è costretto a temere per sé o per i propri figli. Infatti
l’informazione contenuta nel DNA definisce la nostra unicità di individui e assume un ruolo rilevante nel definire l’identità personale e sociale. Di
conseguenza, la diagnosi di una malattia genetica comporta effetti dirompenti sul senso di identità personale e riduce le difese psicologiche del malato
molto più di quanto avviene per una malattia acquisita, che invece viene percepita come qualcosa di esterno al sé.
Esami specifici
per la gravidanza
Per concludere, ecco alcune indicazioni pratiche ad una coppia che si accinge a “mettere in cantiere” un bambino. Dopo
aver analizzato l’albero genealogico ed individuato eventuali malattie genetiche è utile eseguire l’esame emocromo per intercettare una microcitemia,
cioè uno stato di portatore di anemia mediterranea. Inoltre, è importante effettuare un esame del fattore Rh, per un’eventuale incompatibilità materno-
fetale che si può creare se il padre è positivo e la madre negativa. Sono utili anche gli accertamenti infettivologici per dimostrare la presenza di
anticorpi contro il virus della rosolia, il Citomegalovirus, l’Herpes, l’HIV, le epatiti ed il parassita Toxoplasma gondii. La vaccinazione antirosolia
è consigliata alle sieronegative. Mediante una vulvoscopia è utile intercettare la presenza del Virus del Papilloma Umano e mediante l’esame colturale
dello sperma e del secreto vaginale è utile ricercare la presenza di Chlamidie e Mycoplasmi. Per finire è bene ricordare l’importanza dell’assunzione di
acido folico prima del concepimento, oltre che la necessità di non bere assolutamente alcool durante la gravidanza.
Prof. Luigi
Tarani