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La rosolia in gravidanza

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Se non si è immuni perché già contratta la malattia, la rosolia può rappresentare un serio rischio se il contagio dovesse avvenire nei primi

sei mesi della gravidanza.

La rosolia è una malattia che pone l’embrione ad un rischio elevatissimo di conseguenze se la mamma si infetta nei

primi sei mesi della gravidanza. Causata dal Rubeovirus, appartenente alla famiglia dei Togaviridae, l’infezione è frequente in età scolare e ha un

periodo di incubazione che varia da un minimo di 14-16 giorni a un massimo di 18-21. Si tratta di una malattia esantematica come il morbillo e la

varicella, caratterizzata cioè dalla comparsa di un’eruzione cutanea, l’esantema,. Prima compaiono chiazze rosa sul volto, quindi, a distanza di 24 ore

circa, puntini rossi su tronco, gambe e braccia. Un altro sintomo può essere l’ingrossamento dei linfonodi che si trovano dietro le orecchie. A volte

possono comparire febbre e arrossamento degli occhi ma, in due casi su tre, la rosolia risulta priva di manifestazioni febbrili, cioè asintomatica, al

punto che c’è anche chi non si accorge di averla presa e di esserne così immunizzata. È una malattia caratterizzata da pochi effetti collaterali, a

patto che non venga contratta durante la gestazione. Il rischio di prendere la rosolia in gravidanza non è così remoto, alcune donne superano la

pubertà, circa il 15%, senza aver contratto la malattia.

Rubeo Test per sapere se si è immuni
Considerando quindi che

questa infezione spesso risulta asintomatica o può essere confusa con altre malattie esantematiche, se il desiderio della maternità è vivo e non si è

certe di aver contratto la rosolia, prima di pensare a una possibile gravidanza è opportuno sottoporsi al Rubeo Test. L’esame è specifico e permette di

verificare la presenza nel sangue degli anticorpi anti-rosolia, ottenendo così la certezza di aver acquisito l’immunità. Se il test è positivo si può

tranquillamente intraprendere la gravidanza senza correre alcun rischio. In caso di risultato negativo, è consigliabile eseguire la vaccinazione

antirosolia e aspettare almeno tre mesi per avviare il concepimento. Novanta giorni circa sono infatti il tempo necessario al vaccino affinché

garantisca una copertura totale.

E se non si è fatto prima….
Purtroppo, non sono molte le donne che eseguono l’esame

prima di rimanere incinte, soprattutto se la gravidanza non era stata programmata. Il Rubeo Test rientra comunque tra gli esami di routine da effettuare

nel corso della gravidanza ed è uno degli esami che il ginecologo richiede sempre. Se l’esito è negativo, se cioè la donna non è immune alla rosolia, il

test dovrà essere ripetuto ogni mese fino al sesto: nell’ultimo trimestre di gravidanza, infatti, anche se la donna viene a contatto con il virus, il

feto non corre rischi danni. Se, però, il Rubeo Test dovesse risultare negativo, evidenziando così anticorpi alla rosolia, occorrerà valutare se la

malattia è stata trasmessa al feto.

I possibili danni al feto
Come già detto, la rosolia è una malattia normalmente

priva di rischi, ma se viene contratta dalla donna durante i primi sei mesi di gravidanza, è più che reale il rischio che il virus possa, attraverso la

circolazione sanguigna, raggiungere la placenta provocando serie conseguenze. Tra i rischi ritroviamo: l’aborto spontaneo e la cosiddetta “sindrome

della rosolia congenita”, con potenziali seri danni al feto in via di sviluppo. I bambini infettati dalla rosolia prima della nascita sono a rischio di

ritardo di crescita, ritardo mentale, malformazioni del cuore, cecità, sordità, problemi al fegato, alla milza ed al midollo osseo. Per questo si

raccomanda a tutte le donne che vogliono avere un figlio, ma non sanno o non ricordano di aver avuto la rosolia, di sottoporsi al Rubeo Test prima di

pensare a un figlio. E’ l’unica forma di prevenzione.

 

Sahalima Giovannini

 

Ha collaborato:
Prof. Luigi Tarani

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