Ad un party pubblico, la Duchessa di Cambridge, Kate Middleton, ha rifiutato un sandwich al burro di arachidi e gli inviati del gossip hanno attivato il toto incinta: si o no. Le arachidi sono vietate in gravidanza.
Difficile mantenere la privacy per la futura regina della dinastia più antica d’Europa. E’ stato sufficiente decidere di non gustare un sandwich confezionato con il burro di arachidi per surriscaldare le penne degli inviati internazionali del gossip: è incinta o non è incinta? È quanto sta accadendo a Kate Middleton: sarebbe in dolce attesa secondo un periodico americano: la notizia sarebbe giunta da una attendibilissima fonte di palazzo. Il magazine statunitense ha arricchito la storia con i possibili nomi: Edward, Philip e Michael se l’erede sarà un maschietto, mentre Alice o Rose sono i prescelti nel caso nasca una bimba. Kate e William avrebbero addirittura dato il via libera alla costruzione di ben tre nursery nella loro nuova casa a Kensington Palace.
Tutto per un rifiuto a un sandwich alle arachidi
Il portavoce della Duchessa di Cambridge non conferma né smentisce le voci. Ma cerchiamo di capire perché in gravidanza sarebbe vietato mangiare cibi contenenti arachidi o parti del prodotto. Le arachidi, così come il burro di arachidi che ne deriva, sono sconsigliati alle donne in dolce attesa perché sono alimenti potenzialmente allergenici. Se la donna in gravidanza non soffre di alcun tipo di intolleranza alimentare, è preferibile evitare questo tipo di alimento. Le arachidi, tra tutte le varietà della frutta secca, sono tra gli alimenti più allergizzanti, quindi se consumati in gravidanza, gli antigeni proteici possono arrivare, attraverso la circolazione del sangue e la placenta, al feto e qui sensibilizzare l’organismo in via di formazione. Il piccolo correrebbe un rischio più elevato, rispetto alle donne non consumatrici di arachidi, di soffrire di allergia specifica. A grandi linee, ogni alimento potrebbe essere in grado di produrre una reazione allergica. Gli allergeni stessi sono di natura proteica: sono cioè sostanze stabili, come la beta-lattoglobulina del latte o l’ovoalbumina dell’uovo, potendo resistere anche alle temperature elevate. Potrebbero però causare allergia anche le sostanze deperibili al calore. Al contrario, un alimento ricco di proteine, come la carne di manzo, è meno allergizzante.
Le allergie più diffuse nel mondo
È importante cercare di non esporre un bambino già da prima della nascita ad alimenti potenzialmente allergenici, soprattutto in considerazione dell’aumento considerevole delle allergie alimentari negli ultimi anni. A sostenerlo sono i ricercatori, oltre che l’esperienza clinica di medici statunitensi: un terzo della popolazione è obbligata a modificare le proprie abitudini alimentari per escludere l’alimento attivatore della reazione allergica. Questo atteggiamento si sta diffondendo anche in Europa, dove circa il 20 per cento degli Inglesi è allergico, contro il 10 per cento degli Olandesi. Anche in Italia il numero è in costante aumento. L’allergia agli alimenti trova il suo stimolo principale, con molta probabilità, nell’esposizione precoce ai cibi ricchi di allergeni in una fase in cui il sistema immunitario è ancora molto sensibile. Esso resta quindi sensibilizzato e, da quel momento in poi, tende a riconoscere quel cibo come nemico. E’ curioso vedere bambini allergici ai cibi in uso quotidiano della famiglia o dell’area in cui vengono consumati particolari cibi. La curiosità potrebbe essere spiegata con la precoce introduzione degli alimenti nello svezzamento. Nei Paesi scandinavi l’allergia più frequente è al pesce, negli Stati Uniti alle arachidi. Nei paesi mediterranei è diffusa l’allergia alimentare a crostacei e molluschi. In Italia, nello specifico, sono coinvolti diversi frutti e vegetali, mela, pesca, kiwi, noci, arachidi, pomodoro e sedano. Il terreno delle allergie alimentari è un ambito ancora in gran parte inesplorato e come tale merita una attenzione particolare.
Sahalima Giovannini