Per noi adulti, giocare è il sinonimo di fare le cose in modo superficiale. Il gioco per i bambini è, invece, importantissimo, è il loro lavoro quotidiano. Giocare coinvolge l’intero sistema neurofisiologico, permette di esprimere la creatività, di liberare la fantasia e al tempo stesso di sviluppare abilità manuali e cognitive. Per questa ragione, il gioco deve essere favorito fin dai primi mesi, ma è necessario proporre il gioco giusto all’età giusta.
A partire dai quattro -sei mesi di età, il bambino inizia ad aprirsi verso l’esterno: tocca, osserva, fiuta, ascolta e assaggia. Gli oggetti della vita quotidiana, ai nostri occhi banali, per un bambino sono molto interessanti. Le cose diventano l’oggetto di attenzione primario, i bambini cercano di raggiungerli e toccarli perché attraverso la manipolazione e il contatto imparano a conoscere il mondo che lo circonda e sperimentano i loro organi di senso. In questa fase l’attività per loro più divertente è avere a disposizione un contenitore privo di spigoli e possibilmente morbido, da riempire con oggetti e forme di colore diverso, come cucchiai di legno, palline di stoffa abbastanza grandi, diametro superiore a 6 cm. così da rispettare le norme di sicurezza, scatole, tazze in materiale infrangibile. Per i bambini è un enorme divertimento poter toccare gli oggetti, capirne la forma, osservarne il colore, cogliere le diverse consistenze
In seguito il gioco si trasforma e i bambini amano il – fare finta di – la simulazione permette di esplorare il mondo della fantasia, confrontandosi con un numero infinito di situazioni, avventure, sfide e, in questo modo, allargare il campo di azione. Tra i dodici e i diciotto mesi i bambini iniziano ad imitare piccole azioni osservate intorno a loro: cullare, dare la pappa, dormire. Dai due anni passano al gioco parallelo: spesso in presenza di altri bambini ma senza una reale collaborazione, cominciano a creare piccole storie che possono avere attinenza con la vita reale. In questa fase, renderli partecipi della vita in famiglia accresce la loro capacità di osservazione. Dai tre anni in poi le trame del gioco diventano sempre più lunghe e complesse. I bambini amano travestirsi e diventare i protagonisti delle loro storie, alle volte utilizzano pupazzi o personaggi per metterle in scena. In questo periodo giocano a lungo da soli o con altri bambini, creando delle vere relazioni.
Un gioco deve essere adatto all’età. Il bambino deve sentirsi in grado di affrontare il gioco e di ottenere risultati, in caso contrario proverà sentimenti di inadeguatezza. Per questa ragione è utile acquistare un gioco seguendo le indicazioni relative all’età: è inutile e dannoso scegliere una costruzione troppo complessa se il piccolo non ha ancora l’età giusta. E’ poi sconsigliabile proporre giochi differenziati in base al sesso: soldatini e macchinine ai maschi, bambolotti alle bambine. Questa distinzione trasmette un’idea rigida di cosa è adatto a un maschio e cosa a una femmina, oltre a condizionare o limitare la naturale inclinazione per un certo tipo interessi. Videogame e dispositivi digitali non sono necessariamente da demonizzare: ricerche scientifiche evidenziano che l’uso può migliorare le capacità di attenzione ed elaborazione visiva, la memoria di lavoro spaziale e visiva. Ovviamente è bene scegliere quelli adatti all’età del bambino e soprattutto – non regalarli prima dei sei anni e per un tempo limitato: massimo trenta minuti al giorno. In mancanza di idee su che cosa regalare, un libro si rivela la scelta vincente fin dai primi mesi. Accoccolarsi insieme e leggere rafforza molto il legame tra genitori e figli. Inoltre, un bambino abituato all’ascolto di letture, svilupperà più facilmente il linguaggio, sarà più curioso, avrà voglia di imparare a leggere e avrà migliori tempi di attenzione.
Lina Rossi