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Aiuto, mio figlio mette tutto in bocca

Per i più piccoli è un modo per conoscere il mondo. Come capire, però, se un oggetto è pericoloso? Quali regole di sicurezza adottare? Cosa fare in caso di soffocamento?

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È questione di un attimo: voltate gli occhi e lui è già lì, intento ad “assaggiare” la pallina che fino a poco fa sembrava impegnatissimo a far correre per tutta la casa. Tutti i bambini del resto, nei primi anni di vita, sono in continua esplorazione dell’ambiente e, per appropriarsi della realtà circostante, usano anche la bocca, proprio al fine di “conoscere” meglio gli oggetti, capire che forma, sapore e odore abbiano. È questo il momento della crescita conosciuto come “fase orale”. Nel periodo della dentizione, poi, il fastidio provocato dall’eruzione dei dentini viene in parte alleviato mordendo o succhiando ogni cosa. Il problema è che potrebbe bastare un sussulto o un colpo di tosse per fargli inghiottire il piccolo oggetto, senza contare che il bambino sarebbe disposto ad assaggiare anche le sostanze più repellenti pur di soddisfare la sua “fame” di conoscenza. Tutto ciò con conseguenze talvolta pericolose

E allora, come lasciargli la possibilità di “gustare” il mondo circostante senza compromettere la sua sicurezza? Scopriamo insieme quali sono gli oggetti più pericolosi, come fare prevenzione e come intervenire se è stato…più veloce di noi

Quando la “degustazione” è a rischio
Il pericolo più immediato è senz’altro il gioco. E’ evidente quindi come l’insidia maggiore sia rappresentata da palline, pezzi di costruzioni, biglie, palloncini da gonfiare ed altri oggetti non meglio identificati. Ma i giocattoli non sono l’unico rischio presente nelle attività del bambino. La sua curiosità è stuzzicata da qualsiasi cosa possa essere afferrata. Attenzione quindi a monete, bottigliette di medicinali, tappi, chiodi, buste di plastica e anche…alle piante. Si, perché i pericoli non sono solo nel soffocamento in cui il piccolo potrebbe incorrere nell’inghiottire un oggetto, ma anche nelle conseguenze provocate da sostanze tossiche ingerite. E’ bene ricordare che alcune piante possono provocare reazioni di irritazione o addirittura di avvelenamento. Fra queste le più comuni sui nostri balconi o giardini o, addirittura negli interni degli appartamenti, sono le felci, l’edera, l’azalea, l’agrifoglio, l’oleandro, la stella di Natale e il ciclamino. Ugualmente insidiosi sono i medicinali, i detersivi e gli insetticidi e anche i cibi non adeguati all’età quali ciliegie, noccioline o chicchi d’uva.

Prima regola: sorveglianza a vista
È sempre buona norma prevenire piuttosto che correre ai ripari quando il danno è compiuto.
Purtroppo cercare di dissuadere un bambino dal mettere in bocca ogni cosa è pura utopia. Per questo la prima protezione che si può fornire al piccolo in esplorazione è quella di non perderlo d’occhio, per evitare che possa mettere in atto comportamenti a rischio. Il controllo del genitore, infatti, può conciliare la necessità del piccolo di sperimentare autonomamente con la necessità di difenderlo da eventuali incidenti. Questo sempre che il genitore sappia agire con la necessaria discrezione senza che la “guardia” diventi assillante per il piccolo.
La sorveglianza dovrà divenire inevitabilmente più serrata fuori delle mura domestiche, al mare, in strada, nei parchi, dove le possibilità di esplorazione sono infinite e con esse anche i pericoli di imbattersi in vetri rotti, siringhe o mozziconi di sigaretta .

Le “misure” della sicurezza
Sorvegliare non può essere sufficiente a garantire l’incolumità del bambino. E’ importante quindi che gli oggetti a sua portata non siano dannosi per le loro forme, dimensioni o materiali.
Per quanto riguarda i giocattoli ricordiamo che una normativa CEE prevede che sulla confezione sia riportato il marchio CE a garanzia del fatto che il prodotto è stato fabbricato rispettando le norme di sicurezza dell’Unione Europea. Secondo queste leggi, infatti, i giocattoli adatti alle età maggiormente a rischio devono essere costruiti o trattati con materiali atossici, facilmente lavabili, privi di spigoli o parti metalliche e non si devono poter scomporre in pezzi. Sulla confezione deve ovviamente essere indicato il divieto di utilizzo per l’età ritenuta a rischio.
Ma, come abbiamo visto, il pericolo si annida anche in cose che non apparterrebbero nella loro veste classica alla categoria “giocattoli”.

Un orizzonte senza pericoli
È chiaro che la migliore arma di prevenzione rimane sempre l’eliminazione del pericolo. Ed è ovvio quindi che tutti gli oggetti ritenuti a rischio, anche di solo contatto con il bambino devono essere eliminati dalla sua portata, comprese quindi piante e fiori. All’esterno delle mura domestiche, dove ciò non sarà possibile, non rimane che affidarci alla nostra vigilanza e confidare nel rispetto delle norme di educazione civica, purtroppo troppo spesso dimenticate.

Intervenire dopo il “misfatto”
Se il piccolo è sfuggito a tutte le norme di prevenzione messe in atto ed ha ingoiato un oggetto sospetto, la regola base è non perdere il controllo ma prendere provvedimenti immediati.
La prima cosa da fare è afferrare il bambino per i piedi, capovolgerlo e dargli dei colpetti in mezzo alle scapole finché non fuoriesce l’oggetto ingoiato.
Non cercare mai di estrarre l’oggetto dalla gola infilandogli un dito in bocca: si rischia di spingere l’oggetto ancor più in profondità. La prima cosa da fare è afferrare il bambino e come si vede nel video capovolgerlo e dargli dei colpetti in mezzo alle scapole
Non tentare di eseguire manovre pericolose, come quella conosciuta con il termine di “Manovra di Heimlich” se non si è veramente esperti per non rischiare di peggiorare la situazione.
Se il primo soccorso non va a buon fine contattare immediatamente le strutture mediche adeguate.
Nel caso di ingestione di sostanze tossiche o irritanti è bene non prendere alcuna iniziativa , ma rivolgersi immediatamente ai Centri Antiveleni o comunque al più vicino Pronto Soccorso specificando o portando con sé, se possibile, la sostanza ingerita (nel caso di piante e fiori è opportuno specificarne la specie).

Marina Giulia Bordoni

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