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La gobba salvatrice

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Anche nel deserto possono accadere delle avventure straordinarie che mutano le sorti dei suoi abitanti

Halef era un bellissimo cammello. Con il suo passo fiero attraversava il deserto incurante del caldo e della fatica e, soprattutto, molto fiero delle sue 3 gobbe. Per questo, a volta, quando arrivava nelle piazze del mercato, gli altri cammelli lo pigliavano in giro; ma mentre tutti loro erano purtroppo legati e portavano sulle gobbe dei pesantissimi carichi, lui era libero. Spesso si rammaricava della loro schiavitù e se ne andava tutto solo lungo i percorsi battuti dai beduini, un po’ rammaricato per l’atteggiamento degli altri cammelli. Un giorno, mentre camminava tranquillamente lontano dalle folle rumorose, si levò un vento terribile che sollevò la sabbia e spostò le dune. Halef, accecato per i granelli di sabbia negli occhi, si sdraiò per terra, abbassò la testa aspettando la fine della tempesta, ma fu investito da un vortice e venne ricoperto completamente di sabbia.

Quando tutto si calmò, dalla sabbia spuntava solo la sua terza gobba. In quel momento un uccello che attraversava il cielo al di sopra del deserto e che cominciava a trovare il paesaggio un po’ monotono, atterrò.
L’uccello era a digiuno da parecchi giorni e non aveva ancora potuto bere neanche una goccia d’acqua. Improvvisamente vide due, tre piccole formichine corrergli incontro; provò a beccarle ma loro si muovevano molto velocemente e riuscirono a scappare. Furioso, si mise a beccare da tutte le parti e scavò un piccolo buco da dove zampillò un rivolo d’acqua; pazzo di gioia si mise allora a bere fin quasi a scoppiare, poi si fece una breve doccia per rinfrescarsi le ali cantando e fischiettando. Mentre era così in allegria, gli venne in mente di capire da dove provenisse quell’acqua tanto desiderata e cercò di allargare il buco dal quale l’acqua usciva. Allora udì un grido:”Ahi!”. Credette fosse la sabbia a parlare, e quasi svenne dalla paura.
“Sono un cammello seppellito!” disse una voce soffocata “aiutami ad uscire!”. L’uccello se ne volò in alto nel cielo, fischiò tre volte per chiamare la sua amica corrente d’aria, che era parente molto stretta del vento. Le domandò quindi se potesse trasformare una duna in spiaggia.

“Ah! E’ facilissimo!” disse la corrente d’aria, felice per una volta che qualcuno avesse bisogno dei suoi servigi. Soffiò e la sabbia si disperse, liberando il cammello che subito starnutì.
“Oh, bene!” disse l’uccello, “Ancora un po’ e mi sarei trasformato in una mummia, sei arrivato al momento giusto!”. “Se tu non fosti stato lì a darmi da bere, non sarei sopravvissuto” ribatté l’uccello. Con un sassolino, allora, tappò il buco sulla gobba di Halef e, dopo mille ringraziamenti e mille altre effusioni calorose, se ne andarono tutti e due verso il villaggio.
L’uccello raccontò a tutti del loro fortunato incontro e di come si erano salvati la vita a vicenda. I cammelli si felicitarono e offrirono la loro amicizia a questo loro straordinario compagno che fu soprannominato “L’oasi del deserto”.

 

Giancarlo Strocchia

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