Sembrerebbe proprio di si, un gruppo di ricercatori della George Washington University
ha realizzato una ricerca finalizzata a verificare le differenze della struttura del cervello tra gli
esseri umani e gli scimpanzé. Sono state quindi eseguite una serie di risonanze magnetiche
su una popolazione di esseri umani compresi tra i 18 ed i 60 anni, per l’esattezza 73 e su 72
scimpanzé tra i 6 ed i 50 anni.
Quello che è emerso dalla comparazione delle immagini delle risonanze tra le due classi di
campioni è che il cervello del gruppo degli umani è ricorrente una asimmetria tra gli emisferi
molto più pronunciata rispetto ai primati.
Era già nota la differenza nel numero delle circonvoluzioni cerebrali, le onde che si notano
sulla superficie del cervello, tra i primati e noi esseri parlanti, quello che si è evidenziato ora è
la asimmetria della struttura tra gli emisferi. Con molta probabilità è proprio questa differenza
fisica a stabilire il diverso funzionamento cognitivo conferendoci così la nostra superiorità: noi a
loro differenza pensiamo e parliamo nel rispetto di sequenze logiche..
E deve proprio essere così… perché nei disturbi senili degli esseri umani le immagini del
cervello risultano rimpicciolite in maniera asimmetrica, quindi la perdita di memoria o delle
funzioni cognitive anche le più elementari, fanno capo ad una architettura precisa della
disposizione dei neuroni, le cellule del cervello.
Chissà se un giorno si arriverà a scoprire quale è il gene che stabilisce la diversa struttura
della disposizione delle cellule nervose. Dovremmo augurarcelo per superare i danni della
senilità ma dall’altra, il pianeta delle scimmie potrebbe diventare una realtà e non più solo un
film.