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Iper connessione e patologie conseguenti

rete social addiction
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Like addiction e challenge, nomofobia e vamping: parole che agli occhi dei genitori possono sembrare incomprensibili, ma che andrebbero conosciute. Indicano, infatti, le emergenti malattie da iper connessione, atteggiamenti nocivi per il benessere di tutti e in modo particolare di un bambino. Sono stati rilevati da uno studio condotto dall’Osservatorio nazionale adolescenza su 8.000 ragazzi dagli undici anni d’età. Si è scoperto che il 98% dei ragazzi tra i quattordici e i diciannove anni aveva già a nove anni un telefonino tutto per sé. Circa il 30% degli intervistati ha iniziato a utilizzare lo smartphone nei primi anni di vita.

 

Rischi per la vita  dai social

Alle patologie tradizionali: aumento della miopia, dolore al collo per lo stare troppo chinati sul video, sedentarietà e quindi sovrappeso, mancanza d’interesse verso qualsiasi cosa che non sia collegato con lo smartphone, oggi nascono altri disturbi magari meno evidenti ma che proprio per questo possono essere più devastanti: perché non sono percepiti come tali e quindi non sono affrontati. Essere continuamente connessi, frequentare più social network di amici reali predispone alla chiusura verso la vita reale. Purtroppo, molti genitori giustificano questa chiusura con la semplice affermazione: fanno tutti così a questa età, senza pensare alle problematiche alle quali i giovani possono andare incontro. Un primo rischio viene dal fatto che vivono, in pratica prigionieri di Facebook, Instagram e altri social, soprattutto su Whatsapp che sembra essere il preferito. Il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo social, mentre ne ha uno il 77% dei pre-adolescenti. Molti ragazzi ne hanno più di uno e non sono pochi nemmeno chi ne ha uno finto. Si parla del 14% dei giovanissimi, che si iscrive a un social con una falsa identità. In questo modo non si è riconoscibili dai genitori, diventando quindi incontrollabili prede  di molestatori on line: un fenomeno che in slang è definito grooming.

 

Nuovi sintomi di una dipendenza

Molto diffuso è anche il vamping, un’abitudine a trascorrere anche diverse ore della notte sui social, a condividere immagini, video, a comunicare con gli amici e il partner. Una consuetudine che causa perdita di preziose ore di sonno, con tutte le conseguenze sul piano dell’attenzione. Altri comportamenti nocivi sono il fenomeno del missing out, ossia il fatto di essere perennemente con il telefonino in mano, dal momento in cui ci si sveglia al mattino fino a quando si va a letto la sera. Oppure la followermania e la likemania , termini differenti ma che significano, in sostanza, la stessa cosa: ossia il legare la propria autostima alla quantità di seguaci e di  – mi piace – ricevuti sul proprio profilo social, perché quanti più se ne hanno, tanto più sono popolari. Legato a questo è anche la mania del selfie, ossia del farsi una sorta di autoritratto nelle situazioni più strane, anche a costo di mettere a repentaglio la propria sicurezza per trovare l’immagine unica, particolare, quella che, appunto, riscuoterà più  – mi piace. E la paura maggiore: la nomofobia, ossia che il cellulare si scarichi condannando il proprietario a restare tagliato fuori dalla rete giusto il tempo di ritrovare un caricabatteria. Una situazione seria, insomma, che i genitori non devono sottovalutare. Anche se al momento sembra difficile individuare una soluzione.

 

Lina Rossi

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