Sono molte le speranze che il mondo intero ripone nell’approvazione di un vaccino capace di evitare la malattia provocata dal Covid-19, o quantomeno faccia in modo da rendere l’infezione meno grave soprattutto nelle persone a rischio: anziani, i malati cardiaci e soggetti con disturbi cronici. Al momento, ci sono diversi gruppi di ricerca, quasi tutti in fase III, ovvero verso la fine della sperimentazione. Ci si augura che si possano raggiungere risultati ancora in tempo utile a salvare vite.
L’azienda biotech americana – Moderna – attiva negli studi sull’mRNA, sta per lanciare su scala mondiale il suo vaccino contro il Coronavirus denominato mRNA-1273. Già lo scorso agosto, gli Stati Uniti avevano prenotato cento milioni di dosi e a settembre il Canada ne ha chiesto venti milioni di dosi. A fine agosto l’azienda ha confermato il rifornimento all’Europa di ottanta milioni di dosi. L’azienda produttrice ha spiegato che, attualmente, oltre allo studio di fase III del vaccino Covid-19, sta preparando il lancio di mRNA-1273 e sono già stati firmati diversi accordi di fornitura con i governi di tutto il mondo. Moderna sta trattando con l’Organizzazione Mondiale della Sanità affinché il prezzo sia uniforme in tutto in mondo. Si tratta di un vaccino a Rna, utilizza infatti una sequenza sintetizzata in laboratorio, già testato in seconda dose su venticinquemila volontari. Un quarto di questi volontari aveva oltre sessantacinque anni e il 17% era portatore di altre malattie. Il vaccino si è dimostrato ben tollerato e in grado di suscitare la risposta immunitaria.
Grandi speranze erano anche state riposte nel vaccino della farmaceutica Astra Zeneca, il vaccino prodotto tra il laboratorio di ricerca di Pomezia e l’Università di Oxford, di cui dovrebbero essere disponibili alcune dosi già il prossimo dicembre. Il vaccino sembra in grado dare risposta immunitaria soprattutto tra gli anziani, i soggetti più a rischio di complicanze in caso di contagio. Il problema è che uno dei volontari ha sviluppato una seria malattia neurologica, mentre in un altro caso un volontario brasiliano è deceduto, anche se non si conoscono bene le ragioni. Eppure sembra che, se per tutto il mese di novembre la sperimentazione dovesse procedere bene, il vaccino sarà disponibile appunto a dicembre. La fase III sta per concludersi e a questo punto l’Agenzia Europea del Farmaco – EMA – stabilirà le ultime procedure.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di non sapere esattamente quando un vaccino per Covid-19 sarà pronto per la distribuzione, ma stimano che potrebbe essere tra l’inizio e la metà del 2021. Infatti, prima che questi prodotti siano somministrati, è necessario dimostrare la loro sicurezza ed efficacia in ampi studi clinici. Afferma, inoltre, che i potenziali vaccini per Covid-19 sono allo studio e alcuni dei grandi studi clinici potrebbero riportare risultati tra la fine o all’inizio del 2021. Più o meno in linea, quindi, con quanto sostenuto dalle aziende farmaceutiche. Occorrono prima revisioni indipendenti dell’efficacia e della sicurezza, inclusa la revisione normativa e l’approvazione nel Paese in cui viene prodotto il vaccino. Infine, i vaccini saranno distribuiti attraverso un complesso processo logistico, con una attenta gestione delle scorte e controllo della temperatura a cui vengono conservati.
Altri vaccini sono in via di sperimentazione: in Cina, in Israele e in Ungheria. Sono attivi nella ricerca anche laboratori nei paesi del Golfo Persico, in Brasile e alcune nazioni del Sud Est Asiatico e in Africa dove la Cina si sta occupando di una infrastruttura di distribuzione del vaccino. La Commissione Europea ha però ribadito che tutti i vaccini devono essere approvati a livello UE con un procedimento che ne garantisca l’efficacia e la sicurezza, escludendo da subito la possibilità che un Paese inizi a distribuire un vaccino non autorizzato, come ipotizzato dalle autorità ungheresi. Tutto quello che arriverà anche in Italia, insomma, sarà testato e sicuro.
Sahalima Giovannini